Sono [Andrea De Bellis] e sono un Viandante Dimensionale. La mia missione? Esplorare altri mondi.
Oggi siamo in quello di Sine Requie, per la precisione in ciò che resta dell’Europa Centrale: nel IV Reich.
Sono mesi che giro per questo folle stato, popolato da residuati umani e fanatici nazisti. La situazione è angosciante e ogni singolo passo falso potrebbe portare alla mia scomparsa dentro uno di quelli che chiamano “Campi di Rieducazione”. Tutti sanno di cosa si tratta ma nessuno ne parla: sono campi in cui una volta entrati non si esce, nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Tutti hanno Paura, una Paura divenuta necessaria a sopravvivere in questo mondo generato dalla follia e dall’orrore, un mondo in cui i morti si rialzano dalle loro tombe per cibarsi dei vivi.
Questo è l’INCUBO ed io non vedo l’ora di andarmene da qui, ma la mia missione non è ancora finita.
Dopo mesi di ricerca sono riuscito a procurarmi un incontro con due interessanti uomini in quel di Monaco di Baviera. Uno è un vecchio Colonnello in pensione [Curte], l’altro è un Medico in Bolletta [Leo]. Sembra che siano due squattrinati e i marchi che mi sono procurato “legalmente” li aiuteranno a migliorare la loro condizione sociale non proprio florida. Li avranno, certo, a patto di rispondere alle mie domande.
Abbiamo concordato di incontrarci all’interno di un vecchio teatro poco frequentato alla periferia della città. I miei soldi hanno garantito la riservatezza necessaria ad un simile incontro. Dopotutto potrebbe capitare di parlare di cose sconvenienti e non voglio in alcun modo farli sentire in difficoltà.
Sono il primo ad arrivare. Il teatro è come me lo aspettavo. Vecchio, brutto e cadente, con all’interno una arcigna signora di nome Helga che mi chiede chi sia. Le mie generalità false e la mia busta piena di soldi fanno il resto. Vengo condotto nella stanza concordata, ad aspettarmi c’è tutto il necessario: un registratore a nastro magnetico, una macchina da presa (non chiedetemi come l’ho avuta), una scatola di buoni sigari, una scacchiera e, ovviamente, una fotografia dell’amato Führer. In verità l’avevo chiesta di Adolf Hitler, ma hanno preferito posizionare quella di Herman Rupert Reichmann sul piccolo mobile circolare vicino alla poltrona.
Il primo ad arrivare è Il Colonnello: la sua faccia rimane particolarmente colpita dalla telecamera, credo si stia chiedendo tra sé e sé a cosa serva. Che non ne abbia mai vista una? Ne dubito, ma probabilmente non ne comprende il senso. Un buon sigaro e due frasi di circostanza risolvono la questione. Ci accomodiamo e si lascia andare ai ricordi, alle dune nel deserto, alla Battaglia del Tagliamento e ad altri racconti da camerata. Lo lascio parlare, è palese che ne ha bisogno.
Dopo una decina di minuti si aggiunge a noi il mio secondo ospite. Dice di aver fatto tardi perché ha avuto un problema in ospedale, doveva coprire un collega che misteriosamente non si è presentato a lavoro. In silenzio guardiamo fuori dalla finestra e vediamo l’alto comignolo dell’forno che sbuffa la sua nuvola bianca. Non possiamo non pensare a cosa voglia dire: cenere eri e cenere tornerai.
Lascio accomodare i miei due nuovi “amici”. Sembra che si conoscano. Faccio finta di ignorare la cosa. Preparo la mia penna e la mia macchina da presa. Il nastro gira. Dovrò bluffare, molto, per avere ciò che voglio.
Possiamo iniziare:
- Direi che è ora di passare alle vere presentazioni. Chi siete davvero? Che cosa è questo mondo in cui ci troviamo e che sto esplorando da tempo ormai? [Domanda Vera: Chi siete? Cosa è Sine Requie?]
[Curte]: Chi sono davvero? Che diavolo di domanda è? E mi tolga quella telecamera dalla faccia. Quello che sta facendo è pericoloso, lo sa? La donna che ci ha fatto entrare… lei sa bene chi è? È sicuro di poter garantire per lei? Coff! Coff! E va bene, mi dia quei fottuti marchi. Prima di entrare nella Wehrmacht ero un Medico Veterinario, vivevo in una città portuale, avevo una moglie, due figli piccoli, quattro gatti e una buona collezione di dischi. Ma ora tutto ciò che senso ha? Era un’altra vita. Ora è tutto cambiato. Iniziai a scrivere… e non da solo. E quello che scrivemmo era orribile, oscuro. Ora ci sono dentro e non riesco a uscirne, i suoi confini sono imperscrutabili come la sua vera natura… è un gioco? È un racconto folle? È un esperimento di Stalin? Forse è tutto questo messo assieme. Forse nulla di questo.
[Leo]: prima di entrare in ospedale facevo lo psicologo, ma a chi interessa la psicologia in un mondo folle come questo? Qui è bene fare quello che i Quadrunviri vogliono senza fiatare. Almeno ci tengono lontani dai Morti, è già qualcosa. Sine Requie? È la cosa più folle che si possa trovare in giro. Non direi mai a mio figlio di leggerlo, forse è per questo che non ho figli.
- Voglio andare dritto al punto. Voi due sapete benissimo perché siete qui. Non siete chi dite di essere, siete molto di più ed io lo so. Voglio sottolineare che non ho alcun interesse ad alterare nulla di questo mondo che avete creato. E’ vostro, fatene ciò che volete. Ciò che voglio sapere è: Perché? [Domanda vera: da dove nasce la vostra idea di creare Sine Requie?]
[Curte]: questo signore che mi ha messo accanto, il diavolo se lo mangi, mi chiamò, e mi disse “facciamolo”. Sembrava impossibile e questo mi attrasse, mi spinse ad aiutarlo e a trasformare tutto ciò che avevo in quest’opera. Film dell’orrore, nozioni mediche, storiche, persino suggestioni musicali e cantautoriali… tutto fu immolato alla causa.
[Leo]: sentii il desiderio di creare qualcosa che ancora non si era mai visto. Qualcosa che unisse i tarocchi, i morti viventi, la seconda guerra mondiale. Mi resi conto che non sarei stato pronto a farcela da solo, per questo chiamai un mio vecchio amico. Solo ora mi rendo conto di averlo trascinato in qualcosa di più grande di noi.
- Perché creare un mondo simile, popolato di tali orrori? Cosa vi aspettate dalla popolazione che lo vive, o comunque da chiunque altro si ritrovi qui, per caso o per propria volontà? [Domanda vera: Quale è lo scopo del gioco? A chi è rivolto?]
[Curte]: quando iniziammo volevamo fortemente creare ciò che non c’era, e dare lustro ai Morti Viventi, quelli misteriosi, inconoscibili, terrificanti dei racconti e dei film Horror non ancora divenuti merce spazzatura per ragazzini e soap opera. Vivere l’orrore al tempo era difficile e si confondeva l’orrore con altro, con l’interpretare un mostro dai grandi poteri, o nello stravolgimento di una realtà solida che crollava sotto segni antichi e stelle malevole. Volevamo un gioco in cui l’orrore fosse ovunque, e non ci fosse redenzione.
[Leo]: è rivolto a gente davvero strana, non al giocatore medio. A qualcuno che non ha Paura di entrare in una spirale di orrore da cui non ne uscirà mai. Il nostro scopo era di corrompere le giovani menti, e ci siamo riusciti.
- E’ giusto che io vi riveli un segreto, dopotutto io ne conosco molti vostri. Io vengo da un mondo simile a questo, ma dove a vincere la guerra sono stati gli Alleati e il Nazifascismo è stato spazzato via. Un mondo dove quel maledetto 6 giugno i morti non si sono mai rialzato. Nella creazione di questo mondo quanto avete tratto ispirazione dal mio? [Domanda vera: quanto vi è di accuratezza storica in Sine Requie?]
[Curte]: non so cosa tu abbia attraversato per giungere qui… non so cosa tu sia ma prenderò questi Marchi e li userò per bere e dimenticare questa chiacchierata. Abbiamo molti libri a casa, e quel che abbiamo potuto sapere, lo abbiamo rispettato. Ma abbiamo anche un’idea precisa. Tutto ciò che hai visto nel tuo mondo deve essere lo sfondo, tutto ciò che crea la mente del lettore di Sine deve essere in avanti, libero di crescere secondo la sua fantasia e seguendo le sue paure.
[Leo]: l’accuratezza storica è fondamentale per rendere tutto il più credibile possibile.
- Il processo di creazione di qualcosa passa attraverso la volontà di dare manifestazione ai propri voleri. Mi domando allora, vi è qualcosa in questo mondo a cui vi sentite particolarmente legati? Andate anche oltre i confini di filo spinato di questo regime se ciò è necessario, non sentitevi limitati dal contesto in cui ci troviamo. [Domanda vera: Quale è la vostra ambientazione preferita e perché?]
[Curte]: Cambio spesso idea, non sempre ho gli stessi desideri. Sono le medicine… ma ci sono due luoghi che accendono in me la speranza. Uno è il regno a Est, governato dal nuovo Stalin e dalla sua tecnologia. L’altro è più lontano. Ho letto un dispaccio della marina, un documento segreto. Il Giappone è un luogo dove andrei subito, se potessi raggiungerlo. Vivo.
[Leo]: il Soviet è l’unico luogo sulla terra in cui abbia senso vivere. Almeno così mi hanno detto i Commissari del partito.
- Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine e sebbene questo mondo trascenda la normale condizione di vita e morte, è inevitabile che in un momento collocato nel futuro tutto ciò abbia termine… ma nel frattempo, cosa ancora partorirà la vostra contorta mente? [Domanda Vera: Cosa ci riserva il futuro editoriale di Sine Requie? Quando vedremo la fine che più volte ci avete promesso?]
[Curte]: Vedremo la fine, ma non prima di aver visto… non mi chieda altro, non posso parlare. E spenga quella dannata telecamera! Per il Dio degli Ariani!
[Leo]: queste domande stanno diventando troppo impertinenti, forse è il caso di andarsene.
- Non sempre tutto ciò che è perfetto come un mondo viene compreso. Le miopi menti degli esseri umani potrebbero non percepire taluni elementi sapientemente lasciati qui e li da voi creatori. Pensate che io o un altro potenziale visitatore abbiamo sottovalutato, o comunque tralasciato, qualcosa in cui riponevate molto e che vi aspettavate fosse palese agli occhi di tutti? [Domanda vera: Vi è un elemento su cui avevate puntato molto e che invece è stato ignorato o comunque passato in secondo piano? Come mai secondo voi?]
[Curte]: Non so di cosa lei stia parlando… non c’è nessun disegno intelligente sotto la coltre di orrore, solo follia. Smetta di cercare. Smetta di fare domande! Lei può assicurarmi che Helga sia solo una vecchiaccia come dice? Non ha sentito il rumore di un’auto? Sbrighiamoci, cazzo, sbrighiamoci a finire.
[Leo]: le menti più fulgide hanno capito tutto. O forse no? Chi siamo noi per dirlo.
- E’ innegabile che voi siate qui in qualità di miei ospiti sotto mentite spoglie, questo perché vi piace mescolarvi a quello che avete creato, viverlo da dentro. Dopotutto perché non creare un intero mondo e non viverlo? Ciò che mi chiedo è, avete dei panni che vi piace particolarmente indossare? Oppure vi basta essere un Colonnello in pensione e un Medico in bolletta? [Domanda Vera: In quale personaggio più vi rispecchiate?]
[Curte]: Ho sognato di vivere altrove e ogni vita vissuta ha avuto valore assoluto, non potrei dire che una valesse più di un’altra. Sono le emozioni che provi, non chi sei, a generare ciò che vale la pena vivere.
[Leo]: quello che dice il Colonnello corrisponde a verità.
- Questo mondo non è per i deboli di stomaco o per i puri di cuore, è palese, avete creato un mondo duro, maturo e violento. Mi domando allora, se questo fosse uno spettacolo teatrale e non più un mondo a quale pubblico sarebbe rivolto? So che la domanda sembra assurda ma devo comprovare una teoria nata da un mio viaggio nelle Terre Perdute Britanniche… [Domanda Vera: a chi si rivolge questo il gioco?]
[Curte]: l’orrore è un piatto che tutti devono assaggiare. Ti aiuta a crescere, a meno che non ti avveleni uccidendoti. Non credo ci sia un pubblico che meriti tutto questo, e d’altro canto nessuno merita di esserne salvato. Il rumore di una portiera che si chiude. Lo ha sentito? Devo andarmene. Sbrigatevi.
[Leo]: a chiunque adori l’orrore senza nessun tipo di limitazione.
- Durante la mia permanenza qui ho scoperto che un noto disegnatore ha un tratto assolutamente identico a quello di un altro illustre disegnatore del mio mondo, sto parlando delle “avventure di Otto”. Come mai creare un collegamento simile, serve per future evoluzioni della vostra creazione? Se vi faccio due nomi, Ramesse III e Duccio Malaspina, sto battendo la strada giusta? [Domanda Vera: Avete realizzato, o comunque tentato, di realizzare vari prodotti, il libro Sopravvissuti ne è un esempio riuscito: avete mai pensato di realizzare un fumetto ispirato a Sine Requie? Dopotutto in passato ci furono leggeri accenni nei vecchi materiali di Sanctum Imperium e Regno di Osiride.]
[Curte]: Le idee sono molte, ma c’è bisogno di chi possa realizzarle e renderle produttive. Come sa piuttosto bene non navighiamo nell’oro. Stanno salendo le scale, di grazia, mi dia quei Marchi.
[Leo]: non è facile trovare persone adatte a simili progetti. In molti si propongono in pochi hanno davvero la professionalità per portare a termine un lavoro del genere.
- Un ultima domanda. Vi osservo da anni, questa non la prima volta che mettete mano a questo mondo, direi che questa è la sua terza incarnazione. Come mai? Quali modifiche avete apportato dalla prima stesura alla seconda e poi, in ultimo a questa, la terza, in cui ora ci troviamo? [Domanda Vera: Sine Requie è giunto alla sua terza edizione, cosa cambia rispetto alle precedenti? Quali altre modifiche verranno apportate?]
[Curte]: Cresciamo, studiamo, maturiamo. Troviamo nuove strade, spiamo ciò che avviene fuori di qui e cerchiamo di migliorare i punti migliorabili. Se penso alla prima edizione mi pare impossibile giocarci, oggi, per quanto era poco affinata. Ora mi dia quei dannati Marchi, la sua Holga ci ha venduti, sporca puttana.
[Leo]: c’è sempre il tentativo di rendere il prodotto migliore dal punto di vista regolistico e quindi più appetibile e giocabile.
“Direi che siamo giunti alla fine dell’incontro. Magari ora avete voi una domanda per me. Posso dedicarvi un attimo prima di andare via”; questo è quanto dico mentre sposto il polsino dal mio orologio. Non vedo l’ora di scappare da qui, mi mette i brividi questo posto.
Osservo la Svastica sulla bandiera che troneggia al centro della stanza. Questo mondo è il male. La mia attenzione viene richiamata altrove. Osservo i miei due ospiti. Il Colonnello parla.
[Curte]: Non ho altro da dirle se non… ah sì… lei ha una pistola? Se ce l’ha farà bene a tirarla fuori, o non usciremo vivi da qui.
Guardo di nuovo l’orologio, guardo il Colonnello in Pensione, guardo il Medico in Bolletta. Qualcosa non quadra. La mia finestra di uscita non si è aperta. Osservo la mano tremante del Colonnello che invano chiede una pistola che non possiedo.
Non va bene. Non va bene per niente, la situazione sta precipitando. Passi veloci di stivali che si avvicinano. Uno di questi impatta la porta spalancandola con violenza. Dei dobermann… no, un solo dobermann… Diavolo, un Kerberus ringhia verso di noi. Pistole puntate, proiettili sibilanti nell’aria. Salto fuori dalla finestra sfondandola e rotolo per terra sull’asfalto circondato da cocci di vetro.
Da dentro il teatro sento urla e spari e quel latrato che mi gela le ossa.
Alzo gli occhi al cielo. Lo vedo. La mia finestra ora è aperta: quei due devono aver fatto qualcosa. Forse volevano trattenermi nel loro incubo ma, fortunatamente, la distanza che pongo tra me e loro scappando via fa si che questa torni a funzionare.
Non comprendo il significato del grande rombo che si staglia nell’aria e sinceramente non me ne curo, devo fuggire da qui e perdere tempo a pensare potrebbe essere fatale.
E’ il 4 ottobre del 1957 quando lascio il IV Reich.
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