Diario del dott. Flammini 7 Novembre 1957

Flammini 7 novembre 1957 - Parte II - Il diario del Dott. Flammini

Diario del dott. Flammini 7 Novembre 1957

Oggi mi hanno condotto a colloquio con il Maestro della rocca “non ricordo il nome“. Comincio a credere di avere problemi di memoria. Da quando sono qui mi risulta difficile ricordare nomi e credo dovrò iniziare ad appuntarmeli e trascriverli più volte nella speranza che questi rimangano impressi nella mia mente; più tardi chiederò al mio adepto – o in qualunque modo si chiamino quei ragazzini vestiti di nero  – che gironzola sempre qui intorno.

Ah, si: non ha funzionato. Non ha assolutamente funzionato ed anzi sono stato anche preso in giro: mi ha fatto accomodare nella sua stanza e abbiamo parlato, domande semplici come “che tempo fa a Ravenna“, “come sta il Maestro Paolo” e altre fesserie del genere

Poi quando ha posto domande più approfondite non potuto far altro che tergiversare e improvvisare su chi fosse Fratello Amos e su come arrivare in Piccola Italia. Mi aveva scoperto, era chiaro, eppure non stava facendo alcunché, anzi, volle sapere dell’attacco dei Morti di cui ero stato vittima – con molta probabilità l’uomo all’ingresso lo ha avvisato – perché era chiaro gli interessasse l’accaduto.

Raccontai per filo e per segno quando successe quella notte, dei corpi dilaniati e divorati del fuoco e della cenere, di Raimondo che si risvegliò e ci inseguì a cavallo. Tenni per me solo della presenza di Mario; dopotutto lui non c’entrava nulla e mi aveva salvato, non avevo voglia di creargli ulteriori problemi… E poi mi tradii.

Raccontai di questo Templare, alto e fiero, che combatteva maestoso e imperterrito e li il mio ascoltatore mi domandò “è in quel momento che hai deciso di assumere la sua identità?” per poi incalzare “mi mostra il suo foglio di via…Fratello Raimondo?

Ero stato scoperto. Presi mesto il documento che avevo con me e lo mostrai senza aggiungere altro. Consegnai anche la lettera che venne aperta e letta. Mi domandò se ero io la persona a cui si faceva riferimento nella lettera: feci un cenno di assenso.
Bene. Allora spiegatemi perché quattro templari la stavano scortavano“.

E cosi iniziai a raccontare per l’ennesima volta la mia storia; del mio viaggio a Vienna; della Villa delle Rose; del sequestro di Ultimo Terziani; del rogo del mio compagno di volo; della scarcerazione e del seguente viaggio qui… sempre omettendo il mio salvatore Mario.

Rilesse attentamente la lettera e lo sentii chiaramente riflettere a voce bassa. Davanti a balzo agli occhi nuovamente il sigillo recante due cavalieri in groppa a un cavallo e ripensai alla mia fuga.  Se mi concentravo abbastanza riuscivo anche ad avere vivide immagini di quanto accaduto ma quei pensieri vennero bruscamente interrotti dal Maestro che con forti colpi di tosse attirò la mia attenzione.

Mi avvicinai per prestare aiuto perché la crisi persisteva ed anzi aumentava d’intensità e chiamai aiuto, ricevendo soccorso da due templari posti fuori dalla porta. Subito venne portato in un’altra stanza dove non fui ammesso. Poco dopo anche io vuoi condotto nella mia cella.

Credo di sapere molto bene cosa abbia il Maestro ma per esserne sicuro dovrei visitarlo approfonditamente. Appena possibile chiederò se mi concederanno di farlo, magari se mi rendo utile uscirò più facilmente da questa spinosa situazione.

Si, è l’unica carta vincente che ho, oppure… oppure potrei lasciare muoia cosi che nessuno scopra chi sono. Ma cosa sto dicendo, anche altri si saranno resi conto del mio banale inganno. Non sono bravo in queste cose, è un dato di fatto.

Credo di dover solo aspettare, quando mi porteranno la cena semplicemente chiederò al mio scudiero di riferire il mio messaggio al Maestro della Rocca.

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