God of War Ragnarok | Anteprima (PS5) | Prime impressioni sul gioco

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L’estate è oramai alle spalle, i primi brividi di freddo iniziano a comparire e, con essi, si innalzano anche i venti del Fimbulwinter, ricordandoci che, ad oggi, mancano appena 20 giorni alla release ufficiale di God of War Ragnarok. Il titolo in questione rappresenterà la conclusione della saga norrena del franchise Santa Monica, nonché la cavalcata finale di Kratos ed Atreus; proprio in base a quanto ora scritto, l’attesa intorno alle ultime fatiche dell’oramai ex Fantasma di Sparta non poteva che essere altissima.

Sappiamo bene che le parole finora spese non potranno lenire la vostra impazienza ma, se siete tra quei curiosi che vorrebbero qualche piccola anticipazione sulle caratteristiche di Ragnarok, sappiate che Sony ci ha dato la possibilità di parlarvi delle prime ore spese nel profondo Nord, dove l’apocalisse degli Dei sembra oramai prossima.

Premettiamo che, nelle righe che seguiranno, non troverete alcun tipo di spoiler sulla trama di gioco: non vi sveleremo alcun personaggio, non vi parleremo di alcuna cutscene né menzioneremo alcun momento topico dell’incipit del nuovissimo God of War. Il nostro ruolo consisterà nell’esaminare come l’ultima esclusiva Sony si è presentata ai nostri occhi, qual è stato il feeling “pad alla mano” e se ci sono delle differenze (narrative e non) rispetto a quanto visto nel passato della saga.

Va da sé che un’analisi più approfondita sarà svolta in sede di recensione, ma queste prime impressioni, come avrete modo di scoprire, già ci dicono qualcosa di importante sul prossimo viaggio di Kratos e Atreus.

La morte di un Dio ha sempre delle conseguenze

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I migliori fabbri su cui poter fare affidamento a Midgard.

Questa frase, ripetuta costantemente da Kratos al piccolo Atreus, ci ha accompagnati per tutto il corso della loro precedente avventura, e continua a dispiegare i suoi effetti anche in queste prime ore di gameplay. La morte di Baldur ha dato inizio al Ragnarok che, per chi non lo sapesse, è l’evento della mitologia norrena che pone fine a tutto (divinità comprese); siamo nel bel mezzo del Fimbulwinter, il lungo e rigido inverno che, per l’appunto, precede l’apocalisse appena menzionata, ed i nostri due eroi sono alle prese con una sopravvivenza ancora più difficile di quanto già non lo fosse in precedenza.

Nonostante i nostri due protagonisti sia tornati pacificamente a casa, nessuno sembra aver dimenticato ciò che hanno compiuto appena qualche anno prima. La morte di Magni e Modi non è di certo passata inosservata nel pantheon norreno, mentre la dipartita del già menzionato Baldur ha reso Freya ostile nei nostri confronti. Come se tutto questo non bastasse, il giovane Atreus è sempre più inquieto. Non riesce a smettere di pensare a quanto visto a Jotunheim, e la profezia dei Giganti, che si riferiscono a lui con il nome di Loki, attanaglia la sua mente.

Se, da una parte, Kratos desidera quella pace a lungo inseguita ed in parte vissuta fino alla morte di Faye, dall’altra, invece, suo figlio è alla ricerca di risposte a tutta una serie di domande: qual è la sua vera natura? Qual è il ruolo di Loki nel Ragnarok? Quali sono i suoi poteri? Perché gli Dei sono così interessati a lui? E perché suo padre sembra essere contrario a tutte queste sue curiosità?

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Le nostre azioni passate ci presentano il conto.

Come potrete facilmente immaginare, quanto ora descritto porterà padre e figlio a discussioni anche animate, ma ci dimostra un Atreus molto diverso da quello che abbiamo visto nel precedente capitolo della serie. Egli è consapevole di avere un ruolo chiave negli eventi che avverranno di lì a breve, ed è seriamente intenzionato a viverli in prima persona, perché solo in quel modo riuscirà a capire chi è realmente.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata da un Kratos ancora meno monolitico di come lo avevamo lasciato. L’ex generale greco sa benissimo che la pace è oramai un lontano ricordo, ma lo troviamo decisamente preoccupato per ciò che sta per accadere; il Fantasma di Sparta non ha paura di morire, ma teme per l’incolumità di un figlio che sta crescendo, che sta diventando sempre meno ubbidiente, che non è ancora consapevole dei suoi poteri e che, probabilmente, non sarà più in grado di proteggere.

Volendo fare un paragone con il recente passato della saga, l’incipit di Ragnarok è piuttosto simile a quello del precedente capitolo, di cui rispetta molte delle tempistiche e delle scelte narrative. Tuttavia, saremo subito calati nel bel mezzo dell’azione, con una trama che, man mano, spiega tutto il suo potenziale e che fornisce alcune delle risposte di cui siamo alla ricerca.

Una Midgard ancora più bella

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Atreus avrà un ruolo determinante.

Se è vero che, in un videogame, l’occhio vuole la sua parte, potete essere sicuri del fatto che, in God of War: Ragnarok, avrete decisamente tante cose da “guardare”. Il lavoro di motion capture è oramai uno dei marchi di fabbrica delle esclusive Sony (se non ci credete, leggete la nostra recensione di The Last of Us: Parte I), e non ci stupisce quindi ritrovarci delle versioni ancora più realistiche ed espressive di Kratos ed Atreus, nonché di tutti gli altri personaggi che si avvicenderanno sullo schermo.

Quello a cui chi vi scrive fa decisamente fatica ad abituarsi è la cura spesa da Santa Monica nella realizzazione dei vari stage, sia nelle zone più chiuse e “su binari” (ricchissime di dettagli e di zone segrete) che nelle aree open map, in cui potremo scorrazzare liberamente a bordo della nostra barca, costantemente accompagnati dalle storie raccontateci da Mimir.

Il sistema di illuminazione riesce a rendere alla perfezione tanto le zone al chiuso, esaltandone ogni dettaglio (e favorendo quella leggere ma costante sensazione di claustrofobia), quanto le aree all’aperto, che spesso saranno un tripudio di colori, soprattutto se saremo appena usciti da una zona sotterranea.

Nonostante le zone viste in appena 6 ore di gioco siano state poche (anche se tutte molto diverse tra loro), possiamo dire con certezza che il colpo d’occhio non manca di certo.

A quanto ora detto si aggiunge un doppiaggio che ha veramente poco da invidiare a quello originale e che, al di là di un paio di scelte forse poco azzeccate (ma qua si va molto nel gusto personale), riesce a trasmettere al giocatore tutte le emozioni di cui il titolo è pregno.

Lato tecnico e gameplay

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Come sempre, non mancheranno tanti nemici da sconfiggere.

Prima di tuffarci nel gioco, abbiamo dovuto settare tutte le impostazioni che oramai contraddistinguono le produzioni current gen, tra cui l’immancabile scelta tra la Modalità Prestazioni (60 fps) e la Modalità Risoluzione (4K a 30 fps). Chi vi scrive preferisce sempre il poter contare su un frame rate più elevato (è disponibile anche un’opzione a parte in tal senso), così da avere un gameplay più fluido, senza considerare che la tassa da pagare in termini di risoluzione grafica non appare probante; tuttavia, non sono stati pochi i momenti siamo passati da una mode all’altra, anche solo per poter ammirare determinati scenari nel miglior modo possibile.

Ma passiamo al cuore dell’esperienza di gioco: il combat system. Il nuovo corso di God of War ci ha abituato a combattimenti meno frenetici e più ragionati, e Ragnarok continua ad andare in questa direzione; anche in questo caso, attacchi leggeri e pesanti dovranno essere dosati a seconda del nemico che saremo chiamati ad affrontare e, di conseguenza, ogni scontro necessiterà di una diversa strategia.

I vari skill tree (tre per ciascuna arma) aggiungeranno tecniche con cui avere ragione dei nostri nemici e, nel momento in cui le avremo utilizzate per un certo numero di volte, queste potranno ricevere dei potenziamenti aggiuntivi, diventando ancora più letali.

Anche Atreus avrà un ruolo molto più attivo nei combattimenti; se, nel recente passato, il giovane si limitava a scagliare frecce per ferire, stordire o bloccare le tecniche del nemico di turno, adesso (acquistando le relative abilità) potrà anche assestare dei colpi in corpo a corpo.

Come vedete, le novità non mancano di certo, ma vogliamo tranquillizzarvi su un punto: la spettacolarità a cui Santa Monica ci ha abituati è ancora ben presente.

Combattimenti appaganti e vari

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Non rimanete mai fermi, soprattutto quando siete in inferiorità numerica.

Nelle poche ore trascorse in compagnia di God of War: Ragnarok, abbiamo avuto modo di misurarci con un diversi mid boss e con un boss in piena regola. Va da sé che, per ragioni che potrete facilmente immaginare, non possiamo scendere troppo nel dettaglio, ma possiamo tirare almeno un sospiro di sollievo sulla varietà dei nemici.

Una delle pecche principali del precedente God of War consisteva nel fatto che, in buona sostanza, al di fuori di Baldur, Magni e Modi, quasi tutte le boss fight erano contro dei Troll. Questi nemici potevano essere diversi nell’estetica e nel move set, ma avevano tutti pressoché lo stesso modello poligonale di riferimento. Ebbene, in queste prime ore di Ragnarok, è possibile constatare che ogni area ha i suoi nemici sempre diversi e che nessuna delle boss fight (main o mid che fossero) ha visto un Troll come protagonista.

Non mancheranno inoltre decapitazioni, spargimenti di sangue, ossa fracassate, budella sparse al vento come se si fosse in un album degli Slayer e tutti quegli altri momenti ad alto tasso di spettacolarità che hanno reso God of War la saga che tutti conosciamo.

Tiriamo le somme

La manciata di ore trascorse nella Midgard ammantata nella neve e nel ghiaccio del Fimbulwinter, come detto in apertura, non può di certo costituire la base per un’analisi completa dell’opera di Santa Monica Studio, ma riesce a farne scorgere alcune delle caratteristiche fondamentali. God of War: Ragnarok ha ereditato tutte le caratteristiche migliori del suo illustre predecessore riuscendo, in alcuni casi, anche a migliorarle.

Ma che cosa ha in più Ragnarok rispetto al precedente God of War? Da un punto di vista narrativo, il primo capitolo della saga norrena era quasi un grande preambolo di ciò che sarebbe successo nel titolo di cui vi stiamo parlando; per forza di cose, quindi, la trama entra quasi subito nel vivo, con un Atreus sempre più presente tanto nella narrazione quanto nei combattimenti.

Che sia o meno una preparazione a quell’ “avvicendamento” paventato nel finale del precedente GoW lo scopriremo solo vivendo. L’unica cosa certa è che il Fimbulwinter è al suo culmine, il Ragnarok è alle porte e non possiamo di certo tirarci indietro: ci sono troppe domande in attesa di risposta.

Ricordiamo ai nostri lettori che, alle ore 17:00 del prossimo 03 Novembre, potrete leggere la nostra recensione di God of War Ragnarok. Se avete voglia di scambiare quattro chiacchiere con noi su God of War (e non solo), l’appuntamento è per stasera alle ore 21:00 in punto.