Epic Games si trova ad affrontare una nuova diatriba legale a causa di Fortnite e di alcune “pratiche ingannevoli”. Al centro del dibattito, vi sarebbe l’Item Shop del titolo.
I videogiochi rappresentano ormai, un mezzo d’intrattenimento che grandi e piccini, sfruttano con cadenza giornaliera. Col tempo, la crescita d’interesse da parte di molti più acquirenti, ha spinto le varie case produttrici e, soprattutto, i publisher, a ricercare sempre nuovi metodi per tenere il pubblico incollato più a lungo possibile su un singolo videogioco.
Non mancano, in quest’ottica, i metodi ritenuti predatori o altri che sono stati addirittura equiparati al gioco d’azzardo, in diversi Paesi. E proprio da un metodo che potrebbe ricadere in questa macro categoria, si dipana la nuova causa legale intentata contro Epic Games e, per la precisione, nei confronti della Battle Royale più famosa al mondo: Fortnite.
Fortnite e i meccanismi ingannevoli: la richiesta dei querelanti
La nuova diatriba che vede Fortnite al centro del discorso, parte da basi molto serie. I primi ad alzare la voce, sono stati i genitori di alcuni ragazzini, appassionati al titolo di Epic. In un’aula di Tribunale a San Francisco, si è discusso riguardo l’utilizzo dell’Item Shop di Fortnite e di come questo si faccia foriero di pratiche ingannevoli. Cerchiamo di chiarire al meglio cosa intendono i querelanti, con questa espressione.
Il problema parrebbe derivare dal timer presente sull’Item Shop. Questo avrebbe avuto la funzione, secondo i querelanti, di creare una finta sensazione di “rarità” per gli oggetti presenti nel negozio virtuale. L’effetto dunque, andrebbe a incentivare la cosidetta FOMO (Fear of missing out) nei ragazzini, che vengono dunque spinti ad acquisti compulsivi, illusi da uno sconto che però, non sarebbe reale.
Come spiegano gli avvocati dei querelanti infatti:
“[…] quando il timer finisce, i prodotti sull’Item Shop di Fortnite non sono scomparsi né sono tornati al prezzo pieno. Sono rimasti disponibili per l’acquisto, spesso con lo stesso presunto margine di sconto, per molti giorni o anche settimane. Questo rappresentava uno schema illegal. Falsi sconti con scadenze inventate, sono ingannevoli e illegali sotto lo statulo statale che notifica pratiche commerciali ingiuste o ingannevoli, che proibisce annunci pubblicitari fuorvianti circa la ragione per cui o l’esistenza di riduzione di prezzo e che ritrae quegli oggetti con caratteristiche o qualità che non hanno”
A rispondere per le rime alle accuse, è stato un portavoce di Epic, che ha dichiarato:
“Questa denuncia contiene errori fattuali e non riflette il modo in cui Fortnite funziona. Lo scorso anno abbiamo rimosso il timer del countdown dall’Item Shop e abbiamo offerto protezioni contro acquisti non voluti. […] Quando un giocatore crea un account Epic e indica di avere meno di 13 anni, non è abilitato a fare acquisti con soldi reali finché un genitore non presta il consenso. Una volta che ciò accade, noi offriamo un parental control leader nel settore, che include un PIN per proteggere gli acquisti. Combatteremo contro queste querele”
Una causa simile era stata intentata dall’autorità olandese per i Consumatori e i Mercati, che ha multato Epic per 1,125,000 euro nel 2024. La motivazione era sempre “countdown fuorviante”. Negli Stati Uniti, sono varie le cause intentate contro Epic Games per motivi assimilabili, nonostante le mosse dell’azienda per correggere il problema del timer. Bisognerà dunque attendere il prosieguo del processo, che potrebbe sfociare in una class action.