Tre saghe storiche che nessun amante dei vampiri può perdere

Da quando nel 1897 Bram Stoker pubblicò il suo “Dracula” i vampiri hanno conquistato la fantasia del mondo intero.

Esseri eternamente giovani, condannati alla fame ed alla notte perenne, capaci di controllare le menti dei mortali e trasformarsi in bestie.

Oggi non esiste una branca della cultura di massa che non abbia affrontato il tema “succhiasangue”: da saghe letterarie a quelle cinematografiche, fumetti, serie TV e giochi di ruolo.

Il mondo dei videogiochi non è rimasto immune al fascino dei vampiri reinterpretando ed immaginando queste creature nei più svariati modi e contesti.

Da questo interesse sono nate tre saghe storiche diventate, nei decenni, pietre miliari del mondo videoludico.

Un Mondo di Tenebra: Vampire the Masquerade

Per cominciare non parliamo di un singolo videogioco, ma di una saga che potrebbe essere definita capostipite di qualunque progetto legato ai vampiri.

Nel 1991 la White Wolf pubblicò il gioco di ruolo cartaceo “Vampire: the Masquerade”. I giocatori dovevano ruolare dei vampiri e destreggiarsi nel cosiddetto “Mondo di Tenebra”: in questo universo i vampiri hanno una complessa ed articolata organizzazione segreta, la “Camarilla”, fondata per sfuggire al maglio dell’Inquisizione. Ai giorni d’oggi i vampiri riescono a restare nascosti solo grazie a questa setta, ma non mancano problemi come cacciatori, governi umani consapevoli e pronti a sterminare i “succhiasangue” e faide interne tra clan rivali.

Un universo estremamente complesso ed articolato.

Redemption: dalla carta al controller

Il primo adattamento videoludico arrivò nel 2000 ad opera di Nihilistic Games.
Vampire: the Masquerade – Redemption era un RPG coinvolgente con una trama complessa ed avvincente basata sul gioco di ruolo cartaceo. Vantava anche un comparto tecnico di tutto rispetto per l’epoca; non a caso fu premiato come “Best RPG” nel corso dell’E3 del 1999.

La trama segue le vicende del cavaliere crociato Christof Romuald. Nel 1141, gravemente ferito in battaglia, Christof viene trasportato in un convento di Praga dove una suora, Anezka, riesce a salvargli la vita. Nella notte, però, il luogo viene attaccato da alcuni mostri deformi. Il cavaliere, pur se convalescente, riesce a sventare la minaccia.

Il giorno dopo Christof scopre che i mostri fuoriescono da una miniera d’argento fuori città ed immediatamente si precipita lì per porre fine alle incursioni. In questa grotta che affronta ed uccide un vampiro, a capo dei mostri, ma le sue gesta attirano le attenzioni di Ecaterina la Saggia, un’altra creatura della notte che apprezzando il potenziale del crociato decide di trasformarlo in vampiro.

Ormai reso un mostro, Christof giura amore eterno a suor Anezka e si allontana da Praga per paura di far del male a lei o ad altri cittadini innocenti. Inizia così la sua avventura a caccia di creature della notte insieme ad altri compagni.

Un’avventura che arriverà fino ai giorni nostri.
L’ultima parte del titolo, forse la meno riuscita, è ambientata, infatti, negli anni ’90, con vampiri che hanno sostituito spade e scudi con mitragliatori, pistole e giubbotti antiproiettile.

Oltre Christof, il giocatore può controllare molti altri personaggi, ognuno con le proprie abilità, in squadre da al massimo 4 vampiri. Il gioco permette di adattare inoltre i personaggi al proprio stile, potenziando apposite skill o equipaggiando armi ed armature con poteri speciali.

Un GDR completo ed appagante che fa della narrazione il suo punto forte e riesce a trasportare nell’oscuro universo del gioco di ruolo cartaceo.

Bloodhunt: battle royale insanguinato

Purtroppo dopo Bloodlines, sequel spirituale di Redemption del 2004, l’universo del Mondo di Tenebra non ha ricevuto adattamenti videoludici per quasi 20 anni.

Solo nel 2021 Sharkmob AB ha pubblicato per Steam e PS5 Vampire: the Masquerade – Bloodhunt. Si tratta di uno sparatutto battle royale free-to-play basato proprio sulla lore del gioco di ruolo. Infatti la prima caratteristica che balza all’occhio è lo spazio concesso alla trama, nonostante il genere.

Nella Praga dei giorni nostri la Camarilla sta affrontando un vuoto di potere, così, durante la notte, i vari clan si fanno guerra tra strade e palazzi in una faida sanguinosa volta ad accaparrarsi il controllo della storica capitale. Esiste anche un hub di gioco in cui è possibile approfondire la lore e comunicare con alcuni personaggi secondari.

La trama non è l’unica caratteristica che distingue Bloodhunt da altri battle royale. Il giocatore, infatti, non interpreta un semplice soldato armato di fucile e cattive intenzioni, ma un vampiro. Certo, le armi ed il piombo non mancando, ma il giocatore ha a sua disposizione anche altri modi per sopravvivere alla notte.

I vampiri, oltre a sparare, possono arrampicarsi anche sui palazzi più alti per conquistare posizioni di vantaggio, possono saltare per decine di metri ed utilizzare poteri offensivi sviluppabili su un apposito skill-tree. E’ possibile anche rigenerare la propria salute: se, infatti, l’avversario non concede un colpo mortale, il proprio vampiro tornerà in piedi e pronto ad uccidere in pochi secondi.

Inoltre, Praga non è una città abbandonata. Pur se in piena notte sarà possibile incontrare cittadini ignari o soldati impegnati a sventare la minaccia vampirica. Uccidendo e nutrendosi di questi malcapitati sarà possibile acquisire ulteriori poteri e diventare vere e proprie macchine di morte.

Purtroppo, Bloodhunt nonostante tutte le sue particolarità non ha conquistato il mondo dei battle royale. La colpa è principalmente da attribuire ad uno sbilanciamento generale di poteri e classi: alcune abilità sono nettamente superiori ad altre, omologando il meta e, quindi, annullando qualunque possibilità di scelta.

Swansong: “become human”

Nel 2022 l’universo videoludico di Vampire ha cambiato ancora una volta forma.
Nacon ha pubblicato su tutte le piattaforme “Vampire: the Masquerade – Swansong”, prodotto da Big Bad Wolf.

Si tratta di un’avventura grafica ambientata nel Mondo di Tenebra e che prende molto dalle produzioni Quantic Dream come “Detroit Become: Human”.

La Camarilla di Boston è in crisi, i vampiri più anziani stanno fuggendo verso il Vecchio Continente seguendo un imprecisato richiamo ed i giovani al comando devono fronteggiare una minaccia che rischia di sterminare l’intera specie.

Il giocatore deve vestire i panni di tre diversi vampiri, scoprire cosa sta succedendo e, attraverso le sue scelte, salvare Boston. Ognuno dei tre protagonisti ha un passato ed un vissuto differente, poteri unici ed interazioni personali con gli altri personaggi. Le scelte, anche minime, hanno un forte impatto sulla storia complessiva e, se non si presta la dovuta attenzione, è possibile anche perdere per sempre i propri protagonisti fallendo la missione.

Un’avventura grafica che integra perfettamente i poteri vampirici: è possibile dominare una mente più debole per vincere un confronto verbale, è necessario nutrirsi di sangue umano o animale per avere abbastanza potere per proseguire o usare l’agilità per saltare via da situazioni pericolose.

La storia è avvincente ed è estremamente interessante invischiarsi nelle relazioni e nei sentimenti dei vari protagonisti.

La vera pecca che non fa spiccare Swansong è il comparto tecnico con animazioni legnose ed espressioni facciali arretrate di 10 anni. Il titolo è, tuttavia, più che godibile e riesce ad offrire la concreta sensazione di interpretare un vampiro con tutto il potenziale che ne consegue.

Legacy of Kain

Sempre parlando degli albori dei videogiochi sui vampiri è impossibile non parlare della saga “Legacy of Kain”. Il primo capitolo “Blood Omen: Legacy of Kain”, venne prodotto da Eidos Interactive ed arrivo sulla PS1 nel 1997.

Il giocatore viene catapultato nella terra di Nosgoth, dilaniata dalla guerra tra vampiri e monaci guerrieri. L’equilibrio del mondo è sorretto (in tutti i sensi) da nove pilastri, ma l’assassinio di un potente vampiro mette in crisi quest’ordine naturale.

Il protagonista è Kain, un comune mortale, assoldato dai guardiani dei sacri pilastri per risolvere la situazione. La storia è, a tutti gli effetti, l’epopea tragica di Kain che trasformato in vampiro, tradito dai suoi alleati e mosso da forze ben più grandi di lui finirà per corrompere la sua stessa anima. Infatti, quando il protagonista, alla fine, dovrà scegliere se sacrificarsi per il mondo o gettarlo nell’abisso diventandone il sovrano, senza indugio sceglierà il potere.

Blood Omen è un action-adventure free-roaming con visuale isometrica dall’alto. Il giocatore è completamente libero di muoversi ed esplorare il vasto mondo di gioco e la progressione non è divisa in questa, ma solo indicazioni per capire dove dirigersi. Un titolo comunque fortemente legato al passato: ad esempio sono concesse vite limitate prima del game over.

Soul Reaver: il successo globale

Le vicende di Blood Omen fungono da premessa narrativa per il secondo titolo della saga, “Legacy of Kain: Soul Reaver”, pubblicato nel 1999 dallo stesso team del suo predecessore. Tuttavia si tratta di un titolo completamente diverso.

Si ritorna a Nosgoth, ma secoli dopo gli eventi di Blood Omen. Infatti, Kain è ancora il padrone incontrastato del mondo dopo la sua egoistica scelta e la sua crudeltà ha distrutto e corrotto irrimediabilmente il regno. I pochi umani superstiti sono vittime dello strapotere dei vampiri, ormai privi di rivali.

Il protagonista ora è Raziel, luogotenente di Kain. Il re, però, è diventato paranoico, ha paura che qualcuno possa diventare così potente da sconfiggerlo e prendere il suo posto. Così, quando a Raziel spuntano delle ali da pipistrello, Kain teme il suo potenziale, lo priva del titolo e lo esilia nel Lago dei Morti, imprigionandolo in un tormento eterno.

Molto tempo dopo Raziel viene risvegliato da un’entità che si fa chiamare “Dio Anziano” che, in cambio della libertà, chiede al vampiro di ribellarsi al suo vecchio re e detronizzarlo. Così ha inizio il viaggio di Raziel attraverso il regno degli spiriti per tornare dal suo vecchio capo e vendicarsi dell’esilio subito.

Ormai, però, il vampiro è segnato da secoli di tormento: la sua carnagione è cianotica e la sua mandibola completamente caduta, così indossa una logora sciarpa ocra per coprire le ferite. Inoltre, nel regno degli spiriti non può nutrirsi di sangue, ma per sopravvivere deve assorbire le anime degli esseri uccisi potenziandosi.

Il gameplay è basato proprio su questa disfunzione. Raziel deve prima cibarsi di spiriti per acquisire il potere necessario a tornare nel mondo dei vivi e, una volta lì, deve affrontare avversari di ogni tipo utilizzando anche l’ambiente per vincere: ad esempio bruciando col fuoco e col sole gli altri vampiri.

Una perfetta alternanza tra fasi action e puzzle ambientali che ha portato Soul Reaver nell’olimpo dei giochi PS1 ed ha posto le basi per una serie videoludica che, tra alti e bassi, è approdata anche su PS2 fino ai primi anni del 2000.

Non è un caso che, dopo 20 anni, tutti aspettino con ansia e trepidazione un possibile remake.

Castlevania

Facendo un salto ancora più indietro nel tempo la serie Castlevania è la progenitrice di qualunque titolo legato ai vampiri e, in generale, di molti videogiochi moderni.

La saga Konami, nata per NES, ha visto così tante reincarnazioni da fare invidia al più antico dei vampiri e, soprattutto, è stata rimaneggiata sempre da autori diversi che ne hanno reinterpretato i canoni e le figure.

In genere, la trama consisteva sempre nel vestire i panni di un cacciatore di vampiri della famiglia dei Belmont ed esplorare il labirintico castello di Dracula con lo scopo di uccidere il signore dei vampiri e la sua progenie demoniaca.

Il gameplay era del classico platform a scorrimento. Il Belmont di turno era generalmente armato di una frusta e di ulteriori armi secondarie trovate in giro con cui uccidere l’interminabile schiera di mostri che si parava avanti ad ogni stanza.

Un concept ripreso anche in adattamenti più moderni come, ad esempio, “Bloodstained: Curse of the moon”, del 2019.

Inoltre, nello stesso anno, la stessa Konami promosse ulteriormente i giochi “Castlevania” pubblicando la “Castlevania Anniversary Collection” una raccolta volta a celebrare i 50 anni della casa nipponica che racchiude i principali titoli della saga in una versione rimasterizzata per Nintendo Switch e PS4.

Trasformazione: Lords of Shadow

Nel 2010 la saga di Castlevania ha subito una profonda trasformazione ad opera del team di sviluppo spagnolo MercurySteam.

Castlevania: Lord of Shadow è un titolo action estremamente derivativo che prende a larghe mani da God of War per il sistema di combattimento e dal coevo Darksiders per la progressione.

Siamo nel 1047 in quella che moltissimi religioni avevano annunciato come la fine del mondo. Demoni e mostri di ogni tipo camminano sulla terra devastandola. Ad opporsi a loro solo un manipolo di coraggiosi guerrieri e sacerdoti, la Confraternita della Luce.

Il giocatore veste i panni di Gabriel Belmont, giovane membro della confraternita che armato di catena e paletti di legno tenta di porre fine alla crisi. Nel corso degli undici capitoli che compongono l’opera, però, Gabriel si renderà conto che non esistono principi assoluti definiti, che forse la sua stessa battaglia è un’illusione, la manipolazione di qualcuno che tesse le fila.

Una narrazione interessante e introspettiva che coinvolge il giocatore spingendolo ad andare avanti anche solo per scoprire come andrà a finire. Non a caso il team di sviluppo ha vantato la collaborazione di Kojima per la sceneggiatura.

Come detto, il gameplay nel combattimento ricalca molto God of War, con la catena che somiglia molto, nei movimenti e nell’impatto con i nemici, alle lame del Chaos. Non mancano armi secondarie e poteri da raccogliere in giro per il mondo di gioco. Interessante, però, che tali poteri abbiano effetti diversi su ogni creatura, risultando più o meno efficaci.

Il gioco offre anche fasi platform particolarmente ben congeniate. Molte boss fight sono colossali e spettacolari, con meccaniche uniche e colonne sonore coinvolgenti. Nonostante la natura derivativa, quindi, Lords of Shadow è un titolo che si lascia giocare con piacere, grazie anche ad una resa grafica di tutto rispetto.

Diverso il discorso, invece, per quanto riguarda il sequel.

Il primo gioco si conclude con un colpo di scena inatteso: Gabriel Belmont, da paladino della luce diventa un vampiro, il principe delle tenebre Dracula addirittura, e si risveglia un millennio dopo nel cuore di Londra.

Lords of Shadow 2 inizia proprio a questo punto. Dracula si risveglia mentre la sua torre viene assediata dalle truppe della confraternita della luce, ma il vampiro ha perso completamente la memoria riguardo quanto accaduto negli ultimi secoli. Così inizia un viaggio alla ricerca dei ricordi perduti con una costante alternanza tra passato e presente.

La narrazione, sin dal principio, risulta più fiacca e meno coinvolgente del primo capitolo.

Il gameplay nemmeno aiuta. Alla classica catena-frusta si aggiungono numerose armi demoniache e poteri vampirici, ma il succo dei combattimenti non cambia.

Vengono introdotte anche numerose fasi stealth in cui il principe dei demoni sarà costretto a trasformarsi in roditore per sgattaiolare di nascosto, manipolare la mente delle guardie e cibarsi di malcapitati per trovare potere. Si tratta delle parti più deboli dell’intero gioco, nonostante le potenzialità apparenti. Si tratta di fasi lente e frustranti che spezzano troppo spesso il ritmo dell’azione e dei combattimenti.

Tuttavia il secondo titolo è interessante per chiunque voglia vestire i panni di un potentissimo vampiro millenario con spettacolari poteri.