OPUS: Prism Peak | Anteprima (PC) | Immortalare i ricordi

una fotografia di OPUS: Prism Peak
OPUS: Prism Peak | Anteprima (player.it)

SIGONO torna con una nuova avventura narrativa della serie OPUS; l’abbiamo provata in anteprima.

Probabilmente a molti di voi la serie OPUS non dirà granché, così come nome del suo sviluppatore SIGONO. Si tratta di un team cinese fondato nel 2013 da Brian Lee e Scott Chen, determinato fin da subito a creare esperienze story-driven per piattaforme mobile. Nasce così l’IP OPUS, una serie di avventure narrative che mescolano fantascienza e fantasy onirico, proponendo esperienze di gioco rilassanti e riflessive, in cui si esplorano tematiche profonde e universali come la crescita, la perdita, la ricerca di senso.

Negli anni la serie ha accumulato premi e goduto di conversioni per PC, e finora consiste di 3 capitoli principali. Quest’anno il team ha annunciato il quarto capitolo, OPUS: Prism Peak, che abbandona la componente sci-fi per abbracciare maggiormente l’aspetto fantastico, imbastendo un viaggio in una realtà parallela in cui indagare passato e presente per interrogarci sul futuro. Abbiamo provato una breve demo in anteprima per renderci conto di cosa ci aspetti.

Impressioni passate

foto di un cervo
Impressioni passate (player.it)

La demo rede evidente che l’avventura che andremo a giocare voglia proporre una riflessione sulle scelte che si compiono nel corso della vita: il tasto di avvio della partita riporta tra parentesi “Eugene, 6 anni”. Capiamo presto che Eugene è il protagonista del gioco, e la visuale in prima persona (elemento di rottura rispetto ai giochi precedenti, che erano in terza) ci immerge nei suoi panni. Camminiamo per un sentiero nel bosco in compagnia di nostro nonno, che ci insegna a scattare la prima fotografia.

Passa qualche anno e, in questa fase introduttiva, scopriamo qualcosa di più sull’infanzia turbolenta di Eugene: litigi in famiglia, genitori assenti, e il nonno premuroso come unica figura di riferimento. A suo modo un’infanzia tutto sommato felice anche se solitaria, fatta di passeggiate nella natura e alla scoperta della passione per la fotografia.

Passione che Eugene tenta di trasformare in lavoro una volta raggiunta l’età adulta, con il trasferimento nella grande città. In rapida carrellata osserviamo il succedersi di salite e cadute: il lavoro che non ingrana, un rapporto di coppia che naufraga, l’avvio di attività di ripiego che finiscono per questo o quell’altro motivo. Una situazione di precariato esistenziale nella quale tantissimi young adults si possono riconoscere.

foto di una città in bn
Impressioni passate (player.it)

A questo punto la demo ha una brusca cesura, in cui salta la premessa narrativa che è il vero motore dell’azione: ci viene detto sommariamente che Eugene si trova d’improvviso catapultato in un mondo parallelo, dove conosce una misteriosa ragazzina senza nome, unico altro essere umano oltre a lui. Eugene vagabonda per i luoghi d’infanzia che giacciono in un curioso stato di abbandono, incontra strani spiriti a cui non sa dare una spiegazione e si trova in possesso di un misterioso diario appartenuto a chissà chi, ma che sembra contenere indizi su come farsi strada in questo strano mondo.

Lo scatto perfetto

Lo scatto perfetto (player.it)

Il gameplay vero e proprio prende le mosse in una scalcinata stazione ferroviaria di campagna, la stessa dove Eugene era solito scendere per andare a trovare il nonno. Sembra tutto come allora, e al contempo è tutto diverso: gli avvisi ai viaggiatori parlano di creature misteriose, c’è un braciere che arde di un fuoco eterno e che dispensa consigli, e sulla banchina appare uno spirito in forma di animale che aspetta pazientemente l’arrivo di un treno che sembra non arrivare mai, ma sul quale dovrebbe esserci Colui che vede (letteralmente The Seer), che gli ha promesso che tornerà a prenderlo.

Eugene e la ragazzina scoprono che una maledizione d’ombra (Shade’s Curse) si sta abbattendo sul mondo, e che l’unica speranza per fermarla è raggiungere la Città Senza Nome (Nameless City). Eugene deve quindi trovare il modo di ottenere un biglietto per salire a bordo treno, quando arriverà.

A livello narrativo questa brevissima demo (l’ho completata in 20 minuti) sia pressoché ingiudicabile: troppe le domande senza risposta, troppi i significati nascosti e lasciati a mille possibili interpretazioni. Ciò è utile però a capire se una premessa così criptica possa fare al caso vostro o meno: amate le storia fantastiche che si rivelano piano piano? O bramate avere immediatamente un obiettivo chiaro e uno scopo evidente per le vostre azioni? A seconda della vostra preferenza capirete subito se questo gioco possa fare per voi o meno.

diario tribale
Lo scatto perfetto (player.it)

Il gameplay, come intuibile, è ridotto all’osso. Qualsiasi interazione col mondo (al di fuori delle azioni di dialogo e di esame di oggetti) avviene attraverso la fotocamera di Eugene: con essa possiamo inquadrare e fotografare qualsiasi cosa ci circonda, e immortalando alcuni elementi significativi sbloccheremo delle riflessioni personali e potremo ottenere indizi utili che andranno a riempire il misterioso diario di cui siamo entrati in possesso.

Quest’ultimo funziona come diario di completamento del gioco, dandoci la misura di quanti segreti riusciamo a collezionare e del nostro grado di avanzamento nell’avventura. Il diario è scritto in una lingua ignota, ma la sua struttura lascia pensare che nel corso dell’avventura troveremo delle steli che ci permetteranno di tradurlo. Per quanto riguarda la macchina fotografica, invece, possiamo regolarne lo zoom e la velocità dell’otturatore oltre che cambiarne l’obiettivo e montare degli accessori. Tutto questo in teoria, poiché tali opzioni erano precluse nella demo, eccetto quella di pulire la lente.

selezione foto
Lo scatto perfetto (player.it)

Ogni oggetto esaminato, ogni scatto significativo ci garantisce una ghianda che potremo sacrificare all’altare in cambio di indizi su come procedere o di kit di pulizia della lente. Ciò mi fa supporre che il gioco preveda una meccanica di gestione delle risorse, ad esempio potrebbe darsi che la lente di degradi dopo un certo numero di scatti o in condizioni meteo avverse. Queste tuttavia sono solo mie supposizioni, perché la demo non ha offerto nulla di tutte queste ipotetiche variabili.

Senz’altro il gioco ci sprona a fotografare qualsiasi cosa ci capiti a tiro e, sebbene all’inizio appaia disorientante, presto riusciremo a intuire (in alcuni casi ci verrà chiesto esplicitamente) quali elementi specifici rintracciare nello scenario. Questo impianto be si resta ad ipotetici giochi di prospettive, caccia ad oggetti nascosti o attesa del giusto tempismo per realizzare lo scatto perfetto. Bisognerà vedere quanto SIGONO avrà deciso di espandere la componente prettamente puzzle.

Fiaba per adulti

uno spirito lupo
Fiaba per adulti (player.it)

L’impressione è comunque quella di un’interazione molto blanda, che lasci spazio a ritmi rilassati, dialoghi profondi (ma non pedanti) e libertà di interpretazione. Colpisce positivamente il design artistico del gioco, una perfetta commistione di stilemi occidentali e orientali, che immerge ogni ambientazione in una luce dorata e rassicurante. Lo stile grafico in cel shading conferisce un tocco anime al risultato generale, che si sposa assai bene con gli elementi mistici del gioco tra cui spiriti con fattezze animali che rimandano allo shintoismo (ma sicuramente ci sono anche riferimento al folklore cinese che nella mia ignoranza sono incapace di cogliere.

La demo si conclude in un’ambientazione oscura e altamente onirica, immersa nelle nebbie notturne e con l’apparizione di uno spirito-cervo, alle cui spalle svetta in inquietante occhio che ci fossa imperscrutabile. Questa chiusura enigmatica lascia presagire anche risvolti più cupi della vicenda, che dimostra di non aver paura di affrontare tematiche impegnative e adulte.

Al termine della demo sono rimasto sicuramente con più dubbi che certezze, rispetto a quella che sarà la formula di gioco e a come sarà bilanciata la componente puzzle in proporzione a quella puramente narrativa. Sicuramente si tratterà di un’esperienza compatta (i precedenti titoli della serie si completavano in una manciata di ore) che coinvolgerà chiunque apprezzi il videogioco come medium “per adulti”, veicolo privilegiato per affrontare tematiche complesse in cui l’interazione consenta un grado di partecipazione dell’utente che nessun altro mezzo di espressione artistica è in grado di garantire.