Ex sviluppatore di Valve spiega perché abbiamo bisogno di Epic Games Store

epic games store

Nel corso degli ultimi tempi abbiamo sentito parlare sempre più spesso dell’Epic Games Store e di come, l’azienda di Tim Sweeney, stia muovendo una piccola crociata nel mondo degli store attraverso una politica di ripartizione ricavi differente dal solito.

Mentre gli utenti passano il tempo a fare grandi quantità di recensioni negative a titoli che vedranno il loro prossimo capitolo approdare su Epic Games Store, un ex sviluppatore di Valve ha riassunto in una serie di tweet al vetriolo ciò che pensa della situazione ed ha mostrato alcuni lati conosciuti unicamente agli addetti al settore della questione.

Vediamo insieme di che si tratta.

 Steam stava monopolizzando il gaming su PC.

Il protagonista della nostra storia è Richard Geldreich, ex sviluppatore di Valve noto per aver collaborato ai titoli della compagnia sino agli ultimi vagiti di Counter strike: Global Offensive.
Secondo Richard Geldreich attraverse Steam, l’azienda americana Valve, stava lentamente uccidendo il PC Gaming; tutto a causa della situazione di pratico monopolio in cui era riuscita a porsi l’azienda nel campo del digital delivery.

Il problema principale secondo Geldreich risiede nei ricavi che Valve vuole ottenere dalla vendita di ogni singolo gioco: nonostante l’arrivo del Digital Delivery abbia portato un notevole miglioramento nel campo dei ricavi dalle vendite (con un mercato prettamente fisico la percentuale dei ricavi era ferma al 50%), il 30% è un valore ancora troppo elevato. Tale percentuale veniva spesso percepita dalle aziende come un vero e proprio abuso nei loro confronti.

Valve, nel corso degli anni passati ha messo su una vera e propria fortuna grazie alle sue percentuali sui ricavi; l’ex developer non ha rivelato numeri in grado di quantificare tale cifra, sappiamo soltanto che si tratta di una grande, se non grandissima, quantità di denaro.

L’arrivo di Epic Games Store all’interno del mercato ha però cambiato le carte in tavola, portando nuovamente aria e competizione che può solo far bene all’attuale situazione. La politica dell’azienda di Tim Sweeney è, secondo l’ex developer Valve, rivoluzionaria e permetterà al mercato di cambiare per il meglio nonostante questa iniziale reticenza dell’utenza.

La reticenza dell’utente medio è, in ogni caso, giustificata: Epic Games Store, anche secondo le parole di Geldreich va potenziato e rivisto secondo alcuni canoni. La piattaforma è stata lanciata sul mercato in uno stato ancora acerbo, secondo Richard Geldreich e sarebbe stato intelligente lanciare il tutto unicamente quanto determinate features fossero state pronte.

La sfida Valve vs Epic Games Store continua.

L’ Epic Games Store, nel corso della sua breve vita si è ritrovato ben presto all’interno di un pantano maleodorante composto da dichiarazioni sparse ai quattro venti che lo descrivono come un programma estremamente pericoloso.

Da una parte c’è la preoccupazione dell’utente medio, estremamente abituato a Steam e che cerca in uno store con meno di sei mesi di vita le stesse features che Valve ha inserito nel corso di un decennio; dall’altra la preoccupazione di chi vede nel marketplace di Epic un cavallo di troia per dei software di spionaggio made in china.

Al momento lo store sta semplicemente vedendo aumentare, di settimana in settimana, le esclusive temporale con cui assaltare il mercato nel corso dei prossimi mesi: l’azienda di Tim Sweeney ha dalla sua parte robine come Borderlands 3, Control, Observation ed un sacco di altri titoli. Tim Sweeney ha dichiarato che non è nelle intenzioni di Epic costringere i developer a pubblicare sul loro marketplace, bensì sono gli sviluppatori stessi che sono interessati nel ricevere un trattamento monetariamente più equo.

Al momento non è possibile sapere come si svilupperà la situazione nel corso dei prossimi mesi e dei prossimi anni; quello che sappiamo è che la situazione rischia di diventare un curioso duopolio con Markeplace come GOG che pian piano stanno perdendo terreno per i motivi più disparati; non è di sicuro un bel momento per essere uno store digitale di videogiochi.