Resident Evil 2 Remake | Recensione postuma di un fan in estasi (PS4)

recensione di resident evil 2 remake

La recensione del remake di Resident Evil 2 arriva postuma, molto postuma, per cause di forza maggiore. La copia review, spedita in ritardo, ha subito ulteriori rallentamenti a causa di un servizio postale non esattamente di prim’ordine. Ma queste cose a voi lettori non interessano e io non sono qui per lamentarmi: sono inconvenienti che, in questo mestiere, possono accadere.

Non è facile redigere una recensione quando ormai tutte le altre testate hanno detto la loro, ma io ci proverò e lo farò da fan della serie, da giocatore che ha aspettato con smania di poter giocare il remake di Resident Evil 2, uno dei capitoli più belli dell’intera serie Capcom.

E se l’attesa di Resident Evil 2 fosse essa stessa Resident Evil 2?

Sono sempre stato “silenthilliano”, ma questo non mi ha impedito di amare anche la serie horror di Capcom. Quando in redazione è stata chiesta la disponibilità a ricevere la copia review di RE2 Remake, sono stato poco democratico, devo essere onesto: o lo date a me o non lo avrà nessuno. Ebbene, il karma ha voluto punirmi facendomi attendere più del dovuto: quel corriere si era dato alla macchia, le speranze si stavano affievolendo, mentre il qui presente mirava la pioggia battente sui vetri della finestra.

L’attesa, probabilmente, ha fatto sì che io potessi poi capire, con maggior forza, l’importanza di questo lavoro di restauro e di riscrittura del secondo capitolo della serie. Quando finalmente la copia review è arrivata a casa, non ho perso tempo e mi sono subito fatto dare per disperso per poterlo giocare al meglio. Adesso comincia la vera “recensione”.

copia review di resident evil 2 remake

Tutto così diverso, ma così uguale

Solitamente non si parte descrivendo la grafica, ma in questo caso non posso esimermi dal fare subito una standing ovation virtuale al team che ha lavorato al remake. Fin dalla prima scena – il camionista ingordo – ho subito notato una particolare attenzione ai dettagli fisici dei personaggi, ai loro volti, alle loro espressioni, che mi hanno immerso davvero nell’atmosfera di gioco. Nel titolo originale del 1998, per ovvi motivi, questo non fu sempre possibile, anzi, ritenni ridicole alcune scene che avrebbero dovuto ispirare terrore, perché non sempre gli ammassi di poligoni riescono nel loro intento.

L’apparizione di Leon Kennedy e Claire Redfield non hanno fatto altro che confermare le mie prime ottime impressioni: il RE Engine stava mostrando le sue enormi capacità. Queste poi non hanno lasciato più spazio ai dubbi quando sono entrato nello store dell’area di servizio: l’oscurità, altro elemento che nell’originale mancava per limitazioni hardware, mi ha fatto titubare qualche secondo, la torcia non riusciva a tranquillizzarmi più di tanto. Mi faccio coraggio ed esploro il retro: uno zombie ha fatto a brandelli un agente: ok, sono spacciato.

Per un un paio di secondi mi sono freezato per “ammirare” lo splendido lavoro: quello zombie faceva davvero paura e d’un tratto mi sono tornati in mente i film di George Romero di cui sono un grandissimo appassionato. In seguito, mi sono ricordato di essere Leon Kennedy, al suo primo giorno di lavoro, ma pur sempre Leon Kennedy e ho fatto fuoco mirando alla testa. Tre/quattro proiettili per abbatterlo e io in inventario ne avevo meno di dieci. Ho pensato: “Che Dio me la mandi buona per il prosieguo, perché se questo è l’inizio non vado molto lontano”.

 

Arrivo alla stazione di polizia, entro nell’atrio. Che meraviglia. Sì, ok, fuori c’è l’apocalisse… ma che meraviglia. Quel luogo lo conoscevo come le mie tasche, pur essendo passato un po’ di tempo da quando giocai all’originale. Eppure, mi sembrava tutto così diverso, ma così uguale.

Il remake porta la modernità in uno schema classico: gli stessi controlli sono stati mappati e migliorati in modo notevole. Non parliamo di piccole migliorie come avvenuto nelle remaster di Resident Evil e Resident Evil 0, nelle quali i controlli e la telecamera continuano a dare filo da torcere. Resident Evil 2 Remake si gioca che è un piacere: la difficoltà non sta più in controlli primitivi e in una telecamera fissa che, faceva sì atmosfera, ma non ci permetteva quasi mai di avere il pieno controllo delle nostre azioni, ma in un’IA degli zombie convincente, negli agguati degli stessi che sfondano le finestre, che abbattono le porte (non come nell’originale che, chiusa una porta, il pericolo era scampato).

La telecamera spostata alle spalle di Leon, o di Claire, e il modo in cui il poliziotto tiene l’arma mi ha fatto pensare in alcuni frangenti: “Cavolo, questo è Resident Evil 4 che fa molta più paura”.

Paura e enigmi: a volte ritornano

Abbiamo assistito al ritorno dello schema classico in Resident Evil 7, anche se in prima persona, ma la nostra fiducia nei confronti di Capcom non era tornata ai fasti di un tempo: troppo forti le delusioni per Resident Evil 5, Resident Evil 6, Operation Raccoon City e altri titoli che non voglio neanche citare – Umbrella Corps. coff coff . Ebbene, con Resident Evil 2 Remake, l’azienda giapponese si è riscattata perché paura ed enigmi hanno di nuovo monopolizzato l’esperienza di gioco.

Da quanto tempo non ci sentivamo presi sul serio dagli sviluppatori con enigmi come quello dell’apparecchio per sintetizzare l’erbicida? Vogliamo poi parlare di quei maledetti spinotti a forma di pedine degli scacchi? Un incubo, ma confortante, perché Resident Evil deve essere un incubo a occhi aperti. Il primo enigma che ci si para davanti è quello della statua della dea che ha bisogno di tre medaglioni per rivelare un passaggio segreto: niente di difficile, basta esplorare e trovarli, ma questo puzzle è il simbolo del ritorno alle origini e, quindi, del cambiamento. L’inventario torna ad essere limitato (può essere espanso trovando i borselli) ed è simile a quello visto in RE7, con una griglia che appare a destra del personaggio.

È vero, ci sono anche novità che rendono l’esplorazione meno labirintica: sulla mappa il personaggio segna tutte le porte aperte (blu) e chiuse (rosse), gli enigmi irrisolti (un rombo con un punto esclamativo) e la posizione esatta di erbe, munizioni e oggetti utili se ci si è avvicinati molto ad essi… ma ci sta tutto! Siamo nel 2019, non possiamo pretendere che un remake rimanga ancorato a schemi di 20 anni fa senza toccarli neanche un po’. Tra l’altro, la mappa di Silent Hill faceva esattamente la stessa cosa, ma in quel caso mai nessuno si è lamentato.

 

L’effetto paura non svanisce per questi aggiornamenti del gameplay: vi basti pensare che sono stato chiuso per almeno dieci minuti nell’ufficio S.T.A.R.S. nonostante avessi la chiave di quadri per aprire la lavanderia, questo perché ero a conoscenza della presenza di un licker. Esco, non esco, se mi acchiappa mi slinguazza a morte… ecco, queste sono le sensazioni che un survival horror deve regalare ai giocatori. Non vi dico poi l’incontro con Mr. X.

Arrivato all’atrio, mi sentivo protetto. E invece, ho scoperto a mie spese che l’omone entra anche nell’atrio principale. Una vera vigliaccata. Mi ha inseguito per venti minuti buoni mentre cercavo di risolvere l’enigma della biblioteca, dopo aver tolto il cric. LASCIAMI IN PACE! Neanche il Nemesis lo ricordavo così insistente.

Menzione d’onore per l’alligatore gigante delle fogne, la cui boss fight è stata rivista da cima a fondo per apparire molto dinamica e terrificante.

Il punto di riferimento dei remake

Resident Evil 2 sarà il punto di riferimento per i remake negli anni a venire. Non solo, sarà uno dei modelli da seguire per gli horror del futuro, perché questo non è un semplice rifacimento, è un gioco del tutto nuovo che migliora in tutto l’esperienza dell’opera originale.

Trovare dei punti deboli è davvero difficile: una storia raccontata alla grande grazie a miglioramenti sia estetici che di contenuto, una grafica mozzafiato e un gameplay che è la summa degli horror classici unita alla modernità che si chiedeva a un remake.

Aspettare a lungo questo titolo è stato doloroso per un fan, ma adesso questo fan è in estasi perché l’attesa lo ha ripagato con un’opera quasi perfetta. A questo punto, non posso fare altro che aspettarmi grandi cose dal remake di Resident Evil 3, ma stavolta cercherò di essere più democratico in redazione per non incappare nei capricci del karma.

Questa recensione vuole essere anche utile ai completisti, quindi, qui di seguito potete trovare i collegamenti ad alcune guide di Resident Evil 2 Remake.