In seguito al ban russo di Roblox, alcuni giocatori hanno deciso di scendere in piazza a protestare e più di 60mila bambini si dicono pronti a lasciare il Paese. Più o meno.
Una vecchia citazione, attribuita notoriamente a Winston Chruchill (sebbene la paternità sia dibattuta), parla di come gli italiani prendano le guerre con la serietà di partite di calcio e le partite di calcio come guerre. Si tratta di un modo come un altro per far capire quanto una passione possa unire, molto più che altri sentimenti, come quello campanilistico o patriottico. Ed è bene che si capisca che gli italiani non sono gli unici affetti da questo problema.

In un clima di sconvolgimenti geopolitici davvero fuori dal comune, c’è chi trova ancora il tempo e la voglia per protestare per ciò che ritiene giusto. E questo accade anche se sei cittadino di una Nazione che ha invaso uno Stato sovrano. E vale anche se l’oggetto del contendere è Roblox, un gioco che sta affrontando uno dei periodi più controversi del medium, diventando una piattaforma estremamente dibattuta per la forte presenza di predatori sessuali.
Dozzine di russi in piazza per Roblox
Nelle scorse settimane vi avevamo raccontato del ban di Roblox in Russia, deciso da enti governativi che puntavano ad arginare la “propaganda LGBT” di cui il gioco si farebbe foriero. Un ban decisamente semplice da bypassare, dato che basterebbe una qualunque VPN, ma che da alcuni giocatori è stato preso come un inaccettabile segno della censura che imperversa per il Paese di Putin e compagni.
Ed è da questo afflato rivoluzionario che è partita la protesta: nella città russa di Tomsk, quelle che vengono descritte come “dozzine” di videogiocatori sono scesi in piazza, sfidando le intemperie e il clima repressivo che si respira tra gli oppositori di Putin, armati soltanto di cartelli e slogan dal dubbio significato, per protestare contro il ban di Roblox e contro tutto ciò che questo simboleggia.

Messaggi chiari come “Giù le mani da Roblox” si mescolavano ad altri non altrettanto immediati, come “Roblox è la vittima della Cortina di Ferro digitale!”. Una situazione davvero peculiare, se si pensa che Roblox è quel gioco che è stato al centro di casi di adescatori sessuali, politiche di sicurezza e privacy decisamente discutibili che nemmeno il CEO è stato in grado di spiegare per bene, durante l’ormai iconica puntata del podcast del New York Times.
Non si tratta delle uniche voci critiche in Russia, riguardo Roblox: come riportato dall’avvocatessa Yekaterina Mizulina, nota per le sue posizioni a favore della censura filo russa, in un report per il al Moscow Times, sarebbero giunta 63,000 lettere scritte da bambini. L’argomento è sempre il ban di Roblox, con i mittenti che minacciano di lasciare in massa il Paese nel caso in cui non venisse ripristano il gioco.
