Metal Gear Solid: Peace Walker – Recensione

INTRODUZIONE

Presentato ufficialmente l’anno scorso durante l’E3 2009, Metal Gear Solid: Peace Walker è a tutti gli effetti il secondo capitolo su PSP della serie ideata e cresciuta da Hideo Kojima sin dai tempi della prima console casalinga di Sony, la PlayStation. In Peace Walker Kojima ha proiettato il giocatore nel 1974 per spiegare alcuni dei punti rimasti in ombra nella lunga e dettagliatissima storia che si snoda in una mezza dozzina di capitoli principali.

Tuffiamoci dunque insieme in questa nuova esperienza della serie Metal Gear Solid per comprendere cosa la Kojima Productions è stata in grado di realizzare sulla console portatile di Sony.

LA NASCITA DEI MILITARIES SANS FRONTIERS


In Metal Gear Solid: Peace Walker il giocatore indosserà nuovamente i panni di Naked Snake (conosciuto anche come Big Boss) in un sequel delle avventure vissute in Metal Gear Solid 3: Snake Eater, titolo uscito in esclusiva per Sony PlayStation 2 nel lontano 2004 e di Metal Gear Solid: Portable Ops, il primo effettivo MGS per PSP uscito nel 2006. Ambientato dunque diversi anni dopo quelle avventure, in MGS: Peace Walker verremo proiettati in una Colombia pronta ad attaccare ed invadere la neutrale Costa Rica, la quale chiederà l’intervento di Big Boss e della sua neonata organizzazione “Militaries Sans Frontiers” per mantenere il suo status neutrale all’interno dello scacchiere mondiale creato dalla Guerra Fredda. Non vogliamo però accennare null’altro sulla trama, essendo questa infatti uno degli aspetti principali di ogni MGS che si rispetti – e questo Peace Walker di rispetto ne merita davvero moltissimo – spetta al giocatore scoprire qual è la vera motivazione che spinge Naked Snake a muoversi in questa guerra, oltre ovviamente a voler evitare il lancio di un’atomica che ucciderebbe milioni di persone.

La storia, snocciolata come ogni MGS in ottime cutscene – quelle lunghe a fumetti come per Portable Ops, mentre per i brevi intermezzi è usato il motore del gioco nonostante l’hardware sia quello di una PSP – richiede al giocatore una decina circa di ore di gioco per essere completata, ma la forte presenza di sfide e minigiochi porta la longevità di questo piccolo ma grande titolo anche ad oltre trenta ore di gioco.

      
L’avvio del gioco richiederà un po’ di tempo per permettere al sistema di configurare al meglio i settaggi e al giocatore di scegliere la tipologia del sistema di controllo e soprattutto l’installazione o meno di dati all’interno della memory stick (saranno presente due pacchetti, uno base di circa 300MB ed un secondo completo di circa 800). L’installazione, non obbligatoria di uno di questi due pacchetti, diminuirà notevolmente i caricamenti tra un obiettivo e l’altro ed installerà le tracce audio così da fornire alle comunicazioni radio non solo i testi a schermi, ma anche l’audio vero e proprio di chi parla e quello di Snake che risponderà. Tornando al sistema di controllo, nonostante l’assenza di due dorsali e del secondo analogico su PSP, gli sviluppatori hanno ideato la gestione al meglio fornendo al giocatore tre settaggi di base definiti “Shooter”, “Azione” e “Cacciatore”. Il primo sistema riprende la configurazione dei comandi di MGS4 assegnando però alla croce dei pulsanti (Triangolo, Quadrato, Croce e Cerchio) la gestione dei movimenti della telecamera. Il settaggio “Azione” sposta la gestione della telecamera invece all’analogico e rispecchia il sistema di comandi di MGS: Portable Ops. Il settaggio “Cacciatore” infine offre una gestione dei comandi simili a quella di Monster Hunter Freedom, con la gestione della telecamera lasciata alla croce dei pulsanti – ogni settaggio comunque resta poi personalizzabile dal giocatore in ogni momento della partita.
A livello di gameplay MGS: Peace Walker non presenta particolari novità, molto è stato rivisto e migliorato, ma il succo principale del gioco è il solito, ossia stealth allo stato puro. Chiaramente si può affrontare ogni missione anche con una maggiore azione, ma le cose così facendo si vanno a complicare eccessivamente, anche per i giocatori più abili. Dovremo muoverci attraverso le giungle e le basi nemiche affrontando i nemici e reclutandoli così da creare l’Outer Heaven, esattamente come avveniva in MGS: Portable Ops – rispetto a questo titolo cambia solo il sistema di reclutamento, se in Portable Ops dovevamo infatti addormentare il nemico e portarlo in braccio sino al camion militare, adesso dopo averlo addormentato lo agganceremo ad un piccolo pallone aerostatico che lo farà salire alto nel cielo dove un elicottero lo recupererà. Il reclutamento delle persone non è un meccanismo fino a se stesso, ma ci permette di sbloccare nuove armi ed oggetti ed addirittura nuovi e differenti abbigliamenti per Snake che gli permettono di accedere ad abilità uniche come ad esempio il completo da battaglia che gli permette di portare con se un oggetto ed un’arma in più rispetto agli altri abiti o il completo da infiltramento che renderà Snake silenziosissimo anche quando camminerà tranquillamente in piedi a buona velocità – oltre ovviamente ai camouflage differenti per aree diverse (giungla, urbano, sabbia, eccetera). I militari reclutati però non forniscono solo questo genere di bonus, ma potremo prenderne il controllo e farlo muovere con tranquillità in mezzo a tutti i nemici a patto di seguire movimenti sicuri, non alzare mai l’arma e fare comunque particolare attenzione a non destare l’attenzione e l’interesse dei nostri nemici.  Se le missioni con scontri, filmati e la storia che si sviluppa pezzo dopo pezzo porta il giocatore a volerne sempre di più, ciò che praticamente ci ipnotizza in Peace Walker è proprio la gestione e creazione del nostro personalissimo sistema militare, cercheremo di muoverci in pieno stealth solo per riuscire a reclutare ogni nostro nemico così da sbloccare sempre più armi e gente abile e passeremo intere ore a gestire i nostri squadroni spostando militari, medici, tecnici e via via discorrendo da una squadra all’altra per il miglior equilibrio ed abilità possibile di chi ci sta a fianco.
      
Per ciò che riguarda l’azione diretta sul campo e non la creazione del nostro corpo militare, il gioco offre un aggiornamento e miglioramento delle mosse CQC – un sistema di combattimento corpo a corpo ideato da Snake per disarmare e stordire i nemici in brevissimo tempo così da non attirare attenzione non volute. Se in passato il sistema corpo a corpo non permetteva ad esempio il concatenare l’azione su più nemici, adesso è invece fattibile attraverso una catena di mosse che verrà gestita attraverso un rapido Quick Time Event. La gestione delle missioni infine è stata elaborata ben pensando alla natura portatile della console e senza fare l’errore di inserire missioni eccessivamente lunghe a più obiettivi. Ogni missione dunque sarà divisa da diversi obiettivi, ognuno dei quali spezza la missione in più tronconi (ad esempio ci sarà l’avvicinamento all’obiettivo, l’infiltrazione nella struttura, il raggiungimento dell’obiettivo/persona con la sua cattura, l’uscita dalla struttura e l’allontanamento da questa) ed ogni troncone viene gestito come una mini-missione, con la sua schermata di caricamento prima dell’avvio, il filmato, l’azione, il filmato conclusivo e l’avvio della schermata di caricamento dell’obiettivo precedente. Se a parole il sistema sembra macchinoso, nei fatti tutto risulta molto fluido e per nulla fastidioso.
DUE SNAKE IS MEGLIO CHE ONE… MA ANCHE QUATTRO NON SONO MALE
Se il gioco in single player non fosse sufficiente, in MGS: Peace Walker la storia è giocabile anche in cooperativa con due o quattro giocatori connessi attraverso il sistema ad-hoc – due giocatori massimo per le missioni di base, quattro posti disponibili quando invece si devono affrontare i boss. Affrontando la missione in cooperativa, entrambi i giocatori otterranno gli stessi identici benefici, se dunque il giocatore due sbloccherà un oggetto, anche il primo giocatore lo avrà a disposizione – sia per il gioco in singolo che co-op. Stessa cosa avverrà con il reclutamento, ogni nemico reclutato, andrà automaticamente a far parte degli eserciti di entrambi i giocatori.
Questo sistema di gioco cooperativo però ha creato a detta di molti il maggior difetto di Metal Gear Solid: Peace Walker, ossia un innalzamento eccessivo della difficoltà di base del gioco. Se battere i semplici nemici o infiltrarci in una o un’altra area non è infatti cosa complicata, riuscire a battere da soli i più potenti boss di fine capitolo e l’ultimo boss, è un qualcosa di decisamente molto più complicato per i giocatori più abili e pressoché impossibile se chi gioca è uno alle prime armi. 
      
Al sistema di gioco in cooperativa si aggiunge anche il gioco in multiplayer sino ad un massimo di sei giocatori connessi che possono scontrarsi in quattro modalità di gioco: Deathmatch, Team deathmatch, Cattura la bandiera e Difendi la base – la prima modalità è un tutti contro tutti, la seconda è la versione a squadre della prima modalità, la terza consiste nella conquista di obiettivi specifici da ottenere prima dei propri avversari e la quarta è una modalità di gioco da difesa ed attacco in due turni dove il il giocatore deve difendere la propria base dall’attacco degli avversari in un turno ed attaccare quella avversaria nel turno successivo e viceversa. Per chi ha già giocato Metal Gear Online, si tratta praticamente della stessa cosa, “solo” in versione portatile.
UNA PSP DA PAURA!
Se il gioco è bellissimo, la trama ottima e la giocabilità perfetta – anche se difficile – ciò che comunque sorprende decisamente di più è il comparto tecnico. La Kojima Production ha realizzato con MGS: Peace Walker un qualcosa che la portatile di casa Sony non aveva ancor visto se non in un’unica occasione forse. Peace Walker offre un livello di dettaglio incredibile, una mole poligonale per personaggi ed oggetti vista in precedenza solo nell’opera di Ready at Dawn Studios, ossia GoW: Chains of Olympus. Ottima inoltre la scelta voluta da Kojima riguardo l’installazione dei dati sulla memory stick PSP che diminuisce al mimino i tempi di caricamento tra un ambientazione e l’altra annullandoli totalmente quando si sarà invece all’interno di una stessa area.
A livello grafico poi, seppur leggermente mancante di qualità a volte nelle texture, la gestione di ogni singolo aspetto nel gioco è grandiosa e crea un mondo vivo al di fuori di Snake con un’ottima gestione delle luci e delle ombre, dei colori ed un controllo ed una definizione dei dettagli a dir poco maniacale. Seppur il sistema su cui è sviluppato il titolo sia una console portatile, ogni personaggio è curato sin nei minimi dettagli, a partire da Snake che presenta una realizzazione tecnica di primissimo livello, al pari, se non superiore a quanto visto più di cinque anni fa su console PlayStation 2.
      
Il doppiaggio – al solito completamente in inglese ma con sottotitoli in italiano – si attesta sui livelli qualitativi da sempre offerti dalla serie, con un comparto musiche ed effetti sonori che non solo forniscono tensione o calma nei momenti giusti, ma che rendono vive le varie ambientazioni con il vento che fischia tra gli alberi e le onde che sbattono contro la spiaggia.
CONCLUSIONE
Metal Gear Solid: Peace Walker è dunque un capitolo portatile della serie che non vuole però in alcun modo essere definito minore rispetto ai titoli rilasciati per console casalinghe. A livello tecnico la PSP è stata spinta tanto in avanti da portare più e più volte il giocatore a chiedersi se non stia giocando in realtà con una PlayStation 2 e la trama, ottimamente diretta e snocciolata pezzo dopo pezzo con la solita maestria di Kojima, porta amanti e non della serie a vivere e sentirsi per diverse ore parti integranti di questa grandiosa avventura. A diminuire però pesantemente il voto finale è il livello di difficoltà a cui abbiamo accennato nella sezione dedicata al gioco in cooperativa. Per ultimare MGS: Peace Walker è pressoché necessario avere un amico con il gioco e tempo disponibile per aiutarci negli scontri più ostici contro i boss di fine capitolo e quello che conclude la storia. Sarebbe stato decisamente meglio creare due livelli di difficoltà, uno di base per il gioco in singolo e l’attuale invece, magari innalzato leggermente giusto per migliorare il senso di sfida, per il gioco in cooperativa.
In conclusione comunque Metal Gear Solid: Peace Walker è uno dei migliori titoli di questa saga a cui abbia mai giocato, oltre ad essere il titolo per PSP tecnicamente più avanzato che abbia visto sino ad oggi – non mancano alcuni difetti sia chiaro, ma la maggior parte di questi sembrano essere dettati più dall’hardware che da errori della Kojima Production. Se siete dunque amanti della serie creata e cresciuta dal genio di Hideo Kojima, Peace Walker è un must, non esistono scuse che possono giustificarvi dal non acquistare e giocare questo titolo.
Il gioco è disponibile in esclusiva per console portatile Sony PlayStation Portable.
VOTO: 9 su 10