Intervista a Bloober Team, studio di The Medium | Parola al lead designer Wojciech Piejko

intervista al lead designer di bloober team

Bloober Team è uno degli studi più talentuosi sulla scena videoludica odierna, il loro nome è legato ai videogiochi horror, genere di cui sono diventati veri maestri.

Layers of Fear e Observer i loro lavori più acclamati, ma mancano poche ore all’uscita ufficiale del loro progetto più ambizioso: The Medium. Il gioco in questione punta a farsi ricordare a lungo dagli appassionati del genere grazie alla particolare meccanica della Dual Reality, in grado di consentirci di esplorare due mondi paralleli nello stesso momento.

Poco prima del rilascio del gioco che avverrà il 28 gennaio (disponibile anche gratuitamente sul Gamepass), siamo riusciti a ottenere un’intervista con il lead designer di Bloober Team: Wojciech Piejko.

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Parola a Wojciech Piejko di Bloober Team

L’arte gioca un ruolo molto importante nei vostri giochi, infatti, in entrambi i capitoli del franchise Layers of Fear, ci sono molti riferimenti alla pittura e al cinema. Quanto vi sentite ispirati da altri tipi di arte quando imbastite trama e narrativa dei vostri giochi?

Piejko: In termini di narrazione, siamo ovviamente ispirati e influenzati da molti tipi di arte, ma principalmente film, serie tv e altri giochi. Soprattutto Silent Hill 2 ha plasmato molti di noi come sviluppatori di giochi horror, e questo gioco classico è stato una delle nostre principali ispirazioni per The Medium, accanto a Hellblade, What Remains of Edith Finch e la serie originale Netflix Dark.

È corretto dire che il videogioco, per Bloober Team, è un’aggregazione di ogni arte esistente?

Piejko: Probabilmente hai ragione, anche se sarei cauto con affermazioni così nobili. Sono molto felice, tuttavia, che i videogiochi si siano evoluti così tanto e siano diventati una parte significativa delle nostre società e delle nostre culture.

In tutti i vostri titoli, avete cercato di “disorientare” i giocatori con meccaniche “ingannevoli”. Lo ripeterete anche in The Medium o sceglierete un percorso diverso?

Piejko: Sì e no allo stesso tempo. Da un lato, The Medium non presenta così tanti elementi psichedelici come Layers of Fear o Observer. D’altra parte, il punto centrale della storia è presentare al giocatore prospettive diverse e capovolgere ciò che pensavano di sapere sugli eventi e sui personaggi.

La Dual Reality è la caratteristica chiave di The Medium, pensi che possa essere rivoluzionaria per ogni futuro survival horror?

Piejko: Lasciatemi prima spiegare che The Medium non è un survival horror, piuttosto è un titolo psicologico. Siamo stati ispirati da Silent Hill e Resident Evil per certi aspetti, ma per altri abbiamo seguito la nostra strada.

Anche se penso che la Dual reality sia un concetto affascinante, non abbiamo l’ambizione di renderlo uno standard per il genere. Non è qualcosa che si adatta a ogni storia o idea di gioco. Tuttavia, sarà interessante vedere se ispiriamo altri sviluppatori, di giochi horror o meno

In The Medium, la trama è ambientata nella Polonia degli anni ’80. Conoscete molto bene questa ambientazione: era la stessa di Observer, anche se in quel caso la trama era ambientata nel futuro. Quali sono le tue sensazioni riguardo a questo “ritorno a casa”, soprattutto dopo aver creato un videogioco molto “americano” come Blair Witch?

Piejko: In realtà, il gioco è ambientato un po’ più tardi, siamo alla fine degli anni ’90 a Cracovia, in Polonia, ma ci sono anche un po’ di riferimenti agli anni ’80.
È fantastico creare giochi in un ambiente che conosci così intimamente. Se The Medium fosse ambientato da qualche altra parte, diciamo negli Stati Uniti, sarebbe un gioco diverso, avrebbe un “sapore” diverso.
È anche una grande opportunità per raccontare a un pubblico più ampio il tuo paese, la tua città o la tua cultura, ad esempio i dipinti di Zdzisław Beksiński attraverso il design artistico del mondo degli spiriti presente nel gioco.

Affrontate un’avventura dal punto di vista di una medium: come vi siete preparati a fare una cosa del genere? Avete avuto la possibilità di parlare con medium della vita reale, associazioni o persone che hanno vissuto eventi paranormali?

Piejko: Fin dall’inizio, abbiamo voluto creare la nostra interpretazione di chi sia un medium. La nostra protagonista non vede semplicemente gli spiriti, vede il loro mondo, può esistere in esso. Può anche essere nel nostro mondo e nel mondo degli spiriti allo stesso tempo, il che la rende molto diversa dalla descrizione popolare di una medium.
Certo, abbiamo letto e guardato molto sull’argomento, ma principalmente abbiamo dato la nostra interpretazione.

Quali ambientazioni e contesti storici vorreste esplorare nei progetti futuri?

Piejko: Una domanda difficile. Per prima cosa dobbiamo pensare al tema per il prossimo gioco (in The Medium è come la tua prospettiva cambia la tua percezione), e solo allora decideremo quale ambientazione e tempo sarebbero più adatti a quel tema.

Chiudiamo l’intervista con una domanda molto personale: qual è il tuo gioco horror preferito in assoluto?

Piejko: Resident Evil 2 (quello del 1998) ha cambiato la mia vita. È il motivo principale per cui amo i film horror, gli zombi e i giochi survival horror giapponesi. Probabilmente anche un motivo per cui sono diventato uno sviluppatore di giochi. L’ho giocato di nuovo di recente ed è ancora fantastico. Anche il remake è fantastico, ma a causa della nostalgia e di tanti bei ricordi è l’originale che ha quel posto speciale nel mio cuore.


Ringraziamo Wojciech Piejko (vi consigliamo il suo profilo Twitter) e tutto lo staff di Bloober Team per averci concesso questa piacevole chiacchierata, anche se da lontano.