Trovate troppi cheater quando giocate a Call Of Duty? Per il creatore di Counter Strike la soluzione è in Corea del Sud
Trovate troppi cheater quando giocate a Call Of Duty? Per il creator di Counter Strike la soluzione è in Corea del Sud (player.it)
Siete stanchi dei cheater nei giochi online e vorreste trovare un modo per giocare in sicurezza? La soluzione ve la dà uno dei co-creatori di Counter Strike: un bel viaggio in Corea del Sud.
Il problema dei cheater nei giochi online, è una delle piaghe che più di altre, rendono il gaming multiplayer irritante e frustrante. In tantissimi sicuramente conosceranno quella fastidiosa sensazione, di quando la semplice volontà di godersi una partita online con amici, si trasforma rapidamente in una sfilza mal distribuita di imprecazioni al cheater di turno, che con mezzucci vari mina il divertimento di chi vorrebbe giocare onestamente.
Trovate troppi cheater quando giocate a Call Of Duty? Per il creator di Counter Strike la soluzione è in Corea del Sud (player.it)
I tentativi fatti dalle varie software house per combattere il fenomeno, sono stati tanti negli anni. Nonostante a volte si abbia la sensazione che alcuni colossi abbiano ormai gettato le armi, un po’ come nel caso di Activision e dei vari Call Of Duty, titoli in cui la presenza dei cheater è ormai estremamente ingombrante nonostante l’avvento di Ricochet, c’è chi ancora non si arrende e spiega quanto difficile sia contrastare i furbetti.
Se sei un cheater, evita la Corea del Sud: parola di Minh Le
Negli scorsi giorni, ha fatto tanto discutere un’intervista condotta da Jake Lucky di Gaming World Media, a una personalità di rilievo nel mondo del gaming: Minh Le, uno dei co-creatori di Counter Strike, che ha voluto parlare fuori dai denti della situazione cheating all’interno del giochi PvP odierni, facendo le dovute differenze col passato.
Facendo un immediato confronto, dello sviluppo della situazione cheater negli ultimi 20 anni, le parole utilizzate da Minh Le sono state lapidarie, arrivando addirittura a definirla un’epidemia:
“È un’epidemia, perché 20 anni fa, quando Counter-Strike è nato, il cheating era un po’ un problema, ma non ha mai raggiunto i livelli attuali”Se sei un cheater, evita la Corea del Sud: parola di Minh Le (player.it)
E continua, parlando della sua esperienza diretta:
“Quando lavoravo a Counter-Strike, probabilmente mi imbattevo in un cheater forse il 5% delle volte, forse il 10%, ma in questi giochi, quando entro in una partita multigiocatore, capita il 40% o il 50% delle volte di imbattermi in qualche evento dubbio. Come giocatore, non vuoi giocare a giochi con queste caratteristiche e come sviluppatore non vuoi creare un gioco che sia rovinato da questa situazione. È una sfida davvero grande, che stiamo cercando di affrontare da 20 anni”
Un inseguimento continuo, una lotta contro un’idra a più teste: queste alcune delle immagini utilizzate da Minh Le per descrivere quanto estenuante e infruttuosa sia la lotta delle software house nei confronti dei fornitori di cheat:
“Quando si chiude un fornitore di cheat attraverso un’azione legale, ne emerge inevitabilmente un altro”.
Ha poi aggiunto una piccola postilla, descrivendo quanto la situazione cheating sia differente tra i paesi occidentali e la Corea del Sud, spiegando che nel paese asiatico è necessario che ogni giocatore verifichi la propria identità online. Di conseguenza, se si viene beccati a barare, si rischia di finire su una sorta di lista nera universale, con nome e cognome ben esposti, un problema decisamente maggiore rispetto a una più classica chiusura dell’account.