Non è solo una paranoia da cappello di carta stagnola stavolta: c’è una minaccia reale che può entrare nello smartphone da un ingresso insospettabile.
Spesso, ciò che si legge in rete è frutto di una generosa dose di panico derivato da situazioni che, il più delle volte, non si comprendono e quindi, un po’ come una versione contemporanea delle divinità nascoste nei fenomeni naturali, si grida al pericolo.
Il telefono non si comporta come dovrebbe e allora si pensa che qualcuno stia ascoltando, guardando, rubando dati. Può capitare che effettivamente un malfunzionamento nasconda un attacco hacker, come pure può capitare che semplicemente per mancanza delle conoscenze di base della manutenzione del proprio device ci si trovi con un cellulare che fa i capricci. Stavolta invece il problema esiste ed è piuttosto diffuso. C’è infatti potenzialmente il rischio che qualcuno ascolti tutto quello che dici.
Il pericolo dallo smartphone che non ti aspetti
C’è da dire che questa volta il problema non arriva direttamente dallo smartphone, quanto da un oggetto che molto probabilmente viene utilizzato in tandem con lo smartphone: le cuffie Bluetooth.

C’è infatti un allarme che riguarda diversi chip utilizzati proprio per le connessioni Bluetooth all’interno di molti device. Device quindi come cuffie, auricolari, microfoni wireless e altoparlanti. E i brand coinvolti sono quelli che conosciamo di più: Bose, Sony, Marshall, Teufel e altri.
Che cosa può succedere? In realtà la minaccia, per realizzarsi, come in altre situazioni, deve essere piuttosto vicina al device che si vuole prendere di mira e che deve a sua volta aver collegato uno degli accessori Bluetooth che al loro interno hanno un chip Airoha.
Ma questo non significa che non sia possibile. Ciò che può succedere è che, attraverso la connettività Bluetooth in cui sono state riscontrate tre vulnerabilità, si possa ascoltare tutto quello che viene detto, ma non solo.
Attraverso l’ingresso del Bluetooth sarebbe potenzialmente possibile anche entrare all’interno del device. Una volta entrati si può fare qualunque cosa: dall’esfiltrazione di dati personali fino all’installazione di malware per portare avanti ulteriormente la propria pericolosa ingerenza.
Come accennavamo, si tratta comunque di un modo di attaccare i device che deve prevedere la vicinanza al device che si intende hackerare e quindi potrebbe essere un modo per colpire device che appartengono a soggetti importanti, mentre è più difficile che si finisca con l’essere oggetto di un attacco di questo tipo se si è comuni mortali.
Ma il fatto che un chip Bluetooth così diffuso e in prodotti di fascia alta, che quindi vengono percepiti come prodotti che sono anche a un livello inconscio migliori della concorrenza, possieda al suo interno un problema che può portare alla compromissione di ciò che si ha sullo smartphone è qualcosa che fa chiaramente riflettere.
Soprattutto perché colleghiamo tantissime cose agli smartphone e tante di queste connessioni ora rappresentano un potenziale punto debole.