Ridge Racer Unbounded: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Nell’enorme e intricata foresta dei titoli giapponesi, sta accadendo una vera e propria rivoluzione atta a strutturare un certo tipo di giochi in via più occidentale: forse per accrescerne le vendite o forse per svecchiare vecchie saghe videoludiche che hanno bisogno di una rinfrescata. Che poi le ciambelle escano con il buco questo è un altro discorso ma almeno ci si prova. Una degli ultimi grandi nomi a fare una manovra di questo genere è stata Namco Bandai che ha affidato alla Software House Bugbear, la realizzazione del suo nuovo capitolo della serie di Ridge Racer. Quello che ne è venuto fuori è un gioco immediato, divertente e graficamente una spanna avanti a molti altri titoli di corse arcade ma sarà bastato per renderlo davvero appetibile? 

BURN SPLIT FLAT RIDGE
La premessa di questo nuovo gioco di corse firmato Namco / BugBear nasce dal fatto di voler svecchiare con una sorta di reboot o spin-off quello che i giocatori di tutto il mondo hanno imparato ad apprezzare con la serie di Ridge Racer: circuiti da affrontare a velocità folle, derapando come non ci fosse un domani, cercando di dominare le prime posizioni. RRU non fa eccezione a questa miscela esplosiva ma cerca anzi di aggiungere qualcosa di nuovo alla serie come una città viva e trafficata in cui cimentarsi non solo in sorpassi adrenalinici ma anche un modello di guida più sporco, infarcito di incidenti e tamponamenti a catena. Il tutto è stato ampliamente modificato dal semplice arcade da sala giochi, portandolo ad un livello più vicino visto nei recenti Burnout e Flat Out (gioco sviluppato proprio dai BugBear). Ecco allora che la gara tipo di RRU è una frenetica corsa che si svolge fra i dedali di una grande e ricca metropoli chiamata Shatter Bay, cercando di mantenere le prime posizioni scoprendo vie parallele e distruggendo letteralmente gli avversari ad ogni scontro. Il tutto risulta assolutamente immediato e veloce, forse anche troppo. Il vero problema del gioco risiede fondamentalmente nella bravura che il giocatore riesce a mantenere affrontando lunghe derapate onde evitare di scontrarsi con il traffico cittadino o di finire miseramente accartocciato contro qualche muro. Perché alla fine gli avversari non è che abbiano tutta sta grande intelligenza artificiale e quando si prende mano con i comandi di gioco e si gode di una buona bravura nella guida, sarà davvero molto facile scalare le classifiche delle gare. Un altro elemento che dovremo imparare a controllare mediamente bene è il classico Boost che ci permetterà di correre ancora più veloce ma anche di distruggere le varie vie alternative che si nascondono nelle mappe: potremo cosi facendo, distruggere vetrine di negozi, muri portanti, accedere a parcheggi nascosti alla vista oppure a interi centri commerciali con la sola e unica speranza di lesinare sulla gara di modo da tagliare il traguardo per primi. Il tutto però senza alcuna fatica di ricerca visto che la maggior parte delle volte ci penserà una bella freccia a indicarci il percorso alternativo – proprio come accadeva nel recente e sottovalutato Split / Second.      

DIVERSE SCELTE
Diverse sono le modalità di gioco che potremo intraprendere man mano che saliamo lungo la campagna. Abbiamo la gara Shindo dove tutta la componente distruttiva viene eliminata in favore di una gara prettamente arcade in cui il giocatore deve pensare solo a correre più veloce che può. Abbiamo la Dominazione in cui bisogna arrivare sempre e comunque fra i primi tre classificati oppure Attacco e Distruzione dove dobbiamo far fuori più auto della polizia nel tempo richiesto. Abbiamo anche le gare di Derapata in cui le gare diventano assolutamente folli grazie a rampe e salti da compiere per recuperare vari power up di modo da maggiorare il tempo di gioco. In ultimo, benché non si tratti per davvero di vere e proprie gare, BugBear ha pensato di impreziosire il gioco con un comodo e facile editor di circuiti. Insomma, in parole povere, sembra che il compitino a casa sia riuscito abbastanza bene ma che se si va nel sottile, si scopre che il gioco alla fin fine è la solita minestra riscaldata di cui forse se ne faceva anche a meno. Forse. Perché per vincere le gare di RRU bisogna dimostrare di saper guidare per davvero visto che ci si trova per le mani un titolo in cui bisogna conoscere bene le piste e le scorciatoie per non finire incidentati ogni minuto di gioco. Uscire da una derapata maldestra porta inevitabilmente a perdere tempo nella migliore delle ipotesi o a fracassarsi da qualche parte, nella peggiore. RRU dimostra di avere una propria anima, diciamo cosi benchè alla fin fine non ci sia nulla di davvero nuovo all’orizzonte.

ESTETICAMENTE BELLINO MA…
BugBear è riuscita a fare bene il compitino anche o soprattutto per quanto riguarda la parte grafica del gioco con una città vivamente bella, realizzata e animata bene. Estremamente convincente per quanto riguarda la modellazione e le texture più tutta una serie di effetti luminosi che non stonano di una virgola. Purtroppo però, benché quello che si vede a video è tutto molto bello e patinato, sul fronte stilistico cromatico, RRU mostra il fianco con una produzione totalmente priva di minimo guizzo creativo. Tutto quello che vediamo sa di già visto centinaia di volte e non c’è nulla in cui fermarsi e dire: “bella trovata!”. Città e macchine sono totalmente anonime che se il gioco si fosse chiamato Pinco Pallino Unbounded, sarebbe stato uguale. In ultimo, giusto per tirarsi ulteriormente la zappa sui piedi, RRU sta fisso sui 30 fps che non sarebbero neanche male se non fosse che in alcune situazioni di frenesia pura, vien voglia di spegnere tutto perché vedere un refresh grande come una casa mentre si gioca ad un titolo di corse (velocità), anche no dai.  

IN DEFINITIVA
Ridge Racer Unbounded è un titolo che ha pochi elementi davvero positivi e molte lacune. Abbiamo la velocità e il divertimento delle prime gare che però si scontra con un gioco assolutamente anonimo e privo di veri guizzi cretivi, estetici e di gameplay. L’anonimato del gioco esce dagli schemi solamente per il nome che si porta appresso ma non basta per decretarne il successo.