Ubisoft continua la sua controversa alleanza commerciale con l’Arabia Saudita e, dal CEO, arrivano nuove dichiarazioni sul prossimo Far Cry. Intanto però, i dipendenti Ubisoft sollevano le prime perplessità.
A voler adottare un linguaggio da bar, ciò che intercorre tra Arabia Saudita e Francia, parrebbe tutto un “magna magna”. Volendo sviscerare la notizia e focalizzando la nostra attenzione sui videogiochi, sappiamo che Ubisoft ha stretto accordi (così come molte altre società hanno fatto) con l’Arabia Saudita che, da qualche anno a questa parte, ha iniziato un percorso di “moral washing”, per cercare di ripulire l’immagine del Paese agli occhi del mondo, facendo passare questo impegno anche attraverso i videogiochi.

L’Arabia finanzia team di sviluppatori locali, team esteri ed eventi e-sportivi, con montepremi tra i più alti in circolazione. E tanti avevano storto il naso, quando la francese Ubisoft, aveva annunciato una collaborazione con il governo Saudita e, in particolare, col principe Mohammed Bin Salman. Ad accendere i riflettori della stampa mondiale, era stato un inatteso annuncio: un DLC totalmente gratuito, per Assassin’s Creed Mirage, che sarebbe ambientato ad Al-Ula.
Il DLC della discordia
Un’operazione che ha lasciato tante perplessità di cui vi abbiamo anche parlato in un articolo dedicato: perché far uscire un DLC per un gioco uscito due anni prima, dall’impatto ridotto e con tanto di Assassin’s Creed Shadows già pubblicato? Già in tempi non sospetti, varie inchieste alludevano a una collaborazione tra Ubisoft e Arabia Saudita, con l’azienda francese che non commentava alcuna indiscrezione.

Poi, l’annuncio arriva e tante altre perplessità si aggiungono alla lista, assieme a delle non ben definite conferme: un DLC gratuito di Mirage è in sviluppo e, a quanto pare, il governo Saudita sarebbe coinvolto economicamente nella creazione. Anche la tempistica dell’annuncio ufficiale, è stata oggetto di discussione, dato che è arrivata il 23 agosto, rappresentando una finestra d’annuncio davvero peculiare e inusuale per le grandi aziende.
Per farla breve, il sospetto che tale DLC sia un metodo di cui il governo di Bin Salman voglia avvalersi, per portare avanti quell’opera di pulizia morale, c’è. A dare la definitiva conferma dell’esistenza di tali accordi, arriva la partecipazione di Yves Guillemot, CEO di Ubisoft, alla New Global Sport Conference di Riyadh, una due giorni co-organizzata dal governo Saudita.
Il futuro di Far Cry, le parole di Guillemot, i dissidi con i dipendenti
Durante la conferenza di Riyadh, Guillemot ha parlato in parte, del futuro di Ubisoft. Ha sicuramente impressionato, quanto poco sia stata approfondita la discussione riguardo Mirage e l’espansione in arrivo. A far sicuramente rizzare le orecchie, sono state le dichiarazioni sul prossimo Far Cry che, come ricordiamo, è uno dei tre brand (insieme ad Assassin’s Creed e Rainbow Six) che continuerà a essere gestito dagli studi principali di Ubisoft.
Sul prossimo Far Cry infatti, Guillemot ha parlato di quello che è il lavoro sul titolo e di quelli che sono gli obiettivi che l’azienda vuole raggiungere, a cominciare da un cambiamento che potrebbe non essere percepito in maniera entusiastica: rendere il titolo prevalentemente multiplayer. Dice Guillemot che l’obiettivo:
“su Far Cry, è davvero quello di spingere in modo più predominante gli aspetti multiplayer, in modo che possa essere giocato a lungo anche dai giocatori”.

E mentre i giocatori di grigio pelo di Far Cry, iniziano già a parlare di boicottaggio, a preoccupare è anche una presa di posizione importante dei dipendenti dell’azienda. I dati di un Q&A interno, hanno lasciato trapelare come, secondo diversi dipendenti di Ubisoft, non sarebbe ottimale una collaborazione con il governo Saudita, che potrebbe danneggiare la fama dell’azienda, citando espressamente l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi (ucciso in Turchia all’interno del consolato Saudita. Dopo indagini, sia delle indagini turche che della CIA, è stato confermato che il mandante dell’omicidio sarebbe stato il principe Mohammad Bin Salman, verso sui Khashoggi avrebbe più volte espresso posizioni critiche ndr).
La situazione di Ubisoft è parecchio spinosa: da una parte, uno dei più importanti brand potrebbe passare a una struttura fortemente incentrata sul multiplayer, cosa che, alla luce dei recenti multiplayer live service, potrebbe non essere una scelta esattamente oculata; dall’altra parte, il rapporto con l’Arabia è un coltello a doppio taglio, che se da una parte concede all’azienda un certo afflusso di denaro, rappresenta anche una patata bollente dal punto di vista morale e politico.
