Tra demoni, cavalli meccanici e spade magiche: la nostra recensione di Onimusha 2: Samurai’s Destiny

La copertina di Onimusha 2 Samurai's Destiny con i suoi protagonisti

Inutile girarci attorno: la strategia di Capcom è abbastanza chiara! Forte di un patrimonio veramente sterminato dal punto di vista videoludico, perché non riproporre i videogiochi che potrebbero ricevere un seguito così da preparare una parte di pubblico? Perché non rieditare i classici così da offrire, all’interno di una strategia più ampia, un nugolo di videogiochi pronti per fare qualche ricavo in più mantenendo forte la memoria storica della compagnia?

La strategia, per il momento, sembra essere proficua come non mai e questo Onimusha 2: Samurai’s Destiny ne è l’ennesimo esempio.

Cosa hanno aggiunto al titolo originale?

Il personaggio di Jubei Yagyu in Onimusha 2
Cosa hanno aggiunto al titolo originale? (player.it)

Onimusha 2: Samurai’s Destiny è il secondo capitolo dell’omonima saga che si prepara a tornare sugli schermi con il nuovo (e di cui sappiamo ancora relativamente poco) Way Of Tthe Sword. Parliamo di un’operazione nostalgia ben riuscita, che mette a disposizione degli utenti un pacchetto completo dei contenuti presenti nella release originale aggiungendo alla ricetta tutta una serie di spezie e ingredienti extra votati alla preservazione culturale dell’opera (vedi la modalità museo) o alla quality of life del giocatore (vedi la possibilità di cambiare arma senza passare per i menù), influenzando parzialmente (e in meglio) il già buonissimo gameplay.

Non scherziamo quando diciamo che le migliorie aggiunte da Capcom a questo giro, esattamente come era accaduto per il precente Onimusha: Warlords, hanno reso il videogioco “più attuale” e “più adatto ai giocatori moderni”. I tank controls non sono più obbligatori in quanto accompagnati dal movimento a 360 gradi, la Hell Mode farà sicuramente felici i giocatori più smaliziati, i minigiochi liberamente selezionabili offrono ai giocatori disinteressati alla storia qualcosina in più da fare… anche gli achievement interni al gioco possono rappresentare per i nostalgici una motivazione in più per acquistare!

Un aeronave in fiamme in Onimusha 2
Cosa hanno aggiunto al titolo originale? (player.it)

Di fatto nuove e vecchie generazioni saranno più che soddisfatte dalle aggiunte che sono state fatte al gioco, a patto di accettare i compromessi che un titolo vecchio venti e più anni porta con sé per questioni strutturali.

Invecchiare bene se non proprio benissimo

Il personaggio Gogadantess di Onimusha 2
Invecchiare bene se non proprio benissimo (player.it)

Onimusha 2, nel suo nerbo, rimane un videogioco del 2002: una specie di survival horror mescolato a un action game con visuale a telecamera fissa in cui il giocatore, nei panni del protagonista Jubei Yagyu, deve salvare il Giappone dal malvagio Oda Nobunaga.

Quest’ultimo si è infatti alleato definitivamente con i demoni dopo gli eventi di Onimusha 1 e ora si prepara a conquistare il paese del Sol Levante forte della sua alleanza straordinaria. Il comparto narrativo, pur non essere memorabile, è senza dubbio coinvolgente, specie perché a differenza del predecessore il gioco integra al suo interno un sistema di relazioni tra vari comprimari!

Jubei a questo giro infatti non sarà solo: durante il corso della sua avventura incontrerà diversi NPC che potrà farsi (o meno) amici attraverso un accorto sistema di doni; il sistema di relazioni tra i vari personaggi, le interazioni e le piccole varianti che queste scelte portano allo svolgimento della storia e delle cutscene da al gioco una rigiocabilità che l’originale non aveva, sebbene possa senza dubbio far impazzire i completisti che vogliono effettivamente vedere tutto quanto.

Il centro dell’esperienza rimane quello del gameplay, che vede ancora nel sistema di contrattacchi simil-parry l’elemento più forte di tutto il pacchetto. I miglioramenti apportati per la modernizzazione del titolo permettono al giocatore di switchare le armi senza fare menù crawling grazie a un tasto dorsale e, per i giocatori più smaliziati, significa anche poter eseguire combo più esagerate e ragionate cambiando arma al volo, manco fossimo in Devil May Cry.

Una schermata di gioco di Onimusha 2
Invecchiare bene se non proprio benissimo (player.it)

In Hell Mode Capcom ha direttamente citato la saga di Dante e la sua modalità Hell Or Hell, in cui basta un singolo colpo per morire mentre gli avversari hanno vita normale: sicuramente completare il gioco con questa modalità darà modo a determinate fasce di giocatori di divertirsi e di approfondire al millesimo le varie meccaniche che si intersecano nell’esperienza di gioco.

Dal punto di vista prettamente tecnico il lavoro fatto da Capcom nella gestione dell’upscaling è sufficiente per fargli i complimenti: parliamo di un generico upscaling ben fatto che rende il titolo visivamente godibile anche su schermi ad alta risoluzione, per quanto magari qualcuno potrebbe storcere il naso per la quasi totale assenza di opzioni di personalizzazione grafica. A nostro dire il semplice fatto che l’atmosfera e il fascino visivo dell’originale rimangano perfettamente intatti è tutto quello che serve per poter promuovere il livello tecnico dell’opera.

Conclusione

La riedizione moderna di Onimusha 2: Samurai’s Destiny è il “solito” prodotto ineccepibile made in Capcom. Un videogioco che mostra solo parzialmente i segni del tempo, forte di un game design che ancora oggi ha qualcosa da dire e di un buon numero di aggiunte tecniche e non che rendono la proposta imperdibile per gli appassionati (e interessante per tutti gli altri).