Splatterhouse

Anteprima di Francesco Rivano

SPLATTERHOUSE

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Il ritorno del gioco scandalo su Playstation 3 e Xbox 360.

VENTI ANNI FA

Splatterhouse, uscì nel lontano 1988, quando le riviste del settore si chiamavano ZAP e CVG. Quando i videogrames non erano ancora il fenomeno di massa che sono diventati in seguito. Il prodotto NAMCO però, non passò agli onori della gloria, per la sua indiscussa qualità ludica, ne tanto meno per le poche trovate originali inserite nel gameplay. SPLATTERHOUSE rimase impresso nella memoria di moltissimi giocatori e della critica tutta, per l’esplicita violenza visiva di cui se ne faceva portabandiera, e di cui il titolo ne è già una prova. Il sangue sgorgava a fiumi ed il livello di splatter raggiungeva tali livelli da costringere la censura a dare al titolo per la prima volta nella storia dei videogames il classico bollino rosso, che come molti di voi sapranno indica che il gioco è vietato ai minori e quindi indicato ad un pubblico adulto. Per questo motivo, Splatterhouse divenne immediatamente un caso mediatico ed ottenne un successo ben al di là dei suoi effettivi meriti , tanto da convincere Namco a far uscire due seguiti e addirittura una versione riveduta e corretta per minorenni. E ci ritroviamo oggi a distanza di più di vent’anni ad apprendere l’annuncio un paio di mesi fa, dell’uscita di un remake di SP.H. per le due super console dell’attuale generazione. La domanda però che sporge spontanea, è il perché di codesta scelta da parte della casa nipponica. Il gioco alla fine non brillava certo per ingegno o per narrazione e cosa ancor più importante non suscita più il ben che minimo scalpore. In un epoca dove i vari GTA, GOD OF WAR, FALLOUT e co, hanno abbattuto le barriere della violenza videolutica e dove i giochi censurati rispondono al nome di MANHUNT, alla namco devono davvero inventarsi la qualunque per attirare nuovamente a se l’interesse del pubblico.

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NELLA CASA DELL’ ORRORE

 La trama riprende quasi esattamente quella del gioco originale. Impersoneremo Rick Taylor, uno studente di psicologia invitato, insieme alla sua ragazza Jennifer, a casa di uno strano professore per degli “approfondimenti”. L’invito si rivelerà però una scusa per rapire Jenny e costringere Rick a entrare in un mondo dannato, fatto di zombie, Poltergeist e altri spiriti oscuri che lo uccideranno immediatamente. In punto di morte però, Rick riuscirà ad impossessarsi di una strana maschera che, una volta indossata non solo lo curerà totalmente, ma gli donerà anche poteri incredibili, tra cui una forza superumana e un’agilità degna di un artista circense. Grazie a questo manufatto Rick comincerà a farsi strada nel mondo demoniaco in cui s’è trovato catapultato, fino a raggiungere il covo del “professore”, ora trasformatosi in una specie di signore del male ante litteram. La cosa però non sembra al momento del test effettuato, tanto riuscita. Il gioco infatti non introduce novità ad un classico gameplay alla DEVIL MY CRY. Il giocatore è chiamato a combattere e ad affrontare gli incontri nei modi più spettacolari e soprattutto violenti possibili, dosando come da copione un mix di riflessi e di spettacolarizzazione. Potremmo limitarci a menar le mani come un qualsiasi picchia duro a scorrimento. Oppure deliziarci nel strappargli qualche arto in volo o sventrarlo tirargli fuori le interiora per poi picchiarlo con queste ultime. Starà a noi decidere a piacimento il modo milgiore per massacrare i nemici.  Ovviamente un altro status del genere sono le scene in QTE in cui saremo chiamati a schiacciare con il giusto tempismo alla serie di tasti che apparirà sullo schermo ( come accade in godo f war per capirci). Per il resto nulla di nuovo sotto il sole del gameplay. Eccetto per l’utilizzo dei poteri della maschera che permetterà di ricomporre le parti del nostro corpo amputate in precedenza dai vari nemici.

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Dal punto di vista estetico invece SPLATTERHOUSE merita una menzione per lo stile da B MOVIE SPLATTER adottato nella riproduzione del sangue e dei nemici, alle volte veramente grotteschi. Questa apprezzabile scelta è data dal fatto di non risultare troppo estremi nel rappresentare le scene di violenza, ma invece di mostrarle strizzando l’occhio al lato più ironico e meno drammatico della mattanza. Il design di RICK è gradevole e  accattivante, nonostante sia ancorato ad un gusto che rimanda agli anni 80 e 90. Ma la stessa cosa non si può dire delle animazioni che invece risultano ancora pessime per un gioco attuale. Inoltre i fondali appaiono a tratti anonimi e di cattivo gusto. Insomma per quel che si è potuto vedere, SPLATTERHOUSE non farà cadere di certo la mascella a nessuno come un qualsiasi RESIDENT EVIL 5. E credo anche sia difficile che NAMCO possa aggiustare tutto in modo egregio, vista la poco velata volontà del titolo di non imporsi come standard del genere. Per questo noi di GAMES, attendiamo la release del titolo senza aspettarci nulla, sperando di avere tra le mani per lo meno un gradevole passatempo.