Continuano le indagini a carico di Apple: la big-tech di Cupertino è di nuovo nel mirino dell’antitrust, non solo in UE.
Le autorità antitrust europee hanno a lungo studiato le politiche applicate da Apple sul suo App Store, riscontrando diverse criticità. A marzo dell’anno scorso, poi, la Commissione Europea ha aperto vari procedimenti contro Apple (ma anche contro Alphabet, cioè Google, e Meta) in base al DMA, il Digital Markets Act.
Si tratta della normativa UE approvata nel 2022 tesa a vigilare sui mercati digitali, per offrire ai consumatori trattamenti più equi e scongiurare gli abusi. Di fatto, l’UE si è concentrata sulla posizione dominante e poco limpida da parte delle grandi piattaforme digitali, come appunto Google, Meta e Apple.
Con le proprie indagini, la Commissione ha espresso molteplici preoccupazioni soprattutto riguardo alle pratiche di Apple relative ai suoi store di app. E in particolare per quanto riguarda le restrizioni poste sui developer. Per esempio, la società di Cupertino è stata accusata di aver praticamente impedito ai developer di informare gli utenti iOS su alternative e offerte più economiche per i servizi di streaming musicale disponibili al di fuori dell’app.
Apple nel mirino dell’antitrust anche in Cina: parte l’indagine ufficiale
L’UE ha poi criticato anche il sistema di commissioni, tradizionalmente intorno al 30%, che la società applica sugli acquisti in-app e tutta la politica che obbliga gli sviluppatori a utilizzare esclusivamente il sistema di pagamento di Apple. Si tratta di pratiche potenzialmente anticoncorrenziali. Limitazioni alla libertà degli sviluppatori che si traducono poi in costi maggiori per i consumatori.
Anche negli USA, negli anni scorsi, sono state avviate indagini simili. La conclusione è stata la stessa: Apple ha imposto regole che hanno limitato il mercato. Ma non è finita, perché anche la Cina, secondo alcuni rumors, starebbe per avviare un’indagine ufficiale sulle pratiche dell’azienda.
Per la big-tech fondata da Steve Jobs è un grosso problema… La Cina rappresenta infatti uno dei mercati tecnologici più vasti al mondo. E potrebbe anche bloccare i prodotti Apple per i cittadini. Oppure imporre sanzioni e obblighi di modificare le politiche per gli sviluppatori.
La tassa applicata da Apple sui pagamenti in-app è considerata oggi da molti come un ostacolo alla libera competizione. Ma la società californiana ripete di non soffocare l’innovazione né aggirare le regole. Inoltre, il grande player tecnologico non sembra intenzionato a rivedere le proprie politiche.