Diario del dott. Flammini 22 ottobre 1957

Il diario del Dott. Flammini 22 ottobre 2957

Diario del dott. Flammini 22 Ottobre 1957

Sono finalmente riuscito a fuggire. E’ stato molto semplice in verità. Proprio come nei libri mi è bastato legare delle lenzuola tra loro, ancorarle a un letto, ben fissato alla finestra e scendere giù.

Certo, la mia mano rotta ha dato qualche problema, ma alla fine è andato tutto per il meglio perché ho approfittato del buio.

Ho percorso un paio di chilometri ed ora sono in un alberghetto di Ravenna, in realtà più che un albergo è una stamberga.

Chissà che strada ho seguito per arrivare sino a qui. Va bene che era notte ma trovo strano non aver incontrato nessuno lungo il tragitto. E quelle mura cosi alte? Non mi ricordavo quelle mura…

Mha, non è che sia stato cosi tante volte a Ravenna ma le trovo comunque strane. Non immaginavo ne esistessero ancora di cosi alte e cosi ben tenute, tanto da avere ancora portoni cosi grandi e possenti all’ingresso. E poi “chiudere“, perché chiudere la città?

Quel ragazzo mi stava certamente prendendo in giro. Forse voleva solo fare il romanticone con la sua bella dama li di fianco. Ma si, erano due maschere che si stavano divertendo tanto da non badare troppo a me e chi fossi. Pensa che era vestito anche da bel soldatino, con tanto di lancia e corpetto in cuoio; che novello Romeo. Ah, l’amore che fa fare stupidaggini. Un ragazzo farebbe di tutto pur di apparire.

Comunque, sono entrato e, mamma mia, deve esserci un Blackout molto grande se tutta la città è al buio. Fortuna che lungo le strade ci sono ancora quei lampionicini vecchi a lumino posti qua e la, altrimenti non avrei mai trovato questo posto. Ma forse è stato meglio cosi. Di certo nessuno mi avrà visto entrare.

Il tipo all’ingresso, poi, sembra un signore a modo. Mi ha fatto velocemente entrare quando ha capito che ero in difficoltà e si è premurato che stessi a bene. Mi ha dato da bere e del pane e quando ha visto, la fasciatura ha bofonchiato qualcosa e mi ha rassicurato, sostenendo che ora non devo più preoccuparmi e che ci pensa lui a me. Che l’Inquisizione li dentro non mi avrebbe trovato e altre cose che non ho capito.

Ma perché sono tutti fissati con il mettermi al sicuro dall’Inquisizione?

Ora sono nella mia stanza. Mia, finalmente. Non di altri. Il padrone ha detto che posso rimanere qualche giorno senza avere pensieri ma che dopo dovrò sparire subito, perché non vuole casini: “va bene essere buoni cristiani ma tutto ha un limite” ha detto, aggiungendo che non devo farmi vedere troppo in giro.

E quindi, eccomi finalmente libero, a Ravenna; domattina scenderò e chiederò dov’è il telefono, farò la mia telefonata e mi farò venire a prendere da mio fratello.

Ora è tempo di dormire. Sono stanco.

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