La nostra Recensione di HORSES, il gioco italiano che parla di (e al) potere

faccia uomo sconvolta, uomo e cavallo appoggiati
La nostra Recensione di HORSES, il gioco italiano che parla di (e al) potere (player.it)

Abbiamo avuto la possibilità di provare e recensire il discusso e controverso gioco di Santa Ragione e vogliamo raccontarvelo, lontani da tutte le questioni inutilmente di contorno.

La libertà, quella vera, cos’è? Da fervente appassionato di Thomas Hobbes, il concetto di libertà l’ho sempre recepito come solo e soltanto relativo. Non ho mai vissuto in un sistema che potesse dirsi davvero libero: dove non arrivavano le regole, arrivava il denaro e dove si fermava il denaro, subentrava il cuore. Ciò che però Hobbes mi ha sempre insegnato, in ogni lettura, è l’importanza di creare equilibrio.

Perché di questo sono convinto: ciò cui si anela, cui tutti aneliamo, non è libertà ma equilibrio. Un equilibrio stabilito tra due forze, uguali e contrarie, che Hobbes identificava nel Popolo e nel Sovrano e che nel nostro caso, potremmo identificare con la Voglia di fare di una cosa e la Possibilità che questa cosa venga eseguita da noi. HORSES è quel prodotto che mostra cosa accade, quando l’equilibrio diventa squilibrio e una forza tenta di sovrastare l’altra.

Anche per giocare HORSES serve trovare il giusto equilibrio: non è un gioco che nasce (solo) per videogiocatori alla ricerca di un’esperienza forte. Il nuovo, discusso e controverso titolo di Santa Ragione punta a destabilizzare certamente, a far riflettere anche, e forse pure a raccontare una storia più grande, racchiusa però tra le recinzioni di una fattoria.

Siamo certi che a questo punto, chi leggerà questa recensione, sarà ben edotto dell’assurda situazione censoria che ha colpito HORSES. Nel caso in cui siate qui per caso, in questo e questo articolo, trovate un riassunto della vicenda, che abbiamo approfondito nell’intervista al team. Tutto questo per chiarire che abbiamo già parlato abbondantemente della vicenda, motivo per cui la recensione si concentrerà solo sull’aspetto ludico, se così si può definire.

Prospettive

La storia di HORSES inizia quando il giovane Anselmo, la prospettiva offerta al giocatore, giungerà alla fattoria. Un luogo peculiare, che pare sospeso nel tempo e in cui verremo accolti da un sorridente fattore. Lui ci spiegherà di aver accolto entusiasticamente la proposta fatta dai nostri genitori, di accogliere il giovane Anselmo in fattoria, per tenerlo impegnato con qualche lavoretto per circa due settimane.

Non ci vorrà poi molto per scoprire il segreto della fattoria: sul retro, il fattore mostrerà ad Anselmo il suo “più grande orgoglio”: un intero recinto, pieno di quelli che lui definisce cavalli, che altro non sono che persone, esseri umani, con una testa di cavallo a coprirne il viso. I compiti da svolgere saranno molto semplici e ci verrà semplicemente chiesto di ubbidire.

recinto con dentro uomini con faccia di cavallo
Prospettive (player.it)

Annaffiare le verdure, tagliare la legna, dare da mangiare al “cane”. Tutti lavoretti che potremo affrontare facilmente, durante i 14 giorni di tensione che vivremo, scoprendo più da vicino le motivazioni dietro la creazione di quella “collezione”, la psiche del fattore e il suo ruolo in una società che ne ha fatto molto più che un semplice folle.

Apprenderemo molto velocemente, cosa intendeva il Poeta, quando ci raccontava che “non ci sono poteri buoni” e vivremo in prima persona la necessità di prendere una posizione. Non pensiate però che in HORSES si parli di indifferenza, che è forse una delle pochissime faccende umane non presenti. Nessuno è indifferente, anzi: HORSES è il racconto di una microscopica consapevolezza, avallata da chi ha necessità di porre sotto perenne veto tutti coloro che non rispondono a un lontano e impalpabile ideale.

È più giusto dire che il tema centrale, sia la proibizione, il fascino di ciò che non è possibile fare o il disfacimento di ciò che viene fatto, non al fine di renderlo fascinoso quanto di farne un esempio verso cui guardare. Un gioco pieno di simbolismi, partendo dalla metafora del cavallo: animale maestoso, laborioso, da sfruttare per diletto o per lavorio e da abbattere quando non più necessario.

scrtte Certezza, Amen
Prospettive (player.it)

Un titolo disumanizzante, che mi fa tornare con la mente a quelle giornate di liceo, tra un cineforum e l’altro, in cui si parlava di temi più grandi di noi: l’oppressione del pensiero, i metodi delle dittature (grandi, piccole e minuscole), l’interesse dei potenti a essere sempre più potenti. E forse proprio questo è ciò che ho percepito come il maggior problema del gioco.

Per chi ha già un background ben consolidato, di film, di letture, di videogiochi o in generale di storie e regimi, di filosofie e pensieri, HORSES tende a risultare forse fin troppo didascalico in certe sezioni. Probabilmente l’intento degli autori era proprio raccontare, in maniera quanto più chiara possibile, un macabro scorcio iperbolico, in cui l’elemento sessuale diventava l’oggetto della proibizione e la disumanizzazione serve a compiere tutto ciò che non faresti mai a un tuo simile.

Forse è un problema di tematiche, forse di trattazione delle stesse, forse sono semplicemente figlio dell’aspettativa. Non mi dico certamente deluso però: ne esco comunque se non arricchito, quantomeno scosso come non mi capitava da un po’. Sicuramente, non sconvolto ed esterrefatto come mi sarei aspettato.

Che male c’è a fare un film interattivo?

Dal punto di vista ludico, HORSES si presenta come un walking simulator, tipologia di giochi che per sua natura non mette l’elemento gameplay al centro. Il fulcro del “gameplay” sarà dato da semplici interazioni con oggetti vari, in maniera molto limitata, che serviranno da semplici trigger per far partire delle sequenze che porteranno avanti la trama.

E non fraintendetemi: ero consapevole di cosa mi sarei ritrovato tra le mani e non mi dico deluso. Sicuramente però, bisogna notare come, viste le meccaniche di gioco praticamente esigue, mi sarei aspettato un po’ più di pulizia in certe sezioni di gameplay o un arricchimento sotto altri punti di vista, come la regia o le animazioni.

chiesa con palo in mezzo, cavalli seduti su panche
Che male c’è a fare un film interattivo? (player.it)

I ragazzi di Santa Ragione sono stati molto bravi a creare l’atmosfera, con pochissimi elementi: il titolo è interamente in bianco e nero, senza alcun suono se non quello che fa una pellicola cinematografica d’altri tempi quando viene riprodotta, emettendo un rumore bianco involontario. Le animazioni sono poche e si tratta spesso di loop ripetuti finché un trigger non le fa cessare. Molte delle sequenze più cruente inoltre, non verranno mostrate e verranno soltanto “raccontate” con un meccanismo di causa-effetto intervallato da una schermata nera.

È complicato inquadrare la natura di HORSES, nato come progetto universitario da qualcuno che, sicuramente, aveva qualcosa da raccontare e che ha trovato nel video(gioco) un modo per farlo. Si nota anche da quale “scuola” cinematografica abbiano attinto gli autori e se siete alla ricerca di un’esperienza più che di un gioco, il titolo di Santa Ragione fa sicuramente al caso vostro. Forse con un pacing non proprio perfetto, ma saprà intrattenervi.

Conclusioni

HORSES è un progetto di cui si sente il bisogno, in grado di raccontare fuori dai denti delle realtà scomode. Non ci troviamo davanti a un capolavoro, né davanti all’opera che vi cambierà la vita ma il nuovo titolo di Santa Ragione riesce a farsi foriero di un’idea, di un ragionamento che ha un inizio e una fine, che parla per metafore estremamente tangibili e che impressiona gli animi più sensibili.