Il rumor di qualche giorno fa, si è infine rivelato reale: il celebre publisher videoludico Electronic Arts è adesso una società privata. Ricostruiamo il processo che ha portato a questa epocale operazione.
Solo pochissimi giorni fa, vi avevamo raccontato in questo articolo, di un rumor diffuso dal The Wall Steet Journal, che insisteva su un accordo che Electronic Arts, uno tra i più grandi e importanti publisher videoludici, avrebbe dovuto finalizzare di lì a poco, con alcuni fondi d’investimento parecchio controversi, per concludere un’operazione cosiddetta di “leveraged buyout”, una procedura d’indebitamento.

L’obiettivo di EA dunque, era quello di diventare a tutti gli effetti, una società privata. Abbandonare la forma di società pubblica, ricomprando tutte le azioni presenti sul mercato e accentrare il controllo dell’azienda. Gli investitori esteri poi, avrebbero guadagnato da un tasso d’interesse posto sulla restituzione del denaro, man mano che EA avrebbe continuato a generare utili.
Adesso la notizia però è confermata: Electronic Arts è stata acquistata (in un certo senso), per 55 miliardi di dollari. Bisogna però adesso capire perché una notizia del genere, che parrebbe riguardare alcune entità private, potrebbe risultare estremamente interessante e controversa, a livello sociale e politico.
Quali sono i fondi che hanno contribuito?
La prima domanda, non può che essere “da dove hanno preso 55 milairdi dollari?”. La risposta in parte, ve l’avevamo già spiegata nel precedente articolo. Una procedura di acquisizione con indebitamento, funziona quando una società riesce ad agganciarsi a dei fondi esteri per avere, appunto, un prestito. A far discutere parecchio però, è l’entità dei fondi che hanno appoggiato l’acquisizione. Si tratterebbe del fondo Saudita Public Investment Fund, del Silver Lake e del conto del genero di Donald Trump, Affinity Partners.
Le controversie arabe
Primo su tutti, svetta il PIF, Public Investment Fund, sotto lo stretto controllo della Monarchia dell’Arabia Saudita. Tramite il PIF, l’Arabia aveva già messo bocca sia in EA, di cui possedeva il 9,9% delle azioni, sia in tante altre aziende videoludiche come Nintendo, Take Two, Koei Tecmo, Ubisoft e tante altre.

Più volte però, il PIF si è ritrovato a essere al centro di accese polemiche. Per riuscire a chiarire bene il perché, vi lasciamo il report di 95 pagine di Human Rights Watch, “The Man Who Bought The World: Rights Abuses Linked to Saudi Arabia’s Public Investment Fund and Its Chairman, Mohammad bin Salman,”, che spiega per bene tutto ciò che ancora oggi, rimane a dir poco irrisolto nella questione saudita.
Per fare un po’ un sunto e comprendere di che si tratta: nel report, viene provato come il Fondo sia sotto stretto controllo del Principe Mohammad Bin Salman Al’Saud, che potrebbe godere e disporre in maniera totalmente indiscriminata di un fondo che ammonta a più di 3 bilioni di dollari. Il denaro deriverebbe in larga parte dal petrolio ma, a esso soggiacerebbero sfruttamenti e abusi in diverse forme.
Un esempio è la campagna “anticorruzione” portata avanti personalmente da Bin Salman, attingendo dal Fondo, nel corso del 2017. Durante quel periodo, centinaia tra giornalisti, avversari politici, dissidenti o semplici lavoratori vennero imprigionati e sottoposti ad abusi di varia natura, con il pretesto di combattere varie correnti di corruzione che infestavano il paese. Tra i giornalisti perseguiti vi era Jamal Khashoggi, che più volte si era mostrato duro col regime di Bin Salman e che fu costretto a emigrare in Turchia, dove venne poi ucciso.
Secondo le indagini condotte dalla CIA nel corso del 2018, il mandate dell’omicidio fu proprio il Principe Bin Salman. A riprova di ciò, vi sarebbe anche il trasferimento della compagnia Sky Prime Aviation, in capo al PIF proprio nel 2018. Proprio due aerei della Sky Prime furono utilizzati per il trasporto degli agenti sauditi a Istanbul, per uccidere Khashoggi.
Come anche diversi osservatori internazionali hanno avuto modo di far notare, l’utilizzo del PIF da parte di Bin Salman, tramite varie entità come il Savvy Games Group per entrare a gamba tesa nel mondo videoludico, sarebbero modalità con cui si cerca di compiere un’operazione di “moral washing” saudita agli occhi del mondo, filtrando il racconto che viene esposto. Un caso che ha fatto molto discutere a riguardo, è quello relativo al DLC gratuito di Assassin’s Creed Mirage, che punta a raccontare una porzione della storia saudita in maniera decisamente positivista e revisionista.
Le controversie trumpiane
La seconda questione parecchio controversa, è quella relativa al fondo Affinity Partners. Il proprietario del fondo d’investimento, sarebbe niente meno che Jared Kushner, genero dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, marito della figlia Ivanka. Per capire come mai quella di Kushner è una figura controversa però, dobbiamo fare un passo indietro.

Durante la prima amministrazione di Trump infatti, Kushner aveva ottenuto un ruolo di potere alla Casa Bianca. Nel periodo che va dal 2017 al 2021, Kushner ricoprì il ruolo di consigliere senior per Trump ed era stato incaricato dal Presidente, tra i vari affari da gestire, di occuparsi della pace in medio-oriente. E da quel momento, iniziarono i rapporti di Kushner proprio con Mohammad Bin Salman.
Subito dopo la fine del mandato di Trump, quando cambiò dunque l’amministrazione, Kushner ricevette una “donazione” sul suo fondo, proveniente proprio dal PIF, per un ammontare di 2 miliardi di dollari. Non tardarono ad arrivare le accuse di conflitto d’interessi: in tanti iniziarono a non vedere come un caso, l’apposizione del veto presidenziale alla tassa che avrebbe portato gli USA a cessare la vendita di armi all’Arabia Saudita, durante la guerra in Yemen.
Interrogato sul principe saudita e sul suo coinvolgimento dell’omicidio di Khashoggi, Kushner rispondeva:
“Ne stiamo ancora parlando? Capisco come mai, sapete, le persone sono arrabbiate riguardo ciò. Penso che ciò che è successo è stato assolutamente terrificante. Ma ancora, il nostro lavoro era di rappresentare l’America e provare a portare avanti le cose in America. […] Conosco la persona con cui ho stretto accordi (qui si riferisce al principe Mohammad Bin Salman -ndr). Penso che sia un leader visionario. Ritengo che ciò che ha fatto in quella regione, sia trasformativo”.
In molti hanno visto dietro a questo giustificazionismo, proprio un’ammissione del coinvolgimento diretto del principe negli affari americani. E dunque, a quanto parrebbe, la loro cooperazione nell’acquisizione di EA, non sarebbe sicuramente la prima operazione che i due portano avanti.
Come avverrà l’operazione di EA?
Una volta che tutti gli attori più interessanti e controversi sono stati presentati, cerchiamo di capire come avverrà la trasformazione di EA da società pubblica a privata, all’atto pratico.
Prima di tutto, Electronic Arts dovrà utilizzare i 55 miliardi (di cui 20 miliardi forniti da istituti bancari) per riacquisire tutte le azioni attualmente sul mercato. L’accordo con gli azionisti, porterà EA a pagare 210 dollari ogni azione, un valore da record mai raggiunto dall’azienda, sin dalla sua prima quotazione in borsa nel 1999. Si tratterebbe di un “premio”, equivalente al 25% dell’attuale valore di mercato delle azioni, che sarebbe di 168,32 dollari.

L’operazione ha ricevuto l’ok dal Consiglio d’Amministrazione di EA e si concretizzerà nel primo trimestre dell’anno fiscale 2027. Andrew Wilson, Presidente e CEO di Electronic Arts (che dovrebbe rimanere in capo anche dopo l’acquisizione), ha commentato l’operazione:
“I nostri team creativi e appassionati di EA hanno offerto esperienze straordinarie a centinaia di milioni di fan, creato alcune delle IP più iconiche al mondo e creato un valore significativo per la nostra azienda. Questo momento è un forte riconoscimento del loro straordinario lavoro. Guardando al futuro, continueremo a spingere i confini dell’intrattenimento, dello sport e della tecnologia, aprendo nuove opportunità. Insieme ai nostri partner, creeremo esperienze trasformative per ispirare le generazioni future. Sono più entusiasta che mai per il futuro che stiamo costruendo”.
Perché, anche i giocatori, non dovrebbero festeggiare per un’operazione del genere?
Luis A. Ubiñas, Lead Independent Director del Consiglio di Amministrazione di EA, ha motivato l’azione di EA, attribuendole un vantaggio “immediato e certo” per gli azionisti. A non essere entusiasta dell’operazione però, paiono i commentatori “internettiani”: tantissimi addetti ai lavori hanno commentato la notizia, in modo catastrofico, caustico. Vi riportiamo di seguito, ciò che ha dichiarato il celebre e rinomato giornalista Jason Schreier in un post su X:
“Tantissime persone si sono concentrate (comprensibilmente) sulla parte Arabia Saudita e Kushner in ciò, ma l’impatto immediato e molto più grande arriverà dalla nuova EA privata, che sarà tenuta all’amo da un debito di 20 miliardi. Questo potrebbe significare licenziamenti di massa, monetizzazione più aggressiva e altre misure ingombranti di taglio dei costi“.
In tanti altri hanno sollevato una questione “morale”: tanti dei franchise più celebri del mondo dei videogiochi, in grado di veicolare spesso messaggi d’inclusione o più libertari, come Dragon Age, Mass Effect, System Shock, Need for Speed e tanti altri, saranno sotto il giogo di un governo come quello saudita, un aspetto che preoccupa chi mal sopporta la censura nei videogiochi. Nonostante la paventata apertura dell’Arabia ai costumi dell’occidente, sull’aspetto delle minoranze e dei diritti civili per esempio, è ancora parecchio ancorata alla sua morale più classica e radicata.
A lot of people are (understandably) focused on the Saudi Arabia and Kushner part of this, but the far bigger immediate impact will come from the new private EA being on the hook for $20 billion in debt. That could mean mass layoffs, more aggressive monetization, and other big cost-cutting measures — Jason Schreier (@jasonschreier.bsky.social) 29 settembre 2025 alle ore 14:52
Non vi è attualmente una tutela giuridica, per le persone appartenenti alla comunità queer e anzi, continuano a non mancare arresti e punizioni corporali, con tanto di rischio di pena di morte per chi viene riconosciuto essere in una relazione gay. Viene inoltre vietato il “travestitismo” e la perversione dei costumi. In Arabia tra l’altro, non esiste un codice penale con dei limiti chiari, motivo per cui ogni decisione viene presa basandosi su un’interpretazione (imprevedibile) discrezionale della Sharia, derivata dal Corano e dal Sunna.
Pensate a un gioco come Mass Effect 3 e al personaggio di Kaidan Alenko o a Dorian Pavus di Dragon Age: Inquisition e a quanto sarà complicato trattare un argomento del genere, avendo “in casa” chi rema contro e che ha il potere economico di tenerti immobilizzato e succube. Al netto di quella che è certamente una delle più grandi operazioni economiche che abbia mai coinvolto un’azienda videoludica, sono tante le questioni che andranno analizzate e che potrebbero aprire a un fiume di controversie non indifferenti.
