Da un gioco di ritmo ci si aspetta di premere gli stessi tasti ancora e ancora a tempo di musica, ma Patapon porta questa meccanica all’estremo e forse Sony ci aveva visto lungo a sbarazzarsi di una serie così di nicchia affidandone i diritti a Bandai Namco. Ecco però che dopo aver già rilasciato una Remastered per PS4, arriva una nuova versione migliorata per PS5 con i primi due titoli della serie.
Patapon è un gioco decisamente per pochi, ma magari proprio questa sua unicità lo renderà il videogioco perfetto per voi. Vi spiego meglio però, perché io non ne posso proprio più.
Trovare la COSA
In un mondo immaginario abitato da piccole creature nere organizzate in tribù voi sarete una divinità, scesa in terra per aiutare questi esserini occhiuti a trovare quella COSA. Una misteriosa COSA, che non sapete COSA sia, ma che vi richiederà di esplorare tutti i biomi e rafforzare il vostro esercito per sconfiggere mostri o tribù rivali luingo il tragitto.
I Patapon rispondono solo ai comandi dei loro sacri tamburi: quattro, ognuno associato a un suono e a un tasto del controller. Su un ritmo costantemente in 4/4, dovrete impartire all’esercito i comandi, premendo a ritmo una sequenza di quattro tasti da memorizzare. Pata-Pata-Pata-Pon (tre volte quadrato poi cerchio) per esempio permette di avanzare, mentre Pon-Pon-Pata-Pon (due volte cerchio, quadrato poi cerchio) è il comando d’attacco e così via finché non si scoprono e memorizzano tutte le combo. A ogni comando corretto, i Patamon lo ripetono ed eseguono. L’obiettivo è arrivare alla fine del livello senza perdere tutte le proprie milizie e raccogliendo più materiali utili possibili per rafforzare la tribù.
Non perdere il ritmo e non confondersi coi comandi viene ricompensato con lo stato di “febbre” che potenzia la propria tribù e permette anche di attivare i miracoli, dei potenziamenti che permettono di invocare gli elementi naturali per superare alcuni territori ostili – come la pioggia nel deserto rovente.
Gameplay loop ripetitivo
Si alternano fasi di esplorazione e farming dei materiali ad altre di gestione della tribù, in cui sarà possibile equipaggiare i propri soldati, crearne di nuovi, scambiare materiali e altro ancora. Ovviamente, il secondo capitolo di questa collection è più ricco del primo, infatti aggiunge nuovi Patamon che possono cambiare classe o potenziare i propri alleati e altre interessanti varianti. Peccato non abbiano aggiunto anche Patapon 3, probabilmente per limitare il costo della remastered e invogliare a comprarlo separatamente.
Il risultato generale è un gameplay decisamente ripetitivo che potrebbe avere due effetti diversi in base al tipo di giocatore che siete: potreste ritrovarvi completamente immersi in questo ritmo cadenzato e passare ore a “patapatapataponnare“, oppure arrivare alla fine del livello sfatti, devastati dall’aver sentito lo stesso ritmo per 5 minuti filati che sono sembrati un’eternità. Io rientro nella seconda categoria. I comandi infatti non sono tanti e dopo ognuno di essi bisogna attendere che i patapon ripetano quello che gli abbiamo detto e agiscano per poi continuare con la stessa identica cadenza in 4/4 per sempre. Soddisfacente vedere la propria tribù crescere un po’ dopo ogni stage, ma vale la pena farsi tartassare il cervello da un ritmo monotono e ripetitivo per ore per raggiungere una COSA che non si sa neanche COSA sia?
Conclusione
O lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo. La remastered riporta in auge Patapon 1 e 2 nella loro forma migliore, con un sistema di difficoltà personalizzabile e tante opzioni utili, ma il gameplay estremamente ripetitivo ha difficoltà ad avvicinare nuovi giocatori, inclusi quelli appassionati di rhythm game tradizionali che si stancherebbero facilmente del ritmo monotono. Potrebbe risultare rilassante a chi in questa ripetizione trova serenità, e in quel caso la fattura è ottima e impegnerà fino a 25 ore della vostra vita. Ma io non ne pata-posso più.
VOTO: 6




