Non si arresta l’hype su DeepSeek, e intanto montano anche nuove preoccupazioni sulla protezione dei dati e la sicurezza.
Qualcuno ha già vietato l’uso della nuova tecnologia AI di origine cinese. E il resto del mondo appare sempre più preoccupato dalla questione. Anche in Italia, per esempio, si sta ragionando sulla possibilità di bloccare o limitare per sempre DeepSeek. Tutto ciò dopo che il Garante della Privacy ha giudicato poco sicuro l’utilizzo della app. Le criticità riguarderebbero principalmente le procedure di protezione dei dati degli utenti italiani durante l’uso del chatbot.
Anche gli USA hanno già messo in campo delle restrizioni dopo che la app chatbot gratuita di DeepSeek è diventata il contenuto più scaricato nel PlayStore e nelle AppleStore. Alcuni ricercatori americani hanno poi scoperto che dati relativi a circa un milione di utenti del chatbot cinese sono già di dominio pubblico sul web, cioè esposti.
E non è tutto… Secondo OpenAI, come vi abbiamo spiegato in un articolo precedente, i modelli AI della startup cinese sarebbero stati addestrati sfruttando senza opportuna autorizzazione ChatGPT e altri codici sorgenti di Windows.
Inoltre, secondo le autorità degli Stati Uniti, vari account governativi di Pechino sarebbero stati impiegati per montare il passaparola e spingere in tutto il mondo DeepSeek. Il fine? Rendere l’app cinese il chatbot più usato al mondo. Si sospetta anche che la startup cinese potrebbe avrebbe acquistato dei semiconduttori avanzati di Nvidia servendosi intermediari a Singapore…
E, così facendo, la Cina avrebbe in pratica aggirato le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulla vendita di chip per la tecnologia AI. La notizia, di estrema rilevanza ma non ancora confermata, è stata riportata dall’agenzia di stampa economica Bloomberg.
La paura, mai nascosta, è che il Governo cinese possa sfruttare l’AI per carpire informazioni dagli utenti che ne sfruttano i modelli linguistici. Inoltre, c’è anche chi sospetta che il chatbot di DeepSeek possa mirare a veicolare messaggi anticapitalistici e o comunque pro-cinesi.
Taiwan blocca DeepSeek: il motivo
Il fatto che l’app abbia avuto così tanto successo in pochi giorni e che sia risultata in grado di competere per potenza ed efficienza con OpenAI ha sollevato preoccupazioni non solo nelle aziende di big-tech ma anche fra i funzionari governativi statunitensi. La Marina degli Stati Uniti ha per esempio vietato l’uso di DeepSeek per motivi di sicurezza nazionale, e il Governo americano sembrerebbe pronto a introdurre nuove restrizioni come ha già fatto con TikTok.
Anche Taiwan ha di recente vietato l’uso di DeepSeek tra le agenzie governative. Tale decisione è stata presa dal Ministero degli Affari Digitali di Taiwan a causa di serie preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale. Secondo il Governo taiwanese, l’AI cinese potrebbe mettere in pericolo la protezione dei dati sensibili degli utenti che usano il chatbot.
In particolare, il Governo teme che l’uso di DeepSeek possa comportare serissimi rischi di fughe di dati verso la controparte cinese. Provvedimenti simili sono già stati adottati da altri Paesi. Sembra che il mondo abbia paura di DeepSeek. Il chatbot, oltre a essere così pervasivo, diffuso e potente, è anche pericoloso? Anche l’Italia sta valutando la situazione…
DeepSeek raccoglie una quantità gigantesca di dati dagli utenti: dagli input testuali ai file caricati. Conserva poi la cronologia delle chat e altre informazioni personali. E tutti questi dati vengono archiviati su server situati in Cina, dove le leggi sulla sicurezza nazionale obbligano le aziende a condividere i dati con il Governo. Questo è l’aspetto più preoccupante.