Tomb Raider – Video Recensione

Far ripartire da zero una serie storica come Tomb Raider è un compito che farebbe passare notti insonni a chiunque. Crystal Dynamics ha dimostrato in questi anni di saper maneggiare il materiale della defunta Core Design con grande abilità, per fortuna, ma per completare il lifting della bella Lara piuttosto che proseguire sullo stile conservatore e solo in parte modernizzato di Underworld o Anniversary, ha preferito ricominciare da zero. Ecco quindi che Tomb Raider ci racconta la genesi di una figura a dir poco iconica, uno dei primi personaggi virtuali ad uscire dallo schermo per farsi conoscere al pubblico non videogiocatore. Completata l’intensa campagna ci viene da citare il gioco stesso: “A Survivor is Born”.
Sindrome del principe azzurro
Lara Croft non ha sempre sognato di fare l’avventuriera, anzi, in un simpatico commento che le sfugge durante le sue mille peripezie nel nuovo gioco Square Enix dice di odiare le tombe. Ma al destino non si sfugge e così la spedizione di cui fa parte a bordo della nave Endurance incappa in una devastante tempesta naufragando su di un isola al largo del Giappone. Per quanto assimilabile nei contenuti ai classici plot della saga con tanto di elementi paranormali, la sceneggiatura di Tomb Raider si concentra più sulla caratterizzazione della protagonista, tralasciando purtroppo quella di comprimari importanti, il suo mentore Conrad su tutti che decisamente avrebbe meritato più attenzioni. La vera protagonista è però la giovane Lara, su cui è stato fatto davvero un ottimo lavoro, apparendo come una figura umana, inizialmente fragile ed insicura, studiata apposta per scatenare nel giocatore la sindrome del Principe Azzurro. Vederla soffrire le pene dell’inferno, a cominciare dalla prima rovinosa caduta, causa della ferita che la tormenterà per tutto il suo viaggio, la seguirete mentre affronta le sue paure, si ritrova costretta ad uccidere un animale per mettere qualcosa sotto i denti e finalmente un essere umano. Insomma, imparerà le dure leggi della sopravvivenza. L’atmosfera del gioco è cupa, sporca, molto adulta, decisamente uno degli aspetti meglio riusciti di questo rinnovato Tomb Raider, responsabile di una buona dose dell’intrattenimento offerto dal titolo. Entra poi in gioco la regia, cinematografica ed al contempo integrata col gameplay stesso, proprio come Uncharted ci ha insegnato con i suoi due ultimi spettacolari capitoli. Questo significa fasi giocate con una telecamera che si muove con intelligenza per creare sequenze mozza fiato ed allo stesso tempo interattive, in un buon equilibrio tra coinvolgimento attivo e passivo dell’utente.
Impara a sopravvivere
L’esperienza di gioco proposta da Tomb Raider appare ad una prima occhiata radicalmente diversa rispetto alla serie tradizionale. Gettati in pasto all’isola, vi troverete a guidare Lara Croft attraverso una fitta foresta, col fianco dilaniato e la minaccia di un gruppo di uomini pericolosi ed armati. Per quanto giovane ed inesperta, la nostra neo eroina è mossa da una forza di volontà infinita, che le permetterà di rialzarsi dopo ogni caduta. Gli sviluppatori non si sono fatti particolari scrupoli nel maltrattare la poverina, che rovinerà al suolo, verrà picchiata, ferita, morsa, abbandonata in canottiera in mezzo ad una pioggia battente e molto altro. Presto imparerà a difendersi, grazie ad un arco, che presto diverrà il vostro migliore amico e non solo per far fuori il nemico silenziosamente. Tomb Raider segue la via dell’action adventure moderno, mescolando classiche scalate con momenti concitati, sparatorie e sequenze stealth. In realtà l’incontro con i nemici è spesso piuttosto aperto, lasciando al giocatore la facoltà di scegliere il tipo di approccio e la discreta ampiezza dei livelli aiuta in tal senso. Una freccia dopo l’altra, infatti, si potrà liberare il passaggio verso la zona successiva, ma la pistola nella fondina può essere altrettanto efficacie. Entra in gioco in questi momenti il comodissimo sistema di coperture contestuale, che in caso di pericolo si preoccupa di modificare la cammina di Lara e di farla accucciare dietro ai ripari senza bisogno di agire su alcun tasto. Il risultato raggiunto da Crystal Dynamics è sorprendentemente efficiente, capace di eliminare la necessità di implementazioni più macchinose o complesse di cui difficilmente sentirete la mancanza. Viceversa, tali automatismi fanno parte di una precisa scelta di design che coinvolge l’intero gameplay, ovvero lasciare che la protagonista goda di una relativa indipendenza dai nostri input, reagendo all’ambiente ed alla situazione autonomamente, tanto che in alcune sequenze dall’alto tasso di spettacolarità diventa difficile capire quanto sia importante l’azione del giocatore e quanto sia invece prescritto dagli sviluppatori. I puristi storceranno il naso, ma bisogna ammettere che il risultato è più che mai funzionale e gli amanti del gameplay più tradizionale si potranno consolare con diversi elementi più o meno secondari inseriti nel gioco.
Lara è dispersa su di un’isola, non aperta come in un vero free-roaming, ma piuttosto ricca di missioni ed oggetti opzionali da scovare. Entrano in scena ad esempio le tombe segrete, piccole reminiscenze dal passato della serie, le quali propongono enigmi ambientali di difficoltà crescente, con un prezioso tesoro come premio. Come si diceva, la protagonista è giovane ed inesperta e si farà le ossa proprio in questo reboot. Questo espediente narrativo ha permesso agli sviluppatori di introdurre un basilare sistema di crescita del personaggio, con diverse skill da apprendere utilizzando i relativi punti guadagnati sul campo, la possibilità di migliorare le armi con pezzi recuperati dalle apposite casse o dai cadaveri e nuovi aggeggi acquisiti avanzando nella campagna. Ecco così che gli stessi ambienti già visitati ospitano zone segrete, accessibili solo una volta ottenuti gli strumenti necessari, così da invogliare a tornare sui propri passi. Al termine della nostra sessione siamo arrivati ai titoli di coda totalizzando poco meno di dieci ore di giocato, con solo il 63% del titolo completato e l’invito a tornare sull’isola per esplorarla a fondo.
Film interattivo?
Il gameplay offre una buona alternanza tra fasi action ed altre esplorative, con enigmi ambientali basati sulla fisica piuttosto riusciti (sebbene mai troppo complessi). Il tutto però è stato miscelato con grande abilità, senza stacco alcuno, con in mezzo scene animate perfettamente integrate col gioco. La sensazione è che Crystal Dynamics abbia osservato quanto di meglio offerto da Uncharted per poi farlo proprio, tingerlo di un’atmosfera cruda e buia, per poi migliorarle. L’apertura della giocabilità è un grosso punto a favore di Tomb Raider, che riesce a bilanciare molto meglio la sensazione di guardare un film con quella di avere in mano un pad. Inoltre le sparatorie sono ben meno presenti e a loro volta affrontabili in diversi modi, giocando di soppiatto, sfruttando frecce infuocate per seminare il panico, dando fondo alla scorta di proiettili piuttosto che utilizzando a proprio vantaggio l’ambiente. A far tornare coi piedi per terra questo ottimo mix troviamo un’intelligenza artificiale non particolarmente evoluta, un utilizzo a tratti eccessivo di Quick Time Event ed in generale il dosaggio di sequenze poco interattive a volte sfora nel film interattivo. In generale il bilancio, soprattutto considerando anche tutti gli elementi opzionali, è a nostro giudizio comunque riuscito, dando vita ad un prodotto che rappresenta un promettente nuovo inizio per la saga.
Presente una modalità multiplayer, che si propone come una semplice aggiunta non necessaria ma pur sempre gradita.
Come ti spremo la console
Prima di esprimere un giudizio definitivo sul titolo, vale la pena soffermarsi sul brillante aspetto tecnico di Tomb Raider. Gli spazi aperti a tratti vastissimi non hanno minimamente messo in difficoltà gli sviluppatori, i quali hanno dato vita ad un engine davvero performante, che stupisce per la capacità di delineare ambienti colmi di dettagli senza peccare nella performance. Foreste, rovine, montagne innevate o spiagge sono solo alcuni degli ambienti che attraverserete, tutti meticolosamente renderizzati, con una resa praticamente impeccabile. Effetti e sistema di illuminazione sono al livello della produzione, così come i modelli dei personaggi e le loro animazioni anche se alcune di queste non sono del tutto riuscite. In generale siamo comunque di fronte al top per quanto riguarda i titoli multipliattaforma, con davvero poco da invidiare al fratellastro Uncharted. 
Lo stesso vale per il comparto sonoro, che propone partiture azzeccate e campionamenti sempre precisi e potenti. Un plauso va al voice acting originale di Lara, curatissimo e vivo, capace davvero di far bucare lo schermo ad una protagonista in grande spolvero.
Commento finale
Questo nuovo Tomb Raider è stato una scommessa e crediamo che Crystal Dynamics l’abbia vinta. La miscela di elementi vecchi ma soprattutto nuovi, presi da prodotti simili come Uncharted ma anche da altri per espandere il titolo verso orizzonti da free-roaming, funziona egregiamente peccando solo in alcuni momenti in nome della spettacolarità tolgono fin troppo il controllo al giocatore. Se gli sviluppatori avessero osato un po’ di più nei contenuti secondari, magari attingendo maggiormente alla tradizione, oltre che elevato la difficoltà e lavorato meglio su alcuni dettagli, avremmo avuto di fronte un prodotto praticamente perfetto. Per il resto la campagna propone un’atmosfera matura e cruda, una vera prova di sopravvivenza per Lara e per il giocatore, da provare senza timore.