Giocare con il peso delle conseguenze: intervista a Erika Ishii, volto e voce di Atsu in Ghost of Yōtei | Tokyo Game Show 2025

Erika Ishii, attrice di Atsu in Ghost of Yotei
Giocare con il peso delle conseguenze: intervista a Erika Ishii, volto e voce di Atsu in Ghost of Yōtei | Tokyo Game Show 2025

Nella mia vacanza in Giappone ho avuto il piacere di portare Player.it al Tokyo Game Show 2025, una delle più grandi, imponenti e appariscenti fiere del videogioco nel mondo. Ho avuto la possibilità di provare diversi giochi (qualcosina la potete trovare sul nostro canale Instagram), ma ho avuto anche l’onore di poter fare due chiacchiere con Erika Ishii, attorə che interpreta la protagonista Atsu nel videogioco Ghost of Yōtei in uscita il 2 ottobre (trovate la nostra recensione qui).

Doppiatorə, conduttorə, streamer, giocatorə di videogiochi e di giochi di ruolo (ha fatto parte anche di campagne di Critical Role, Dimension 20 e tanti altri)… Erika Ishii è tante cose, ma soprattutto una grandissima nerd. Si è presentatə sul palco di Sony al Tokyo Game Show vestitə proprio come Atsu, armata anche di spada, e una delle prime frasi che ha detto per presentarsi al pubblico nipponico è stata la seguente: “Voglio cavalcare quel Chocobo gigante” (c’era una statua di un Chocobo grande e grassissimo su cui farsi una foto allo stand di Square Enix, NDR).

Erika Ishii, attrice di Atsu di Ghost of Yotei, sul palco di Sony del Tokyo Game Show 2025

Erika era in trasferta al TGS assieme a Brian Fleming, producer di Ghost of Yōtei, proprio per promuovere il gioco, nuovo capitolo della serie antologica che ha preso il via con l’acclamato Ghost of Tsushima. Abbiamo parlato anche con Brian (qui l’intervista), ma per ora vi lasciamo all’adorabile chiacchierata avuta con Erika in una stanza tutta addobbata per l’occasione a tema Ghost of Yōtei.

L’intervista a Erika Ishii per Ghost of Yōtei

Ciao Erika! Allora? Dove hai messo la spada? Non l’hai portata anche qui?
Ciao! Oh no! Beh… è in questa stanza, anche se non so bene dove. Me l’hanno nascosta…

Avresti potuto affettare qualche giornalista…
Già, dicono sia abunai. “Pericolosa” in giapponese!

Come ci si sente ad essere Atsu in un gioco dallo storytelling così profondo come Ghost of Yōtei?
Mi sembra un sogno. Non ci posso ancora credere! È davvero incredibile far parte di un videogioco con un personaggio che ha la mia faccia! Sembra tutto così surreale…

Ghost of yotei sarà più che un videogioco

Qual è stata la tua reazione dopo aver visto la sceneggiatura?
Questo è interessante perché in realtà, per la natura con cui sono fatti i videogiochi, non è che io abbia avuto una vera sceneggiatura tra le mani. Mi hanno dato dei pezzetti, un po’ alla volta. Mi avevano dato una sorta di mappa generale di dove sarebbe partita la storia, ed è stato un po’ come esplorarla un passo alla volta, ricostruendola di volta in volta, pezzo dopo pezzo.

A volte mi facevano registrare scene del finale, poi si passava a quelle di metà gioco, poi dell’inizio… sempre momenti diversi. Era fondamentale mantenere nella mia testa l’intero arco narrativo, perché ogni nuovo pezzetto mi incuriosiva ancora di più e mi spingeva a scoprire il resto. È stato un po’ come giocare a un gioco… mentre nel frattempo stavo davvero partecipando alla creazione di uno!

La nostra recensione è intitolata “Ghost of Yōtei ci ha fatto capire quanto costano le nostre scelte di vita.” Sei d’accordo con questa affermazione?
Wow, messa così è proprio un bel modo di dirlo. Io amo le conseguenze nello storytelling. In tutti i ruoli che ho interpretato finora e in tutti i personaggi che ho creato nelle mie partite ai GDR, credo che fare scelte con possibilità di avere conseguenze reali – che abbiano impatto emotivo – sia la cosa che mi entusiasma di più dei giochi.

Atsu agisce davvero spesso senza pensare alle conseguenze. Certo, ha pianificato la sua vendetta a lungo, ma non credo avesse messo in conto il peso emotivo delle conseguenze di certe scelte. Avete scelto un titolo fantastico per la recensione, bravi e grazie!

spadaccina con maschera da scheletro che estrae katana dal fodero

Atsu in effetti evolve molto in gioco. Qual è stata la sfida nell’interpretare questa trasformazione? C’è un aspetto in particolare che ti ha toccato come attorə?
Per me è stato un enorme privilegio e una grande gioia avere un personaggio con un arco emotivo così profondo. Immergersi per tante ore nel suo viaggio è stato “juicy” (letteralmente “succoso“, in questo caso si intende interessante, appassionante, NDR), non riesco a trovare un termine migliore.

Quello che adoro è la vulnerabilità di Atsu. Anche nei momenti di rabbia cieca e di sete di vendetta, si capisce che tutto in realtà parte dalla sua paura. Mantenere questo nucleo di fragilità, di paura e vulnerabilità l’ha resa umana ai miei occhi.

So che sei statə coinvoltə in un bel po’ di motion capture per questo progetto. Com’è stato lavorare in questo contesto?
Recitare con la motion capture significa stare chiusi per un sacco di tempo in una stanza bianca murata con gente che sta lì a guardarti. Bisogna usare tantissimo l’immaginazione e… da questo punto di vista in realtà può essere una chicca per gli attori, perché si tratta di recitazione pura.

Inoltre, spesso ho avuto la fortuna di recitare con altri attori, cosa rara nel mondo dei videogiochi perché normalmente si è da soli in cabina. In questo caso specifico, avere altri performer straordinari con me ha reso l’esperienza ancora più autentica.

La montagna al nord di Hokkaido in Ghost Of Yotei

E poi giochi tanto ai GDR da tavolo… Correggimi se sbaglio, ma credo che lo sforzo di immaginazione per questo tipo di recitazione ti venga anche naturale
È vero! Nei GDR devi costruire mondi interi nella tua testa: devi immaginare dove sei, che stai facendo, con chi stai parlando… Questo torna utilissimo nella recitazione nei videogiochi, dove spesso si è da soli in cabina. Per Ghost of Yōtei, per fare un esempio blando, in alcune scene ho dovuto immaginarmi un lupo davanti a me!

In effetti direi che ho attinto dallo stesso “pozzo creativo” dei GDR da tavolo costruendo mondi nella mia immaginazione. Ci sono davvero tante similitudini tra il giocare un GDR e il recitare per un videogioco.

Si può dire, quindi, che i GDR hanno influenzato la tua carriera da attorə? O viceversa?
È divertente questa domanda perché in realtà credo che le due cose siano cresciute assieme di pari passo. Ho sempre amato giocare. Studiavo recitazione in un istituto e, nel frattempo, facevo video sui videogiochi, facevo streaming su Twitch e giocavo ai GDR.

Poi in qualche maniera la mia carriera da attorə e il mio lato nerd si sono combinati. Credo anche di essere statə molto fortunatə: a Los Angeles ho trovato tantissime persone che, oltre a essere grandi creativi, registi e storyteller, erano anche dei grandissimi nerd come me.

Tornando alla motion capture… hai dovuto imparare a combattere con la spada o qualcos’altro di inusuale?
Oh, no, niente di serio! Ho frequentato qualche corso base di arti marziali, ma tutti i combattimenti che si vedono in gioco non sono farina del mio sacco! C’erano stuntman professionisti incredibili che realizzavano questi movimenti. Io ho giusto imparato come impugnare un’arma, come portarla, come camminare con essa… Per il resto Atsu ha avuto un team di stunt incredibile. È stato un processo collaborativo meraviglioso.

Erika Ishii travestita da Atsu, il personaggio principale che interpreta in Ghost of Yotei, sul palco del Tokyo Game Show

Spesso nei videogiochi vediamo attori e doppiatori provenire dal mondo del cinema, del teatro o della televisione. Tu invece fin dagli inizi della tua carriera hai scelto i videogiochi. C’è qualche motivo in particolare oltre il semplice essere nerd?
Io sono cresciuta con l’amore per i videogiochi, ma inizialmente non avevo mai pensato potesse diventare una carriera. Tutto è cambiato quando ho giocato The Last of Us, perché lì ho capito che volevo proprio fare l’attorə in questo settore.

Ah… come dicevi prima, ti piacciono le conseguenze!
*urla* LE CONSEGUENZE! Esatto! Ma la verità è che volevo semplicemente far parte di questo mondo. I videogiochi sono ancora un mediun giovane, in crescita, e io volevo contribuire a costruire storie con un linguaggio narrativo nuovo. È come immaginare di essere all’inizio della storia del cinema e poter sperimentare un nuovo modo di raccontare, no?

Da fan, giocavo ai videogiochi, andavo alle convention, studiavo la lore, cercavo quali fossero le decisioni dietro certe scelte di design, ma anche pensando al mondo della recitazione ci sono tanti dettagli che non si applicano alla recitazione per altri media… e così la passione per questo mondo mi ha infine portato a diventare un attorə nei videogiochi. Ancora oggi faccio fatica a crederci… Sto vivendo un sogno!

Tu hai praticamente vissuto Ghost of Yōtei in prima persona, ma ci stai giocando almeno?
Non ancora! Ho giocato solo a qualche parte nelle fasi iniziali di sviluppo, ma non ho ancora messo le mani sulla versione finale… ma non vedo l’ora! Accadrà il 2 settembre, quando il gioco verrà rilasciato al pubblico.

È emozionante! Ma è anche SPAVENTOSO *ride nervosamente*. Giocherò a un titolo a cui ho lavorato così tanto e duramente, e soprattutto la protagonista avrà la mia faccia! Pazzesco!

Un panorama dentro Ghost Of Yotei

Che consigli daresti a chi vuole seguire la tua stessa carriera?
Direi che bisogna amare quello che si fa così tanto da essere disposti a fallire. È un percorso difficile. Il mio, fatto di convention, networking e streaming su Twitch, forse oggi non è nemmeno più replicabile. Ma se bisogna davvero seguire le proprie passioni, bisogna farlo prima di tutto per se stessi.

Negli USA, soprattutto a Los Angeles nello specifico, gira questa idea tossica per la quale se non fai qualcosa a tempo pieno non la stai veramente facendo, sei un finto artista, un finto attore, un finto creativo. Io sono contraria a tutto ciò, non ci credo. Per me ti rende un vero artista fare arte perché la ami. Io sono statə dispostə a farlo per me e sono statə abbastanza fortunatə da trasformarlo in un lavoro. Quindi il mio consiglio è: fate quello che amate nel modo che più preferite.

Arigatō gozaimasu per il tuo tempo e per questa chiacchierata, Erika. C’è altro di cui vorresti parlare che reputi importante prima di salutarci?
Assolutamente, spero che le persone ameranno Ghost of Yōtei tanto quanto lo abbiamo amato noi nel crearlo. È stato un privilegio incredibile lavorare con Sucker Punch, perché questo team ama davvero ciò che fa, ama creare e ama il Giappone.

Ghost of Yōtei è una lettera d’amore ai videogiochi, alla cinematografia giapponese e alla cultura nipponica. È stato un piacere immenso e spero davvero che i giocatori proveranno lo stesso entusiasmo che abbiamo provato noi nel realizzarlo.


Ringraziamo tantissimo Sony e Erika per questa intervista; la stessa Erika ha voluto rimarcare più volte a fine intervista e il giorno dopo in privato su instagram quanto la chiacchierata sia stata “lovely“, a sottolineare il suo entusiasmo e la sua nerdaggine per questo mondo: pensate che ha notato dei d20 messi come sticker sul mio notebook e a fine intervista ha voluto chiedermi se stessi giocando a D&D o altri GDR in questo periodo!