Choro Gaiden | Un gioco di orrori giapponesi e minimalismo | Recensione gdr

Choro Gaiden

“Apri gli occhi.

Davanti a te solo buio, e scricchiolii: il corridoio dell’antica locanda abbandonata sembra attenderti, come farebbe un lupo affamato con la sua preda. L’istinto è quello di andartene, ma i tuoi piedi non riescono a staccarsi dal Tatami.

Qualcosa è attorno a te. 

Qui di fianco.

Lanci un’occhiata. 

Lo vedi rannicchiato alle tue spalle. Ti guarda. Ti scruta. 

Urli”.

Benvenuti in un gioco di ruolo dell’orrore in cui la quotidianità del Giappone moderno viene divorata da un male metafisico e angosciante.

Benvenuti in Choro Gaiden, edito da Nigredo Press.

Choro Gaiden: un gioco di ruolo j-horror

Nel corso degli anni (ma potremmo dire dei decenni), il gioco di ruolo ha affrontato praticamente tutte le declinazioni dell’immaginario horror contemporaneo, dai classici lovecraftiani (il caro e vecchio Il Richiamo di Cthulhu e le sue declinazioni successive) all’immaginario dei morti viventi (Sine Requie) per arrivare ai miti popolari dell’America più profonda (Old Gods of Appalachia, qui la nostra recensione).

In questo (lungo) elenco di giochi a farsi sentire era la mancanza di un setting molto importante nell’immaginario dark degli ultimi vent’anni, ovvero il j-horror, portato avanti con fierezza tanto da saghe cinematografiche come Ju-on/The Grudge o Ringu (più attente alla trasposizione del folklore popolare) quanto da mangaka come Junji Ito o Kazuo Umezu (dove i toni virano più verso il weird).

Non si può che applaudire l’italianissimo Choro Gaiden, che avuto il coraggio di colmare questa lacuna fornendo ai giocatori un modo per giocare le atmosfere descritte sopra.

In realtà, più che per gli amanti delle vecchie storie di fantasmi giapponesi irrequieti, Choro Gaiden risulta essere un prodotto perfetto per chi ama le storie di Junji Ito e la loro estetica malata: con la sua struttura peculiare, il gioco di Nigredo vede i giocatori nel ruolo di persone comuni chiamate a dover chiudere misteriosi portali dimensionali che si sono spalancati sul nostro mondo e hanno dato vita a una vera e propria invasione di orrori e mostruosità.

Solo chiudendo questo portale, chiamato Il Cancello, la nostra realtà sarà salva.

Questo concept fa di Choro Gaiden un contenitore di storie dalle atmosfere malate e particolarmente cupe, nelle quali la realtà quotidiana di una piccola cittadina della provincia giapponese viene stravolta dal sorgere di manifestazioni paranormali fino a raggiungere un apice di terrore assoluto al quale i giocatori potrebbero non sopravvivere. 

Un regolamento scarno

Partiamo subito col dire che chi si approccia a Choro Gaiden si ritroverà davanti gioco di ruolo molto particolare, complice anche il suo estremo minimalismo tanto dal punto di vista editoriale quanto da quello regolistico. 

Il manuale di gioco è infatti un volumetto di appena quaranta pagine, coperte per lo più da una rapida introduzione alle tematiche essenziali, dal regolamento e da un’appendice con le schede dei PG pregenerati e regole per giocare in solitaria, una scelta che sembra perfetta per chi ama i giochi semplici da leggere. 

Choro Gaiden e le campagne: quale modello di gioco?

Prima parlare del regolamento del gioco, è necessario parlare di che tipo di avventure è possibile imbastire con esso e del mood del gioco.

Choro Gaiden è infatti un prodotto che ci possiamo provare a definire come “di frontiera” , a metà strada tra un vero e proprio gioco di ruolo e un gioco in scatola narrativo nel quale ogni avventura deve seguire una specie di “schema fisso” in quanto il cammino dei giocatori verso il Cancello si basa sulla chiusura degli “Occhi”, i suoi “avatar” sparsi per tutta la città.

Questo è possibile attraverso la risoluzione di una serie di indagini, ovvero di “quest” che i personaggi dovranno risolvere nel corso della campagna.
Il Tessitore, dal canto suo, dovrà costruire le singole indagini sviluppando una serie di spunti dati dal gioco stesso; a ciò è necessario aggiungere la proposizione delle indagini al gruppo in maniera del tutto casuale (ci sono 12 spunti, pari ovviamente al nostro D12). Quando gli indagatori risolvono almeno cinque casi, i  PG entreranno a conoscenza della posizione del portale, e potranno andare a risolvere la partita. 

Il manuale non specifica se sia possibile costruire una lista di spunti alternativi, né fornisce dettagli su come le avventure di Choro Gaiden debbano essere strutturate, fatto che, se da un lato suggerisce una certa libertà creativa al Tessitore, dall’altro può essere parecchio disorientante per i giocatori neofiti o non abbastanza “scafati”.

Una cosa è certa: una volta testato Choro Gaiden in una one shot di una serata, abbiamo avuto la netta sensazione che il gioco sia tarato per avventure o campagne di durata media piuttosto che per sessioni autoconclusive: la discesa nel soprannaturale e la poetica dell’orrore hanno bisogno di tempi lunghi e di una preparazione della tensione meticolosa, altrimenti l’avventura rischia di diventare una sorta di luna-park di eventi strani e soprattutto di non permettere ai giocatori di entrare nel giusto mood di lenta discesa nell’Orrore Cosmico che si vuole ricreare.

Le regole

La gestione dei personaggi è basata sulla gestione di un pool di D12 chiamato “Riserva” dal quale potremo attingere per stabilire quanti dadi tirare in una prova di abilità, alla quale dovremo aggiungere il punteggio di una caratteristica del personaggio (Corpo per le prove fisiche, Mente per quelle di investigazione e ragionamento, Parola per la diplomazia e Magick per le arti arcane). Al momento del lancio dei dadi, maggiore sarà il risultato migliore sarà l’esito.

Se per esempio dovremo alzare un ostacolo piuttosto pesante, occorrerà fare una prova su Corpo, spendendo quanti più punti possibili per tirare il maggior numero di dadi e ottenere il miglior risultato (al massimo 21, mentre da 1 a 9 avremo un fallimento).

Questa è la meccanica base, alla quale si aggiungono quella della Prova Oltre Focus, che permette ai personaggi di completare una vera e propria divinazione in grado di mostrare eventuali “elementi occulti” altrimenti celati alla nostra vista, e soprattutto l’Oculorama, una dinamica che ci permette di determinare quanto le infestazioni riescano a intaccare la realtà di Indagine in Indagine, attraverso una sorta di “tiro fato” da parte dei giocatori.

Le prove di combattimento e le dinamiche di morte/svenimento del PG risultano forse anche troppo basilari, quasi al limite del semplicistico.
All’atto pratico il fato dei nostri giocatori è determinato dalla perdita di tutti i Punti all’interno della loro riserva, pertanto una volta arrivati a 0 il nostro PG cadrà a terra in coma e, se non aiutato dai compagni, verrà rapito dalle entità e sparirà per sempre. Una dinamica molto “snella” che si ripercuote sugli scontri che non hanno vere e proprie regole, ma sono per lo più

basate sulla descrizione delle azioni e sulla loro risoluzione attraverso prove “generiche”. 

Inoltre, i PNG hanno statistiche da utilizzare: starà al Tessitore decidere quando un’azione o un insieme di azioni sarà abbastanza riuscita da definire la conclusione con successo di uno scontro. 

Se quindi siete amanti di regolamenti complessi o semplicemente ben strutturati potreste storcere il naso, mentre nel caso amaste giochi più basati su una gestione semplificata del racconto potreste trovare qualcosa che fa per voi.

Un gioco necessario ma troppo ambizioso?

Choro Gaiden è un titolo molto particolare, per non dire di nicchia. Forte delle sue atmosfere estremamente cupe e del sistema di gioco che può portare a mettere in scena storie davvero mortali, può costituire un’ottima alternativa per avventure brevi da alternare, magari, alle nostre campagne più impegnative, per provare magari l’ebbrezza di un tipo di orrore più esotico e anomalo.

Tuttavia, nonostante la scelta “minimalista” in fatto di regole possa a suo modo essere efficace e permettere un buon approccio narrativo, rimane l’impressione che Choro Gaiden, proprio in virtù della sua identità peculiare e di un setting troppo poco battuto dal gioco di ruolo, abbia sprecato un po’ le sue potenzialità per via di una certa mancanza di approfondimento tanto nella spiegazione di alcune dinamiche ludiche quanto nell’approfondimento dell’ambientazione.

Spesso infatti le regole mancano di un vero approfondimento o di una contestualizzazione in-game, e persino alcuni elementi fondamentali del gioco sembrano essere demandati all’improvvisazione del narratore. 

Nonostante queste dinamiche e queste scelte, Choro Gaiden promette di essere un buon colpo per tutti quei giocatori che hanno sempre sognato di poter affrontare gli orrori del Sol Levante attorno a un tavolo GDR, un piatto reso gustoso da un sistema di facile preparazione, o semplicemente per coloro che vogliano provare un gioco nuovo, a un prezzo molto contenuto (15 Euro ed è vostro), e distribuito in un formato praticamente tascabile. 

Un ottimo biglietto d’ingresso nella paura, non trovate?