Un’e-mail da Silent Hills: cosa ci siamo persi!

ecco come sarebbe stato Silent Hills

Non vogliamo girare il dito nella piaga, d’altronde anche noi della redazione, chi più chi meno, siamo rimasti scottati dalla cancellazione di un titolo promettente, rimanendo bassi, come Silent Hills, il primo capitolo della serie Konami che avrebbe avuto l’onore di essere diretto da Hideo Kojima (senza nulla togliere ovviamente al grandissimo e geniale Keiichirō Toyama che ha dato il là alla saga horror per eccellenza).

Il nostro lavoro è informare e, nonostante il gioco non si faccia più, spuntano di tanto in tanto indiscrezioni e dettagli su come stesse venendo su, pur trovandosi ancora in uno stato embrionale. Vi abbiamo già parlato, ad esempio, dei rimpianti di Junji Ito, il mangaka famoso per i suoi disegni grotteschi e disturbanti, che avrebbe dovuto lavorare alle mostruosità che il protagonista, interpretato da Norman Reedus, avrebbe incontrato durante l’avventura.

Nelle ultime ore, sono trapelate ulteriori informazioni sul defunto progetto Silent Hills e ciò che è uscito fuori, da fonti attendibili, ci lascia ancor di più l’amaro in bocca lasciandoci solo la triste possibilità di esclamare: cosa ci siamo persi!

dettagli su silent hills

Kojima: idee fuori di testa per Silent Hills

Kojima ormai lo conosciamo un po’ tutti, è sempre alla ricerca di un modo per sorprendere i giocatori, prendendosi anche il rischio di infastidire più di qualcuno non abituato a meccaniche troppo fuori dall’ordinario. Con Death Stranding (qui potete leggere la nostra recensione), il game designer giapponese è riuscito a spaccare davvero in due sia la critica sia il pubblico offrendo un’esperienza davvero diversa e costellata di scelte registiche e ludiche molto particolari e, oseremo dire, controverse.

L’idea di poter connettere le persone grazie a un videogioco, attraverso un multiplayer asincrono con il quale plasmare il mondo di gioco per se stessi e, soprattutto, per gli altri, e la possibilità di lasciare like agli altri corrieri sono cose che hanno permesso al giocatore di entrare in quell’universo e interagirvi in modo davvero personale.

Stando alle voci che circolano in queste ore, questa connessione tra gioco e fruitore sarebbe stato molto forte in Silent Hills, grazie a delle trovate davvero inquietanti, in linea con l’atmosfera che deve regnare lì. Alanah Pearce, ex redattrice di IGN e ora membro dello staff di Inside Gaming, rispondendo ad alcune domande su ciò che aveva sentito su progetti cancellati e, nello specifico, su Silent Hills, ha pubblicato un tweet in cui rivela una particolare meccanica che avremmo potuto trovare nel gioco horror.

Anche se non siete bravissimi in inglese, penso che abbiate capito benissimo e, sì, è davvero una cosa geniale. In pratica, il gioco ci avrebbe chiesto una sorta di log-in per entrare in possesso di alcuni nostri dati personali (no, non pensiamo che Kojima volesse fare phishing) come l’indirizzo e-mail e il numero di cellulare. A questo punto, il gioco avrebbe interagito con noi inviandoci messaggi proprio con questi metodi di contatto. Non solo, sembra che questi messaggi sarebbero potuti arrivare anche con il gioco non attivo, in modo da farci vivere nel mondo di Silent Hills in qualsiasi momento della giornata.

Per alcuni, sarebbe stata un’idea un po’ fastidiosa e invadente (voto 4), per altri una trovata pazzesca (voto 10), ma in entrambi i casi si sarebbe ancora una volta parlato solo e comunque del nuovo videogioco di Kojima. Ricordate la vostra espressione attonita alle rivelazioni di Psycho Mantis che tutto sapeva dei vostri gusti videoludici? Ecco, immaginate quella stessa sensazione ma in un contesto molto più terrificante e quando meno ve l’aspettate, sotto la doccia, per dirne una.

Immaginiamo cosa avrebbe potuto fare Silent Hills con noi

Lo ribadiamo, Silent Hills non era ancora in una fase avanzata di sviluppo, quindi non è detto che queste idee sarebbero state realizzate in toto, ma volendoci fare ancora un po’ male cerchiamo di capire come Kojima avrebbe potuto implementare queste idee.

Non dimentichiamo che con lo stesso P.T., il playable teaser di Silent Hills, Kojima aveva sperimentato questo approccio agli horror. L’enigma delle tre risate del bambino poteva essere risolto, tra i vari metodi, con l’ausilio dell’headset, grazie al quale il giocatore poteva interagire con l’ambientazione e le presenze del corridoio infestato urlando direttamente nel microfono o pronunciando frasi sconnesse.

Una telefonata d’aiuto

Immaginate: le 03.00 di notte, avete lasciato il cellulare acceso, qualche ora prima avete lasciato il protagonista di Silent Hills in un punto sicuro, dove avete salvato la partita, perché non in grado, in quel momento, di superare una zona particolarmente intricata e criptica, ci penserete il giorno dopo. Uno squillo interrompe la vostra fase REM, vi è arrivato un sms, lo leggete, è il protagonista del gioco: “Perché mi hai abbandonato qui, non riesco ad andare avanti, sento suoni agghiaccianti nelle mie orecchie, non capisco se siano reali o meno, ti prego, aiutami ad uscire da qui“. Non potremmo esimerci… o sì? E immaginate ora di lasciare inascoltato quel messaggio di aiuto. La mattina dopo, potremmo ritrovare il nostro amico in preda alle allucinazioni o, addirittura, morto, dopo aver deciso di farla finita. Troppo? Da Kojima una cosa del genere ce l’aspettiamo.

Un’e-mail enigmatica

Un altro modo che ci viene in mente per implementare questa meccanica è ricevere gli enigmi direttamente via e-mail. Il gioco vuole giocare con noi, non viceversa. Ci arriva un’e-mail con strani simboli, numeri in sequenze senza senso, non ci raccapezziamo, poi però arriviamo alla soluzione, ma non abbiamo tempo o modo di riaccendere la console, be’, non c’è problema, possiamo inviare la soluzione del puzzle direttamente all’indirizzo di posta elettronica del protagonista che provvederà a inserirla dove serve.

Queste sono due opzioni di interazione gioco/user che avremmo voluto, voi invece come pensate che avrebbe agito Kojima? Ditecelo nei commenti… ah, l’articolo non è finito, perché c’è un’altra novità su cui discutere.

Kojima farà un gioco horror tutto suo?

Silent Hills è ormai andato, ma nessuno vieta a Kojima di sviluppare un videogioco horror. Ebbene, sembra che al padre di MGS non sia passata la voglia di spaventare e spaventarsi, come si legge in un suo tweet di poche ore fa:

Kojima è un appassionato di cinema horror, ma non è molto coraggioso, infatti non riesce a terminare la visione di The Eye, horror thailandese a cui si è ispirato per P.T.

Questo tweet è una conferma del fatto che Kojima sia ancora convinto di volerci lasciare in eredità un suo personalissimo videogioco horror? E se si farà, avrà le meccaniche che avrebbe dovuto avere Silent Hills? Vi lasciamo con queste domande, sperando che il tempo ci possa regalare una risposta affermativa.

 

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