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Come mai Dragon Age: The Veilguard non ha soddisfatto i giocatori? Secondo EA, mancavano elementi come “mondi condivisi” tipici dei live-service.
La storia produttiva dietro a Dragon Age: The Veilguard è tra le più travagliate e tristi della recente industria videoludica. La tristezza ovviamente, è quella dei videogiocatori, appassionati della saga di Dragon Age, che hanno assistito inermi mentre una irriconoscibile BioWare creava quello che, secondo l’opinione condivisa dai fan, è il peggior capitolo finora della serie.
Il marasma produttivo, si è infine tradotto in un blando titolo, con meccaniche RPG ridotte all’osso e una scrittura a dir poco fuori fuoco (recensione qui). Adesso che i risultati di vendita iniziano ad arrivare, confermando come EA non sia riuscita a raggiungere gli obiettivi commerciali prefissati, dalle alte sfere iniziano a giungere anche eventuali motivazioni dietro al fallimento del titolo.
Perché The Veilguard ha fallito, secondo EA
Dragon Age: The Veilguard è stato un progetto decisamente complicato da portare a termine. A conferma di ciò, arrivano le dichiarazioni di una parte di staff dietro al progetto, che avrebbe definito “un miracolo” il fatto che un titolo che abbia subito così tanti rimaneggiamenti e cambiamenti, sia infine riuscito ad arrivare sul mercato in una forma accettabile. Chi proprio però non l’ha accettato di buon grado, sono stati i giocatori.
Si può parlare a tutti gli effetti di un fallimento, dato che i risultati commerciali di Veilguard sono stati del 50% circa inferiori rispetto alle aspettative di EA, con la diretta conseguenza di licenziamenti vari in BioWare e dell’abbandono di Corinne Busche, director del titolo. Ma in EA avranno imparato la lezione, da un clamoroso fallimento del genere? Beh, le parole di Andrew Wilson, CEO di Electronic Arts, lasciano sicuramente qualche dubbio.
Dice Wilson:
“Per poter andare oltre il pubblico principale, i giochi hanno bisogno di connettersi in modo diretto alla domanda in evoluzione dei giocatori, che cercano sempre di più feature con mondi condivisi e un coinvolgimento più profondo, insieme a narrazioni di alta qualità in questa categoria così amata“
e aggiunge:
“Dragon Age The Veilguard ha avuto un lancio di qualità e ha ricevuto buone recensioni dalla stampa e da chi l’ha giocato; tuttavia, non ha risuonato con un pubblico abbastanza vasto in questo mercato altamente competitivo“.
Considerando che il progetto iniziale dietro Veilguard (quando ancora doveva chiamarsi Dreadwolf), era quello di dare vita a un vero e proprio live-service, le parole di Wilson assumono tutto un altro significato. Parrebbe quasi di leggere un enorme “te l’avevo detto”, con un Wilson rammaricato dalla mancanza di caratteristiche tipiche di titoli live-service online come i mondi condivisi e il rivolgersi a un “pubblico abbastanza vasto”.
In tanti hanno anche finito col rivalutare un capitolo che, al tempo dell’uscita, non aveva chissà quanto entusiasmato i fan ma che alla luce di tutto, risulta comunque come un VERO Dragon Age. Stiamo parlando di Dragon Age: Inquisition, che è attualmente acquistabile a un prezzo estremamente conveniente tramite Instant Gaming.
E se il capitolo Dragon Age può dirsi, almeno per il momento, chiuso, bisognerà capire come si muoverà EA per il nuovo capitolo di Mass Effect, ormai in fase di pre-produzione da circa 4 anni.
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