Diario del dott. Flammini 18 Novembre 1957

Diario del dott. Flammini 18 Novembre 1957

Diario del dott. Flammini 18 Novembre 1957

Solo oggi rientro nella mia cella; sono stato letteralmente bombardato di domande tutto il tempo che sono stato li. E poi, analizzare tutto quel materiale e decidere cosa portare tra tutte quelle cianfrusaglie; ci fosse stato almeno qualcosa di veramente utile, solo c…

Lasciamo perdere, non mi è utile scrivere cosa avrei voluto: dovrò accontentarmi di quello che hanno; questo è un diario delle mie memorie, non un elenco di cose da volere e da fare

Però posso aggiungere che ho conosciuto l’Ufficiale in Comando della guarnigione della Sancta Militia, l’esercito ricomposto dal Papa: tal Carlo. Ricordo il suo nome esser particolarmente lungo ma non mi sovviene ora come ora, ormai mi sono abituato a questa cosa di far difficoltà con la memoria.

Mi ha anche presentato alla squadra, dei brutti tipi devo dire molti dei quali credo avrei fucilato nei miei anni da partigiano. Mi ha spiegato anche alcune loro peculiari procedure come quella storia che se c’è un Morto nei paraggi il comando non è più il suo ma del brutto ceffo vestito di nero armato di lanciafiamme.

Hanno anche voluto che ieri notte dormissi da loro, come un membro della guarnigione. La cosa non mi ha creato problemi, anzi, mi ha fatto piacere respirare aria diversa e vedere facce nuove. forse mi mancava sentirmi parte di un gruppo. Credo mi abituerò facile a viaggiare con loro.

Sono consapevole che è follia mettersi in viaggio per una missione impossibile quale improbabile come questa ma se c’è anche una sola remota possibilità di fuggire da qui e se questa passa dal seguire Amos, diavolo, devo tentare.

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