The Bureau XCOM Declassified – Recensione

Qualche settimana fa avevamo già avuto la possibilità di testare in anteprima The Bureau XCOM Declassified, il fu semplicemente XCOM, quello che inizialmente doveva essere uno sparatutto in prima persona realizzato dagli stessi ragazzi autori di BioShock 2 ispirato all’omonima saga strategica, salvo poi cambiare nome quasi all’ultimo momento per abbracciare il genere degli shooter in terza persona, ma con un forte accento sulla componente tattica: dopotutto, è un XCOM
Con un po’ di ritardo rispetto la tabella di marcia prevista, siamo riusciti a mettere le mani sul codice review del gioco pronti a raccontarvi se le buone impressioni tratte da quella anteprima sono state confermate dalla versione completa di The Bureau. 
Ancora a caccia di alieni
C’è da dire che la versione preview fornitaci qualche settimana fa era già lunga e ricca a sufficienza da stimolare un giudizio preliminare sul prodotto. E in fin dei conti, c’è da dire che The Bureau XCOM Declassified non ha tradito le aspettative che ci eravamo posti: un buon prodotto, che strizza l’occhio a vecchi e nuovi fan della saga, che vuole offrire una esperienza di gioco soddisfacente e appagante – riuscendoci, peraltro -, ma che si perde nel dettaglio senza diventare indimenticabile come forse avrebbero sperato gli sviluppatori.
Certo, lo sviluppo travagliato non ha aiutato 2K Marin a tirar fuori il nuovo punto di riferimento per il genere degli sparatutto in terza persona tattici, per questo sarà interessante vedere se un eventuale sequel possa offrire quel qualcosa in più per ambire a traguardi prestigiosi in termini di ricezione da parte della critica specializzata.
Ambientato all’inizio degli anni ’60, The Bureau non tradisce le origini della serie e nei panni dell’agente William Carter il giocatore si trova costretto a fronteggiare una veloce, quanto spietata invasione aliena che nel giro di poche ore mette in ginocchio gli Stati Uniti d’America, già indeboliti dalla Guerra Fredda e dalla corsa allo spazio contro l’Unione Sovietica. La storia viene raccontata attraverso cut-scene interattive che permettono al giocatore di interagire con un sistema di dialoghi simile a quello dei più comuni giochi di ruolo (in questo caso l’ispirazione palese è tratta da Mass Effect) e pur non brillando particolarmente ha il merito di tenere incollati allo schermo gli appassionati, soprattutto per comprendere come fermare una civiltà chiaramente avvantaggiata tecnologicamente rispetto la nostra.
D’altra parte lo stesso non si può dire dei protagonisti. William Carter ha il “solito” background dell’agente depresso per un incidente che ha coinvolto qualche tempo prima la sua famiglia e viene adesso scelto tra gli uomini che devono guidare la riscossa della terra. Un classico che prende solo inizialmente, visto che lo sviluppo del personaggio non riesce, come si suol dire, a “bucare” lo schermo e si finisce anche per avere scarso sentimento nei confronti degli altri protagonisti, nonostante sia presente il classico sistema di permadeath che mette definitivamente fuorigioco i personaggi sconfitti in battaglia.
L’aspetto che allora riesce a soddisfare meglio il giocatore fino ai titoli di coda è sicuramente il gameplay. Dopo aver inizialmente pensato a un semplice sparatutto in prima persona, 2K Marin ha fatto di più, mettendo in piedi un impianto di gioco tanto intuitivo quanto profondo e appagante che si spera possa essere ripreso da chi volesse in futuro aggiungere un pizzico di tattica all’ormai classico e stantio shooter in terza persona. Se al primo impatto The Bureau XCOM Declassified si presenta come l’ennesimo clone di Gears of War, passano pochi minuti prima di scoprire tutt’altra struttura di gioco, fatta di posizionamenti, tattica e strategia, tutta basata non solo sul comportamento in fase di battaglia, ma anche sull’equipaggiamento da portare prima dell’inizio dell’incarico.
The Bureau: XCOM Declassified diverte e intrattiene come pochi. Il sistema permette di portare in battaglia fino a un massimo di due agenti (oltre a quello controllato dal giocatore) e, tramite la pressione di un pulsante, si attiva l’intuitiva interfaccia che permette di controllare le azioni dei propri commilitoni. E non si tratta ovviamente di semplici posizionamenti sulla mappa, ma anche di abilità differenti da utilizzare al momento opportuno. Per questo è molto importante altresì la sezione di briefing della missione: a seconda dell’incarico da portare a termine, il giocatore dovrà essere bravo a scegliere gli uomini migliori per una determinata situazione. Cecchini dove potrebbe servire un approccio più moderato, assalitori quando la situazione finirebbe inevitabilmente per scaldarsi e così via. Strategia e adattamento, due tasselli chiave che fanno parte della struttura di gioco di Bureau, e che per fortuna non vengono mai a noia merito di una buona varietà di nemici sul campo e di un livello di sfida leggermente superiore alla media.
Anche qui però i difetti non mancano: si poteva fare di più a livello di profondità per gli aspetti relativi alla personalizzazione di ogni singolo soldato; inoltre, i propri compagni di squadra sono animati da una intelligenza artificiale basilare che costringe troppo spesso il giocatore a ricorrere a ordini pure elementari per evitare che finiscano sotto il fuoco nemico. Senza contare che neanche i nemici sembrano proprio delle “cime” e il livello di sfida accennato in precedenza è dovuto essenzialmente più al numero di danni subiti da un singolo colpo che a clamorose tecniche di accerchiamento messe in piedi dai gruppi avversari.
Incertezze che si confermano anche sul versante tecnico. A fronte di un impatto grafico sicuramente gradevole, arricchito soprattutto dallo stile anni ’60 che permea questa produzione e dall’utilizzo di un filtro granulare per dare al tutto un aspetto cinematografico, bisogna mettere qualche difetto che riguarda animazioni ed espressioni facciali dei protagonisti che rovina complessivamente il quadro finale. Un pelino meglio si poteva fare anche con l’ottimizzazione, specialmente con DirectX 11 ed effetti di ultima generazione attivati. Bene infine il sonoro, con una buona colonna sonora, un discreto doppiaggio in lingua italiana e ottimi effetti in generale.
Commento finale
Mettiamola così. The Bureau XCOM Declassified sembra aver posto semplicemente le basi per qualcosa di più grande che speriamo di vedere (vendite permettendo) in futuro. 2K Marin, nonostante lo sviluppo travagliato che ha coinvolto questa produzione, ha partorito una struttura di gioco che mischia sparatutto in terza persona e tattica con maestria che appartiene a pochi e che farà certamente felici coloro che cercano qualcosa di diverso dal solito clone di Gears of War. 
Il gioco, però, come si è detto più volte in recensione si è perso nel dettaglio. Per ogni aspetto è mancato sempre qualcosa in più, quella scintilla che distingue le ottime produzioni o addirittura i capolavori da titoli più modesti. Come, appunto, se fosse mancato il tempo necessario per approfondire. 
Ritieniamo però che meriti una chance. Buone vendite del resto convincerebbero l’editore a finanziare un secondo episodio che, con maggior tempo a disposizione, potrebbe colmare le lacune, alcune addirittura clamorose come l’assenza del multiplayer, che appartengono a questa produzione.