Stadia non produrrà più esclusive? La “colpa” è di Microsoft e Bethesda

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Qualche tempo fa, Google ha chiuso tutti i suoi studi interni, cessando ogni progetto in essere sullo sviluppo di esclusive first party per Stadia e concentrandosi unicamente sul servizio di streaming offerto agli abbonati al servizio. Ebbene, a qualche settimana di distanza, potremmo aver trovato un “responsabile” di questa scelta che ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tantissimi giocatori: l’acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft.

Tutti sanno che, qualche mese fa, il colosso statunitense ha acquisito Zenimax e tutti i suoi studi interni, dando vita ad una delle più imponenti operazioni di quello che noi abbiamo definito “calciomercato videoludico“. Ma come si collega quanto ora detto sul cambio di rotta operato da Stadia?

Sembra proprio che la manovra della grande M abbia fatto aprire gli occhi a Google, rendendolo consapevole che, per produrre titoli esclusivi di peso, occorrono investimenti miliardari e protratti nel tempo. Proprio in base a quanto ora scritto, insieme magari a delle difficoltà legate ad eventuali ritorni di investimento, i piani alti hanno deciso di concentrare i loro sforzi unicamente sui servizi di cloud gaming di cui Stadia, allo stato attuale, rappresenta il miglior esponente.

La domanda che molti si staranno ponendo in questo momento è la seguente: Google non possedeva i know how e le conoscenze necessari per approdare nel mondo del gaming? Sembra incredibile anche solo da pensare, in quanto lo stesso Phil Harrison, messo a capo di Stadia, non era decisamente l’ultimo arrivato. Tuttavia, non è raro che questi giganti dell’economia spesso muovano passi di questo genere senza avere la piena consapevolezza di ciò che stanno facendo.

È quasi inutile sottolineare che Stadia è e continuerà ad essere il punto di riferimento per lo streaming videoludico (basti ricordare che, giusto un paio di mesi fa, rappresentava la miglior piattaforma su cui poter giocare Cyberpunk 2077), tuttavia assistere alla chiusura dei vari studi interni di Google rimane un colpo difficile da incassare.

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