Dota Artifact non sarà Pay to Win: ecco le differenze con Hearthstone

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Artifact, il gioco di carte collezionabili digitale progettato da Valve e annunciato durante il corso del The International 7 non sarà Pay to Win. Con l’obiettivo di spodestare il colosso Blizzard e il suo Hearthstone, Valve ha deciso di dire la sua all’interno di questo genere. Nonostante l’attacco di CDProjekt Red e il suo Gwentla scena dei TCG risulta ancora monopolizzata dal gioco della casa americana, riuscirà Artifact a trovare il proprio spazio all’interno del genere e diventare un vero e proprio rivale di Hearthstone?

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Andiamo a vedere tutti i dettagli di questo nuovo gioco, e vedere se Artifact non sarà davvero Pay to Win come appare dalle prime indiscrezioni circolate.

Quello che è stato rivelato fino ad ora su Artifact

Innanzitutto, è necessario anticipare come la mente che si celi dietro Artifact sia Richard Garfield, ideatore del celebre gioco di carte collezionabili Magic: The Gathering, il più giocato al mondo nel suo genere. L’impronta di Garfield sarà rintracciabile all’interno di Artifact, ma questi dettagli li affronteremo più avanti nell’articolo, concentrandoci prima sulle basi di questo nuovo gioco di carte.

In realtà, benché le informazioni siano passate un po’ in sordina, Valve ha già rivelato moltissimi dettagli sul proprio gioco. Innanzitutto, esattamente come su Dota, gioco a cui Artifact si ispira, saranno presenti 3 diverse lane in cui lo scontro tra i due giocatori possa avvenire. Non vi è quindi un unico campo di battaglia ma l’azione si dividerà in 3 differenti spazi. Il deck dovrà essere composto da 40 carte, numero standard già adottato da altri giochi (ricordiamo ad esempio Yu-Gi-Oh!), che dovrà contenere, come nel MOBA, 5 diversi eroi, che andranno ad essere posizionati sulle lane sopracitate. Agli eroi saranno affiancate altre carte, l’equivalente dei minion che si muovono autonomamente nella lane in Dota.

In ognuna di queste lane sarà presente una torre, dotata di 40 punti ferita, e il compito degli eroi sarà proteggerle. Una volta distrutta una torre, farà la sua comparsa nel campo di gioco una creatura da 80 punti ferita che si ergerà a sostituzione della torre scomparsa. La partita finirà una volta che un giocatore avrà distrutto due torri, oppure quando la creatura così nata verrà annientata dall’avversario.

Artifact si basa su un sistema di mana simile a quello di Hearthstone: all’inizio del turno, i giocatori potranno compiere delle azioni utilizzando il proprio mana per compiere specifiche azioni, prima che l’azioni si sposti sul campo di battaglia. Esattamente come su Dota, all’interno delle “lane” eroi e minion dei giocatori si scontreranno tra di loro, con l’obiettivo di arrivare innanzi alle torri e poterle danneggiare. Le azioni sulle lane verranno risolte una dopo l’altra e non tutte assieme, e gli eventuali eroi sconfitti saranno rimossi dal campo di gioco per un turno, per permettere all’avversario di concretizzare il proprio vantaggio. Oltre a ciò, i combattimenti risulteranno in monete da spendere in fontana, una volta che non vi saranno più scontri da essere risolti sulle lane. Comincia quindi un periodo di “calma”, in cui i giocatori devono pescare due carte e possono equipaggiare ai propri eroi gli oggetti comprati con l’oro ottenuto dalla battaglia, prima di ritornare a scontrarsi nel turno successivo.

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Le carte, proprio come in Magic the Gathering, saranno divise in 4 diversi “semi”: Rosso, per gli eroi melee (impossibile non associare lo scarlatto Axe a questa tipologia di carte), Nero per gli assassini (l’equivalente degli eroi agility in Dota), Verde per i support e Blu per i maghi, quindi tutti quegli eroi che fanno del danno magico il proprio pilastro.

Un’esperienza scevra dalla meccanica Pay to Win

Come già accennato in precedenza, oltre alle meccaniche di gioco che risultano differenti da quelle di Hearthstone, la differenza più grande sarà costituite dall’attuazione di un modello di business più consumer-friendly, al quale l’azienda di Seattle ci ha abituato. Innanzitutto, Artifact non sarà free-to-play, ma sarà disponibile una starter edition, alla quale numerose carte potranno essere aggiunte, comprate e scambiate all’interno dello store Valve di Steam, non siamo sicuri se si tratti del famoso store che già siamo abituati ad utilizzare per comprare e scambiare cosmetici di Dota o se si tratterà di una sezione a parte costruita ad hoc per questo nuovo gioco.

Ciò che sarà assolutamente inedito e differente sarà la possibilità di comprare le carte desiderate, invece di dover tentare la sorte spacchettando pacchetti su pacchetti, pregando ogni possibile Dio per ottenere ciò di cui il proprio mazzo abbia bisogno. Un cambio che risulterà sicuramente apprezzato per i fan dei TCG che vogliono avere più libertà nella creazione del proprio mazzo. Il valore delle carte, quindi, sarà unicamente determinato dalla domanda e dall’offerta, esattamente come già accade all’interno del mercato di Steam. Ovviamente l’elemento casuale sarà presente come in ogni gioco di carte, ma oltre alle skill dei giocatori, sarà controbilanciato dalla possibilità di creare dei mazzi ad hoc, senza preoccuparsi di dover draftare le carte necessarie.

Per quanto riguarda la difficoltà, Artifact appare decisamente più complesso di Hearthstone, e immagini ci hanno mostrato come all’interno di una singola lane possano coesistere più di 100 unità, rendendo la battaglia forse addirittura troppo confusionaria, complessa e ardua da seguire. Un po’ come Dota 2, quindi, la curva di apprendimento si prospetta ripida ma capace di dare soddisfazioni a chi riesca a scalarla e diventare adepto del gioco.

Artifact, la cui uscita è prevista nel 2018, si prospetta quindi come rivale di Hearthstone, se ci riesca, tuttavia, è ancora da verificare. Non ci resta che aspettare l’uscita definitiva e vedere se mamma Valve riuscirà a stupirci ancora una volta come solo lei sa fare.