Samurai Warriors 4 Empires – Recensione

Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena

Se Tecmo Koei, dopo anni di ricezione altalenante da parte della critica specializzata, continua a sfornare quattro o cinque titoli all’anno, attingendo a piene mani dal background creato nel tempo, è evidente che ciò significa che i risultati di vendita siano confortanti, perché, sebbene sia il Giappone il feudo forte per i musou, anche l’occidente sta scoprendo questo peculiare sottogenere dei giochi d’azione.
Seguendo questo assunto, ecco giungere sugli scaffali (digitali e fisici) Samurai Warriors 4 Empires, spin off con sfumature strategiche della saga principale: lo abbiamo provato per voi su Playstation 4, e questo è il nostro verdetto.


Sete di conquista

Il substrato narrativo non è dissimile da quello della grande maggioranza dei musou pubblicati nell’ultimo decennio: differentemente dai Dynasty Warriors, concentrati sulla Cina continentale, la saga di Samurai Warriors si concentra sull’isola giapponese, e sull’infinita lotta tra i clan che la abitavano per assicurarsi il predominio gli uni sugli altri.
All’inizio del gioco, optando per il Conquest Mode, è possibile scegliere tra quaranta diverse mini campagne, ognuna incentrata su una delle differenti famiglie disponibili: qualcuna si accontenterà di arrivare fino alla capitale, qualcun’altra tenterà di guadagnarsi un nome semplicemente ottenendo il predominio su una determinata zona, ma le più ambiziose mireranno a conquistare l’intero Giappone.
Tra queste, non poteva mancare la famiglia Oda, il cui patriarca Nobunaga rappresenta, probabilmente, la personalità di maggiore spessore non solo di questo titolo, ma di tutto l’affresco medievale che Koei Tecmo ha proposto numerose volte ai suoi fan più appassionati.
Sfortunatamente, al fascino dell’ambientazione, cui concorrono un ottimo doppiaggio in lingua originale e l’accuratezza di costumi e date storiche, fa da contraltare la scarsa familiarità di moltissimi giocatori occidentali con personalità politiche e militari del Giappone feudale, con il rischio concreto che la maggioranza dei fruitori italiani si limiti a saltare le fasi dialogiche tra le battaglie per giungere quanto prima al massacro successivo.
Così facendo, però, si perderebbero le sfumature strategiche del titolo, che prevede un basilare sistema di fiducia, la possibilità di assegnare due sottoposti allo sviluppo di determinati settori, come quello militare o quello diplomatico, e finanche la possibilità di trovare sposo/a tra i personaggi del roster, sbloccando così frasi uniche che i due coniugi si scambieranno anche nel bel mezzo della battaglia.

Scontri epocali, ma sempre uguali

Il gameplay di questa versione Empires, fatto salvo un generale aumento della velocità, è preso di peso dal ricco repertorio su cui Omega Force può contare: con tre soli tasti (e combinazioni di essi) è possibile padroneggiare completamente il titolo, che prevede la consueta struttura in cui si massacrano migliaia di nemici in modalità “carne da cannone”, liberando, nel contempo, le loro basi sparse lungo le mappe di gioco, per poi scontrarsi, nelle missioni che lo prevedono, con i generali a capo degli eserciti avversari, gli unici in grado di offrire un minimo di sfida.
Alcuni di essi necessitano anche di strategie personalizzate: alcuni si fanno forti di una difesa ferrea, rendendo necessario un aggiramento per danneggiarli, altri, invece, infliggono un enorme quantitativo di danni, costringendo il giocatore sulla difensiva, così da mutare un po’ i ritmi del gioco, che invece tende a premiare l’aggressività e la pressione furiosa dei due tasti di attacco.
La grande varietà di personaggi che è possibile condurre in battaglia non porta, purtroppo, ad una radicale differenziazione degli stili di combattimento, né a soluzioni di gioco inedite per la serie: se avete amato anche solo uno della miriade di titoli pubblicati da Koei Tecmo negli ultimi anni, Samurai Warriors 4 Empires vi farà sentire subito a casa, ma difficilmente sposerete questa parrocchia se non siete mai stati fautori di questa particolare categoria di giochi d’azione.
La presenza di un timer ravviva certe missioni, donando un senso di urgenza agli scontri, e la maggiore attenzione dei compagni d’armi agli ordini impartiti in tempo reale consente di dominare in maniera ancora più totalizzante il campo di battaglia.
Il problema più annoso, allora, connaturato al genere e fin qui irrisolto, consiste nella ripetitività dello schema di gioco e nella scarsità degli incentivi a proseguire dopo aver giocato una decina di ore (anche meno per i meno avvezzi al genere): la collaborazione di Omega Force con Square Enix, in occasione di Dragon Quest Heroes, ha dimostrato che, aggiungendo un sostrato da gioco di ruolo più consistente, questo problema può venire (in parte) aggirato, ma in Samurai Warriors 4 Empires non v’è traccia di questa ibridazione.

Un piccolo passo avanti

Il motore grafico che muove Samurai Warriors 4 Empires è il medesimo delle ultime uscite per l’attuale generazione di console, con miglioramenti consistenti rispetto a Playstation 3 ed Xbox 360 ma ancora incapace di impressionare: a differenza della versione Vita, sulla quale abbiamo potuto condurre test incrociati, quella per console casalinga non ha mostrato incertezze di sorta a livello di framerate, dimostrandosi superiore anche dal punto di vista della modellazione poligonale e della quantità di nemici visualizzati contemporaneamente a schermo.
Cionondimeno, la qualità media delle texture è altalenante, e le truppe nemiche sono palesemente composte da un esercito di cloni, con una manciata di modelli ripetuti all’infinito.
Molto bene la longevità, considerando la possibilità di inserire il proprio personaggio personalizzato all’interno di uno degli scenari precostituiti o, addirittura, di crearne di inediti, decidendo fattori come l’anno di inizio e l’obiettivo da perseguire.

Commento finale

Di mese in mese, di uscita in uscita, i musou di Koei Tecmo continuano a somigliarsi tremendamente l’un l’altro, per la gioia di quello zoccolo duro di fan che se ne è innamorata ma a svantaggio di tutti coloro che ne apprezzano la semplicità d’approccio per qualche ora e poi, inevitabilmente, finiscono con lo stufarsi: Samurai Warriors 4 Empires non si discosta granché dal solco tracciato dai suoi predecessori, e, come tale, dividerà il pubblico proprio come loro.
Ritengo che, con un pizzico di coraggio in più, Omega Force potrebbe trasformare questa serie in una delle più amate dal pubblico, ma, così com’è, farà gola solo ad una determinata fetta di videogiocatori: a voi lettori decidere se ne fate parte.