Resettate il contatore dei giorni passati da quando Google ci ha fatto imbestialire: questa accusa è gravissima e ha anche senso.
La società della grande G porta avanti la sua idea di presente e di futuro. Negli anni, e non si può negare, Google ha portato enormi innovazioni che ora tutti utilizziamo. Ma forse si è purtroppo toccato il limite.
Dopo l’evento più recente, Google I/O, sono volate parole grosse e accuse estremamente pesanti. Accuse che, anche a leggere le dichiarazioni di difesa dei rappresentanti della società della grande G, continuano a sembrare molto sensate. Come finirà lo scopriremo solo andando avanti. Ma le parole hanno un peso e qualche volta bisognerebbe ricordarcelo.
Google ruba tutto perché può farlo… e voi no
Per capire qual è la situazione vogliamo fare un esempio. Ve lo ricordate quando online andavano di moda i servizi come eMule e Napster? Chi non poteva permettersi un software o di comprare un album andava su queste piattaforme o su altre simili e scaricava copie piratate.

Più di recente chi, per necessità o tirchieria, guarda serie TV e film senza avere gli abbonamenti rischia molto, fino a 5.000 euro. Questo perché se qualcosa appartiene ad altri, per poterla utilizzare occorrerebbe pagare o quantomeno chiedere il permesso. Questa regola, a quanto pare, funziona per tutti tranne che per Google.
Dopo la presentazione Google I/O in cui è stato annunciato che la nuova e famigerata modalità AI Mode è stata resa disponibile per tutti gli utenti negli Stati Uniti, c’è stata una pesante presa di posizione da News Media Alliance, ovvero la società degli editori americani.
La nuova modalità, questa l’accusa degli editori, ruba quel poco che è rimasto di traffico ai siti di informazione rigurgitando qualche frase rubata dai contenuti che gli editori pubblicano ogni giorno.
Ma come dicevamo, e stiamo bene o male parafrasando le parole di difesa che i rappresentanti di Google hanno poi utilizzato, Google può farlo anche perché sennò sarebbe “troppo complesso” chiedere agli editori in quali servizi vogliono comparire e in quali servizi non vogliono comparire. Una posizione che se seguite il dibattito sulle IA torna molto spesso perché tutti quelli che stanno costruendo LLM si giustificano dicendo che non è possibile chiedere il permesso a tutti.
Se non siete grandi fan dell’informazione e quindi poco importa se l’intelligenza artificiale di Google vi evita di dover andare sui singoli siti, vogliamo farvi riflettere su questo: se improvvisamente tutte le testate giornalistiche e i blog online smettessero di pubblicare anche solo per 24 ore e voi faceste una ricerca su un qualcosa di nuovo, quello che vi trovereste sarebbe molto probabilmente un riassunto malfatto preso da fonti inesistenti, perché l’intelligenza artificiale non sa perdere e perché non crea nulla ma rimpasta quello che trova alla bell’e meglio, senza sapere realmente ciò che sta facendo. Come fa ad essere questo il futuro?