Diario del dott. Flammini 19 ottobre 1957

Diario del dott. Flammini - 5 ottobre 1957iario-dott-flammini-19-ottobre-1957

Diario del dott. Flammini 19 Ottobre 1957

Oggi Raimondo non si è visto. Non è venuto a trovarmi per fare le solite quattro chiacchiere ne tanto meno sincerarsi che stessi bene. Poco male ho avuto modo di riflettere.

Facciamo il punto della situazione, prendendo qualche appunto.

Sono precipitato con un aereo e sono stato ritrovato stordito da Raimondo e portato in questa gabbia di matti dove non c’è ne luce ne gas.
Mi hanno preso in giro dato il mio essere comunista e un convinto ateo.
Ieri sono stato ricondotto nel luogo dell’incidente dove ho riconosciuto il cadavere del mio vicino di posto, fatto a pezzi da quella che è la spada che Raimondo si porta dietro quando esce.

In ultimo, alla luce di questo, mi si chiede con forza e violenza non come sia potuto cadere l’aereo e mancare i rottami di questo ma come ho fatto a far saltare in aria questa Villa delle Rose.

Delle due l’una: o sono pazzo, o si sta continuando a prendermi in giro, ma ormai sento di poter escludere ciò dopo quanto visto ieri. Sono due settimane che sono qui e trovo ormai impensabile che si riesca a mettere insieme una montatura tale solo per… Solo per fare cosa, per convincermi che mento?

Oppure c’è la terza opzione: che io sia morto nell’incidente e che questo sia l’aldilà. Raimondo altri non che la mia coscienza che cerca disperatamente di dirmi che sono perito nell’incidente. Preoccuparsi delle cose terrene non ha senso.

Forse era proprio quello l’intento di portarmi sul luogo dell’incidente ieri: mostrarmi che non c’è nulla. E quel Cadavere? Farmi vedere quel corpo fatto a pezzi per dirmi che anche io sono morto, che era impossibile fossi sopravvissuto ad un simile schianto…

Eppure dentro di me sento ancora il calore della vita, cosi come su di me il calore del sole, il mio cuore battere: sento la vita nelle mie vene e allora posso essere morto.

Che sia questo solo un sogno? Si, sto sicuramente sognando ed ora mi sveglierò tra l’affetto dei miei cari.

devo dormire, si!

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