Like A Dragon Gaiden – The Man Who Erased His Name | Recensione (PS5)

recensione like a dragon gaiden

Non poteva essere un addio. Quello di Kazuma Kiryu è stato un “ci rivedremo”, come lo è stato per il combat system in tempo reale, nonostante il grande successo di Like A Dragon con protagonista l’arruffato Kasuga Ichiban.

Con il finale di Yakuza 6 era palese che la porta per Kiryu fosse stata lasciata aperta anche per futuri DLC o espansioni, e proprio questo doveva essere Gaiden – The Man Who Erased His Name, un DLC del più recente Like A Dragon. Invece si è optato per farlo diventare un capitolo a sé stante aggiungendovi contenuti per renderlo a tutti gli effetti un gioco completo.

Ryu Ga Gotoku sarà riuscito a confezionare un titolo in grado di riportare Kiryu al centro del villaggio? Scopritelo nella nostra recensione.

La nuova identità di Kiryu

Kiryu non esiste più, ha abbandonato il suo nome per non mettere in pericolo le persone che ama, in particolare i bambini dell’orfanotrofio Morning Glory, fondato sull’isola di Okinawa. Kiryu è morto e a ucciderlo è stata la Daidoji, l’organizzazione di cui è diventato il tuttofare sotto il falso nome di Joryu. Dopo gli eventi di Yakuza 6, il drago di Dojima ricomincia con un’altra identità e con la Daidoji che lo tiene in pugno.

Per loro deve acconsentire a svolgere lavori di poco conto sotto la supervisione di Hanawa, come un fedele cagnolino. E proprio un lavoretto da niente sarebbe dovuto essere quello che gli viene assegnato nelle prime fasi del gioco: servizio di sicurezza durante il trasporto di merce di contrabbando. Le cose non vanno secondo i piani, il caos prende il sopravvento, degli uomini incappucciati cercano di rapire Hanawa e qualcuno dimostra di conoscere la vera identità di Joryu.

La faccenda si complica ulteriormente quando Joryu si imbatte in Kosei Shishido e Yuki Tsuruno, luogotenente e capitano della famiglia Watase. Loro sanno benissimo che hanno di fronte Kiryu, sebbene lui cerchi di dissimulare, e gli propongono un accordo: liberarlo dal giogo della Daidoji in cambio della possibilità di tornare ad essere il drago di Dojima alla luce del sole.

La Yakuza è in subbuglio e la famiglia Watase ha bisogno di Kiryu per un’operazione che cambierà per sempre la storia dell’organizzazione criminale. Di fronte a questa scelta, si aprono le strade di Osaka che vedranno il nostro caro Kiryu combattere su più fronti per mantenere segreta la sua identità e proteggere i suoi cari.

La storia di Gaiden è un’intricata partita a scacchi con Kiryu che fino all’ultimo non saprà se muovere le pedine bianche o quelle nere. Come da tradizione, Ryu Ga Gotoku ha confezionato una trama che si basa su complessi giochi politici, su alleanze e tradimenti che rendono via via sempre più sfumati i tratti dei nemici e degli amici.

Ci fa piacere constatare che lo studio giapponese non ne sbagli una quando c’è da costruire una trama che tenga il giocatore costantemente interessato e voglioso di conoscere gli eventi successivi. Nonostante il gioco sia più breve di un canonico capitolo della serie Like A Dragon (la trama principale dura tra le 12 e le 15 ore suddivise in cinque capitoli), l’opera non lesina sui colpi di scena e sulle scene memorabili, in particolar modo durante le boss fight più accese.

La coerenza non viene mai meno, i twist narrativi sono ben studiati e non risultano mai forzati, con un’atmosfera che si tiene sempre molto seria durante gli eventi principali; mentre, come spesso avviene nella serie, questa diventa maggiormente goliardica quando si giocano le storie secondarie. I personaggi godono di una caratterizzazione a 360 gradi con momenti tristi, riflessioni personali, prove di forza fisica ed emotiva che si susseguono coerentemente.

Grande lavoro fa il doppiaggio giapponese, espressivo ai massimi livelli, esagerato talvolta come però piace tanto ai nipponici e come abbiamo imparato ad apprezzare anche noi occidentali. Ci sono i sottotitoli in italiano, non preoccupatevi.

Un altro nome, ma potenza invariata

Kiryu ha abbandonato il suo nome in favore di Joryu, ma non ha di certo dimenticato come si picchia. Ritorna il combat system in tempo reale in stile beat’em up moderno con qualche novità e tante certezze, infatti la serie di Like A Dragon punta da anni su meccaniche che fanno da colonne portanti del gameplay. Gli appassionati si ritroveranno a combattere facendo affidamento a una decennale memoria muscolare perché i combattimenti non sono stati modificati nella loro essenza, e va benissimo così.

Il combat system risulta appagante grazie al feedback dei colpi inferti e subiti e alle animazioni in questo capitolo ancora più fluide. La sensazione di legnosità dei capitoli più vecchi sta iniziando a diventare un mero ricordo, con Kazuma che si muove molto più rapidamente anche nella sua forma tank. Il combattimento di Gaiden infatti si basa su due stili diversi: uno rappresentato da un’aura azzurra che propone movimenti scattanti e mosse acrobatiche, come abbiamo potuto apprezzare in Judgment con un Takayuki Yagami che ha sempre dimostrato una maggiore elasticità, e l’altro riconoscibile dall’aura rossa, lo stile del drago leggendario che rende Kiryu un vero carro armato.

Immancabile poi la barra del Furore che consente di eseguire azioni offensive contestuali allo scenario e combo veloci e brutali, utilissime soprattutto contro gruppi di nemici e i boss che hanno molte barre di vitalità da svuotare. Kiryu può essere anche potenziato spendendo yen e equipaggiandolo con indumenti e accessori che aumentano l’attacco, la difesa e la resistenza alle alterazioni di stato, come sanguinamento, shock, paura, etc.

In linea di massima, il combat system è rimasto invariato, ma è stato arricchito con l’introduzione della vera novità di questo capitolo: i gadget. Kiryu è a tutti gli effetti un agente che lavora per la Daidoji, pertanto ha in dotazione degli strumenti utili in combattimento, anch’essi potenziabili. Il gadget di base è il Ragno, un cavo che permette a Kiryu di immobilizzare il nemico, avvicinarlo a sé per riempirlo di mazzate e lanciarlo. Il Ragno può essere utilizzato anche nelle fasi esplorative per raccogliere oggetti in posizioni troppo elevate da raggiungere fisicamente.

Gli altri gadget a nostra disposizione sono il Calabrone, un drone che può essere richiamato per distrarre e colpire i nemici dall’alto, il Serpente che va ad agire sulla schivata rendendola più reattiva e imprevedibile, e la Lucciola, il gadget più utile, per quanto ci riguarda, e spettacolare da vedere. Si tratta di una sigaretta che funge da granata, questa può essere lanciata nel mucchio per fare danni ingenti a folti gruppi di avversari.

Il combat system di Gaiden richiede di switchare tra i due stili, caricare la barra del Furore per scatenare la furia di Kiryu e nel mentre utilizzare i gadget in base alla necessità del momento, anche più di uno contemporaneamente, data la facilità di utilizzo (ogni strumento è richiamabile tenendo premuto uno dei quattro tasti principali); padroneggiare tutte le dinamiche a nostra disposizione fa sì che ogni scontro sia diverso e aperto a varie soluzioni.

Più piccolo, ma denso come sempre

Come abbiamo accennato in precedenza, Gaiden è un Like A Dragon di dimensioni ridotte (confermato anche dal prezzo più basso rispetto alla media odierna), tuttavia questo non significa che non sia denso di cose da fare. Al di fuori della storia principale, il giocatore può esplorare Osaka avendo sempre qualcosa di nuovo da vedere e ammazzando il tempo con le tantissime attività proposte dal quartiere ricco di vita di Sotenbori.

Il Club Sega ci permette di giocare ai cabinati delle vecchie glorie del publisher giapponese, con gli ufo catcher pieni di colorati premi che fanno da sfondo; possiamo, tra una bevuta e l’altra, sfidare gli NPC a freccette e a biliardo, oppure recarci al golf center per cercare di battere tutti i record; se ci sentiamo in vena di cantare, non può mancare il karaoke nel mondo di Like A Dragon, se invece vogliamo scatenare il fanciullo che è in noi, il Pocket Circuit farà al caso nostro, con agguerrite sfide di kart telecomandati e personalizzabili.

Per un divertimento più stuzzicante, invece, ci sono i cabaret dove gentili e carine hostess ci faranno compagnia. Una volta scelta una ragazza, sarà nostro obiettivo mantenere viva la conversazione proponendo argomenti e rispondendo in modo giusto ai quesiti delle ragazze in base al loro profilo, i cui tratti si sbloccano man mano che faremo la loro conoscenza. In questo capitolo, per il minigioco del cabaret è stata fatta una scelta “immersiva”, con le ragazze interpretate in live action da reali attrici giapponesi.

Gaiden è inoltre pieno di storie secondarie e incarichi che sono stati raggruppati nella cosiddetta Rete di Akame; quest’ultima è un personaggio centrale nella trama del gioco, aiuterà in più frangenti Joryu/Kiryu, ma a patto che anche noi aiutiamo lei ad allargare la sua rete di informatori. Per farlo dovremo portare a termine le Richieste d’emergenza, ovvero le storie secondarie, più complesse e articolate, e le missioni di supporto, incarichi brevi e molto semplici. Sulla mappa appariranno dei punti esclamativi bianchi che rappresentano NPC in cerca di aiuto: queste mini-missioni comprendono risse con teppisti che infastidiscono qualcuno, l’acquisto di cibo da donare ai senzatetto, fotografie da scattare e mostrare al richiedente, tutte cose che si risolvono in pochi minuti, se non addirittura secondi. Dopo l’ennesima richiesta di takoyaki e di un bento, tuttavia, ci sentiamo di dire che una maggiore diversificazione non avrebbe guastato.

Portando a termine questi compiti, si viene ricompensati con Punti Akame che possono essere utilizzati per acquistare tecniche e abilità più avanzate; sbloccano anche un negozio esclusivo e una serie di bonus utili in combattimento e nell’esplorazione.

Insomma, le cose da fare sono tantissime e aumentano in modo significativo la longevità del titolo. Nelle attività secondarie, abbiamo notato che Like A Dragon continua ad essere abbastanza prolisso su certi aspetti, sia dal punto dei vista dell’interazione con i personaggi sia circa la necessità di eseguire dei compiti che in quel momento non risultano fondamentali per avanzare. Un esempio: in un certo momento, sbloccheremo l’Arena, una zona al di fuori di Osaka dove mettere alla prova le nostre abilità di combattimento e guadagnare un bel po’ di yen. Nel bel mezzo di un capitolo, verremo obbligati a raggiungere il rango oro, sebbene sia una cosa che avremmo potuto fare noi autonomamente in qualsiasi altra circostanza.

Secondo il nostro parere, alcune lungaggini tipiche della serie, e dei giochi giapponesi, dovrebbero essere limitate, restringendo i tempi nei casi in cui non appare necessario prolungarli artificiosamente.

Altra riflessione che vogliamo fare riguarda gli incontri casuali: questi sono un marchio di fabbrica della serie poiché ci mettono di fronte al fatto che stiamo giocando a un beat’em up a scorrimento moderno, pertanto è giusto che ci siano combattimenti al di fuori della storia principale e delle attività secondarie, però dopo decine di capitoli sarebbe il caso, forse, di rivedere il sistema di rewards. Venire interrotti ogni trenta metri da teppistelli solo per raccattare gli yen droppati può risultare frustrante a lungo andare.

Va detto che in Gaiden i nemici degli incontri casuali droppano molti più soldi rispetto al passato (anche 90.000/100.000 yen), ma è anche vero che fare soldi in questo gioco è molto più semplice. Dopo poche ore ci siamo ritrovati già con milioni di yen nel portafoglio perché sia le missioni di supporto sia l’Arena risultano da subito remunerativi. Questo è dovuto al costo alto delle tecniche acquistabili, pertanto è tutto bilanciato in tal senso.

Vivere il mondo di Like A Dragon Gaiden è in tutti i casi soddisfacente, le decine di attività sono un continuo incentivo a perdersi tra le strade di Osaka, grazie anche alla già nota qualità grafica che punta da anni sul motore grafico proprietario, il Dragon Engine. Dal punto di vista grafico/estetico, infatti, non si segnalano accorgimenti particolari di sorta. I colori caldi durante il giorno la fanno da padrona con insegne che, soprattutto a Sotenbori, e in un’altra location che non vi sveliamo, danno l’impressione di essere a Las Vegas.

Commento finale

Doveva essere un DLC ed è stato sviluppato in soli sei mesi, complimenti davvero a Ryu Ga Gotoku che confeziona l’ennesimo capitolo della serie sbagliando davvero poche cose. Un gioco più piccolo del solito, ma densissimo di cose divertenti da fare tra attività secondarie, minigiochi, storie parallele e piccoli incarichi (la cui diversificazione poteva essere maggiore). Il combat system non cambia nella sua essenza e va benissimo così; questo è stato arricchito dalla presenza dei gadget che rendono i combattimenti più vari e, in minima parte, anche tattici. L’esplorazione è gratificante, anche se secondo noi il sistema di rewards degli incontri causali andrebbe rivisto. Sulla componente narrativa non c’è molto da aggiungere: l’intreccio, la caratterizzazione dei personaggi, il doppiaggio e la regia sono allo stato dell’arte. Se questo è solo l’aperitivo di ciò che avverrà il 26 gennaio, data in cui verrà rilasciato Infinite Wealth, il seguito diretto del capitolo che ha cambiato le carte in tavola con l’inserimento di un nuovo protagonista e di un inedito combat system a turni, non vediamo l’ora di essere serviti con la portata principale.

PRO

  • Regia, caratterizzazione dei personaggi e doppiaggio
  • Combat system sempre divertente e appagante
  • I gadget arricchiscono il combat system
  • Denso di cose da fare
  • Osaka visivamente soddisfacente

CONTRO

  • Non avrebbe guastato una maggiore diversificazione nelle missioni di supporto
  • Sistema di rewards degli incontri causali da rivedere per renderli più utili

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8.6

Storia - 8.5 / 10

Grafica - 8 / 10

Longevità - 7 / 10

Gameplay - 8 / 10

Sonoro - 8 / 10