Stela Recensione | Un puzzle futuristico hide & seek

Ogni videogioco è un viaggio. A volte raccontato esplicitamente con le parole di un personaggio, altre silenziosamente, da immagini di eroi senza nome. Stela mette il giocatore nei panni di una donna (dalla scarsa caratterizzazione) senza identità, senza storia, riprendendo i motivi utilizzati da giochi come Inside e Limbo.

SkyBox Labs ha originariamente progettato il titolo per Xbox e Pc, per poi rilasciare una versione per Nintendo Switch il 13 Marzo 2020, permettendo anche ai possessori di questa console di prendere parte ad una storia immersiva e “cinematica” quale è Stela.

Un futuro ancestrale

Quando il nostro corpo si materializza in uno scenario a metà tra fantascienza ed antica civiltà, la nostra protagonista (presumibilmente Stela stessa?) inizierà il suo viaggio, la sua fuga già scritta: sappiamo già dove andare, come se avessimo una missione non ben esplicitata. Stela infatti assorbe tanti motivi del genere indie e li combina insieme in modo non originale ma sicuramente interessante: l’intramontabile trial and error, l’interazione ambientale prestabilita e delimitata, platform a cui aggiunge una narrazione “a singhozzi”. L’unica fonte narrativa sono infatti delle stele (da cui il titolo?) disseminate lungo il tragitto, nei tanti e diversi stage che, messi insieme, compongono la scenografia di Stela.

Relativo al gameplay, il level design prevede in alcun punti un simpatico hide and seek stealth dal gusto un po’ horror, a volte un platform puzzle futuristico dove nessuna spiegazione ci dice cosa dobbiamo fare. Proprio i puzzle sono sì semplici, ma permettono alla protagonista di interagire in modo efficace con lo scenario, grazie alla necessità di un good timing e ingegno.

La conclusione non determina un’agnizione della protagonista, per lo meno non esplicita, ma spetta alla sensibilità del giocatore ricollegare tutti i punti dei vari momenti narrativi e dare un senso alla storia. E, sebbene i vari livelli sembrino scollegati sull’asse del tempo e della storia, Stela assume un sapore fantascientifico fresco per un gioco indie di durata tanto breve. Inoltre, tra momenti narrativi e interattivi non c’è uno slittamento forzato e innaturale, anzi i semplici puzzle riescono a combinare bene queste due fasi. 

La protagonista pare in diversi momenti a metà tra l’essere strumento indispensabile per il futuro di quell’universo, e essere un umano che abita un mondo statico e primordiale senza avere su di esso una reale capacità d’azione (all’infuori dell’interazione materiale), cosa che crea un po’ di straniamento. Il gioco riesce sicuramente a coinvolgere il giocatore (grazie alle musiche che creano un’atmosfera molto suggestiva), ma anche l’ambientazione e la grafica contribuiscono a rendere Stela un’avventura interessante.

Nonostante la bellezza dell’arte visiva e la storia appena accennata, Stela non è privo di note negative. In primis, almeno per la versione Switch, la vibrazione che si attiva in determinati momenti di gioco risulta fastidiosa e per niente ben sfruttata. 

Non mancano glitch dei nemici (dotati, tra l’altro, di una scarsa AI), e pure il movimento della protagonista risulta artificioso, innaturale e difficile da gestire, soprattutto per quanto riguarda il salto che risponde all’input non proprio in modo reattivo. Anche la semplicità dei comandi (movimento, interazione, salto) crea un gameplay semplicistico che a seconda del giocatore può essere un pro o un contro. 

Giudizio finale

Stela è un’esperienza breve ma interessante, che riesce a tener testa a tanti titoli del genere più popolari e premiati. Non ha nulla da invidiare ad altri videogiochi almeno per quanto riguarda grafica, ambientazione e colonna sonora, ma resta sempre l’interrogativo di quanto sarebbe potuto essere indelebile nella mente dei giocatori con un gameplay più complesso e una trama più ricca. Rimane una goccia in mezzo al mare del panorama indie, ma una goccia godibilissima, soprattutto per giocatori affascinati dalle note fantascientifiche.