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La petizione “Stop Destroying Games” è alle battute finali: se volete preservare il diritto dei giocatori, evitando che i publisher rendano inutilizzabili i giochi il cui supporto viene interrotto, avete gli ultimi giorni per contribuire. Ed è facilissimo.
Mesi fa, una vicenda parecchio spinosa aveva acceso gli animi dei videogiocatori, portando a interrogarsi su faccende che in molti davano per assodate. Tutto è iniziato quando Ubisoft annuncia la chiusura dei server del gioco “The Crew”. Si tratta di un gioco del 2014, cosa che potrebbe indurre a pensare che, in ogni caso, non sia chissà che gran perdita. Il problema però, è una delle conseguenze derivanti dall‘abbandono del supporto al titolo.
Anche chi possedeva il gioco fisico, non avrebbe praticamente più potuto utilizzarlo, nemmeno accedervi, vista la mancanza di funzioni offline. “The Crew” muore e con esso, i diritti di sfruttamento dei giocatori. E proprio da qui nasce l’inghippo, proprio dal fatto che, forse per la prima volta, si parla di diritti di SFRUTTAMENTO di un gioco, di una licenza, piuttosto che diritti di GODIMENTO di qualcosa che si potrebbe considerare di propria proprietà.
Ubisoft rincara la dose e, nel corso di un dibattimento in seguito a una class action intentata, proprio relativamente alla questione “The Crew”, dichiara tramite l’avvocato Marenberg che, i querelanti:
“non possono lamentarsi ora di essere stati ingannati solo perché Ubisoft non ha creato una versione offline del videogioco dismesso”
Adesso però, un nuovo pezzo si aggiunge al puzzle e la palla passa in mano ai giocatori.
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L’iniziativa europea per la preservazione dei videogiochi: come aderire
Della questione di Ubisoft vi avevamo parlato in maniera più approfondita in questo articolo ma, mentre in California si procede con metodo inquisitorio per la tutela dei diritti dei consumatori, in Europa la strada intrapresa è di tipo legislativo e preventivo. Già da diversi mesi, è nata la petizione nota come “Stop Destroying Games“, nata dall’associazione dei consumatori, conosciuta come “Stop Killing Games”.
L’obiettivo è semplice: dare vita a una legge europea unica, che permetta la preservazione dei titoli e dei diritti dei videogiocatori, portando le case di sviluppo e i distributori a permettere la giocabilità di un videogioco, anche quando il supporto venisse interrotto. Affinché si riesca quanto meno a portare la proposta alla Commissione Europea e, solo dopo, in discussione al Parlamento Europeo, bisogna che si raggiunga l’obiettivo di 1 milione di firme.
Hanno diritto di firma, tutti coloro che siano residenti in uno Stato comunitario. Per gli italiani, firmare è semplicissimo: basterà andare a questo link, selezionare ‘Italia’ come Paese di provenienza e utilizzare lo SPID per la firma digitale. In pochi secondi, potrete far parte di quel milione di sostenitori di una petizione che, se dovesse superare tutti gli step, diventerebbe legislazione vincolante a cui ogni Stato comunitario (e ogni azienda su territorio comunitario) dovrà adattarsi, nelle modalità che ritiene più congrue.
Al momento in cui scriviamo, la petizione ha raccolto 811.453 e il termine ultimo per presentare le firme, già validate dai singoli Paesi da cui provengono, è il 31 luglio 2025. Manca meno di un mese dunque e solo dopo, inizierà la trafila che potrebbe eventualmente, trasformare il “petitum” in legge. In tutto ciò, bisogna segnalare come la più grande affluenza di firme, arrivi da Stati in cui i videogiochi rappresentano un’industria florida: Francia, Polonia, Gemania guidano la cavalcata. L’Italia si è difesa discretamente: al momento in cui scriviamo, siamo a 50 mila firmatari italiani, al pari dell’Olanda.
Di seguito vi lasciamo gli obiettivi della petizione, direttamente dalla pagina ufficiale del progetto:
L’iniziativa intende imporre agli editori di lasciare in uno stato funzionale (giocabile) i videogiochi che vendono o concedono in licenza (o le collegate funzionalità e risorse che vendono per i videogiochi che trattano) ai consumatori dell’Unione europea. Nello specifico, punta a impedire che gli editori possano disattivare da remoto i videogiochi prima che siano forniti mezzi ragionevoli per mantenerli in funzione senza coinvolgere gli stessi editori. L’iniziativa non intende acquisire la proprietà di tali videogiochi, dei diritti intellettuali associati o dei diritti di monetizzazione, né si aspetta che l’editore fornisca risorse per il suddetto videogioco una volta interrotto, lasciandolo in uno stato ragionevolmente funzionale (giocabile).
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