L’importanza di Dead Space per il genere horror, in quattro punti

l'importanza di dead space per il genere horror

14 ottobre 2008, una data molto importante per il mondo dei videogiochi e nello specifico per il genere horror. Quel giorno di circa quattordici anni fa uscì Dead Space, sviluppato da Visceral Games e pubblicato da Electronic Arts su PS3, Xbox 360 e PC.

Dead Space ha segnato una tappa fondamentale per la rinascita e l’evoluzione del survival horror, genere che stava perdendo di mordente e di interesse perché considerato poco appetibile per le masse. Un buco creativo dal passaggio dalla sesta generazione di console alla settima aveva portato il survival horror quasi a scomparire o, comunque, a diventare altro, ma Dead Space ha ribaltato le cose.

In questo articolo, vediamo le motivazioni per cui Dead Space è stato di cruciale importanza per la sopravvivenza del genere horror nell’industria dei videogiochi.


Nel gioco controlliamo l’ingegnere spaziale Isaac Clarke mentre indaga su una nave mineraria, preposta ovvero a distruggere pianeti per ricavarne minerali preziosi, la Ishimura, a seguito di quello che a prima vista sembra un semplice malfunzionamento. Isaac dovrà invece imbracciare le armi al plasma per combattere contro creature chiamate Necromorfi. Questa razza aliena si è impadronita eha letteralmente resuscitato i cadaveri dei membri dell’equipaggio. Quest’ultimi si sono uccisi tra di loro dopo aver subito l’influenza di una reliquia, il Marchio, venerato da un culto religioso venutosi a creare proprio a bordo della nave spaziale, Unitology.

Bentornati al survival horror

Il genere survival horror ha attraversato un periodo di crisi durante la transizione dalla sesta alla settima generazione di console, con pochi titoli che riuscivano a catturare l’essenza del genere e a proporla in modo convincente. Questo è stato dovuto principalmente al fatto che le nuove console offrivano maggiori possibilità grafiche e di gameplay, spingendo sviluppatori ed editori a puntare su titoli più action-oriented e meno concentrati sull’ambientazione e sull’atmosfera.

In quel periodo Konami stava sparando le sue ultime cartucce, infatti nel 2008 uscì su PS3 e Xbox 360 Silent Hill: Homecoming, che sarebbe stato seguito da Downpour solo quattro anni dopo, nel 2012, un anno prima di Dead Space 3. Homecoming, nonostante avesse mantenuto l’ambientazione cupa e inquietante tipica della serie, introdusse una maggiore componente action rispetto ai precedenti episodi, cosa che spaccò in due i fan della serie.

Resident Evil, invece, aveva già virato verso l’action, il quinto capitolo con Chris Redfield impegnato in Africa, uscì nel 2009, mentre nel 2012 il sesto capitolo chiuse il cerchio.

Tuttavia, fu proprio in questo periodo che vide la luce Dead Space, sapendo riportare alla ribalta il genere survival horror. Dead Space seppe conquistare i favori di critica e pubblico grazie a una storia convincente, un’atmosfera ad alta tensione e meccaniche di gioco all’avanguardia per l’epoca. Furono dunque apprezzate e lodate le sue qualità oggettive, ma in realtà la sua “fortuna” più grande fu proprio quella di aver ridato il survival horror agli appassionati.

Dead Space ha saputo riscoprire l’essenza del genere survival horror, concentrandosi sull’ambientazione, sull’atmosfera e sull’esplorazione, piuttosto che sull’azione (caratteristica che si diradò poi nei capitoli successivi scomparendo del tutto in DS3, purtroppo). Il successo di Dead Space ha aperto la strada a molti altri titoli horror, tra cui Alien: Isolation e The Evil Within, che hanno saputo riportare in auge il genere survival horror, dimostrando che anche nelle nuove console c’era spazio per giochi di questo tipo.

L’erede di Alien non ha l’Alien

Dead Space è stato un gioco di enorme importanza per il genere sci-fi horror nel mondo dei videogiochi. Prima del suo rilascio, c’erano stati pochi giochi ad aver cercato di combinare la fantascienza con l’horror, e nessuno di loro aveva riscosso un grande successo. Tuttavia, Dead Space ha cambiato questo stato di cose, introducendo un’esperienza di gioco unica che ha conquistato i giocatori e ha stabilito un nuovo standard per il genere.

L’ispirazione per Dead Space è venuta dai classici film sci-fi horror come Alien, Event Horizon e La Cosa. Il film di John Carpenter, in verità, non ha un’ambientazione spaziale, ma ha dei punti di contatto con il videogioco di Visceral Games. I membri del gruppo di ricerca inviati alla base americana in Antartide devono affrontare una minaccia che arriva dallo spazio, in grado di assumere le sembianze di animali e persone. Ma è palese che la fonte di ispirazione più importante sia stata Alien di Ridley Scott di cui Dead Space è quasi un erede spirituale.

Il team di sviluppo ha catturato l’atmosfera inquietante e la tensione costante di questi film, creando un’esperienza di gioco che altri prodotti hanno poi cercato di replicare, non sempre con grandi risultati. Dead Space ha infatti avuto un grande impatto sul mercato dei videogiochi ispirando molti altri giochi che hanno voluto inserirsi nel genere sci-fi horror. Tuttavia, abbiamo dovuto aspettare fino al 2013 per giocare a qualcosa di veramente degno della definizione di fantascienza horror, ovvero il già citato Alien: Isolation. La sua importanza per il genere non può essere dunque sottovalutata e la sua influenza può ancora essere vista oggi in molti giochi di successo.

Alla fin fine, basta guardare al recentissimo The Callisto Protocol per capire il significato di “influenzare il mercato”.

Spara agli arti!

Il gioco introdusse anche un sistema di combattimento coerente con la definizione di survival horror, concepito perfettamente per creare un clima di tensione difficile da creare negli horror in cui sono presenti delle armi, poiché il combat system che si basa sulle armi da fuoco e simili ha un retaggio che proviene dagli action, dagli sparatutto. In Dead Space, invece, i nemici devono essere colpiti in specifici punti deboli per essere eliminati, gli arti.

Dead Space ha fatto scuola con alcune innovazioni nelle meccaniche di gioco, tra cui la necessità di dover tagliare specifiche parti del corpo (braccia, gambe) ai nemici. E sì, si tratta proprio di una necessità, non è un consiglio. Sparare al busto, o addirittura alla testa, non ha effetti se non quello di sprecare munizioni. Questa meccanica ha aggiunto un ulteriore livello di profondità al combattimento e ha aiutato a rendere l’esperienza di gioco ancora più intensa.

Prima di Dead Space, i mostri presenti in molti giochi di questo genere venivano uccisi sparando loro contro in modo indiscriminato. Anche nei Resident Evil, se vogliamo, succedeva e succede tuttora. Sparare in testa è più efficace, come è ovvio che sia con gli zombie, ma non è obbligatorio, visto che anche colpire il corpo può rallentarli o farli stramazzare al suolo. In Dead Space, invece, i Necromorfi sono stati progettati per essere più resistenti.

La meccanica di taglio degli arti ha anche contribuito a creare un’atmosfera più macabra. Con sangue e membra sparsi per le stanze e i corridoi della Ishimura, Dead Spacwe ha ottenuto un effetto gore realistico e in grado di impressionare.

La diegetica di Dead Space

L’utilizzo dell’HUD diegetico in Dead Space è stato un elemento importante per il successo del gioco e per l’evoluzione del genere survival horror. L’HUD diegetico è un sistema di interfaccia utente in cui le informazioni sul gioco, come la mappa, la salute e le munizioni, sono integrate all’interno del mondo di gioco, invece di essere visualizzate su una sovrimpressione sullo schermo.

In Dead Space, l’HUD diegetico è stato utilizzato per creare un’esperienza più immersiva e realistica per il giocatore. Ad esempio, la barra della salute di Isaac viene visualizzata sulla sua tuta spaziale, mentre la mappa è visualizzata su un display sulla sua mano. Ciò ha contribuito a creare un maggiore senso di immersione, poiché il giocatore si sente davvero nei panni di Isaac e in balia degli eventi.

Inoltre, l’uso dell’HUD diegetico ha anche contribuito ad aumentare il livello di tensione e la paura di fare incontri ravvicinati con le creature. Poiché le informazioni non vengono visualizzate direttamente su schermo, il giocatore non può semplicemente guardare la barra della salute per sapere quanto sia vicino alla morte. Invece, deve prestare attenzione alla sua tuta spaziale e ai suoi segnali per capire la propria situazione. Stesso discorso per le munizioni che vengono visualizzate sull’arma solo durante la mira.

Questa dinamica ha fatto sì che i giocatori si sentissero in costante pericolo.


Per approfondire l’argomento, leggi l’articolo: Dead Space e la sua interfaccia diegetica


Questi sono i motivi per cui riteniamo Dead Space un nodo cruciale dell’evoluzione del genere survival horror. Vi ricordiamo che il 27 gennaio uscirà il remake di Dead Space che, guarda caso, farà da apripista al ritorno del survival horror vecchia scuola durante il 2023.

Successivamente saranno disponibili il remake di Resident Evil 4, quello di Silent Hill 2, più ulteriori nuovi progetti legati al franchise, il ritorno di Alone in the Dark e Alan Wake 2.