Si, la “Psicosi da ChatGPT” esiste e ci sta distruggendo tutti

screenshot di messaggi con ChatGPT su sfondo nero
Si, la "Psicosi da chat GPT" esiste e ci sta distruggendo tutti (Player.it)

Dove mettiamo il limite tra finzione e realtà? Una domanda che sembra uscita direttamente da un romanzo di Isaac Asimov, ma che negli ultimi anni sta diventando sempre più concreta. Inutile nasconderci dietro un dito, o meglio, in questo caso dietro a un prompt: gli strumenti di intelligenza artificiale generativa sono piombati nelle nostre vite e come conseguenza sono aumentate le controversie, i dubbi, le implicazioni morali e talvolta giuridiche.

Messa in questi termini sembra uno scenario da cui scappare a gambe levate, ma ragionandoci più attentamente, affrontando il tutto in maniera più razionale, possiamo semplicemente affermare che i chatbot e l’IA generativa hanno avuto e stanno avendo un impatto sociale devastante (nell’accezione metaforica più positiva del termine) e questo ha chiaramente portato con sé aspetti negativi e positivi.

Inutile stare qui a elencare ogni controversia legata all’IA, non è questo il momento più adatto e non è importante ai fini del nostro approfondimento odierno, bensì ci è sembrato interessante fare luce su un fenomeno che negli ultimi tempi è diventato uno dei punti focalizzanti della stampa internazionale: la cosiddetta “psicosi da ChatGPTdella quale andremo a parlare in questo articolo evidenziandone i punti a favore e anche quelli che contrastano alcune teorie presenti sul web.

“Psicosi da ChatGPT”: verità o presunzione? Facciamo chiarezza

Innanzitutto partiamo dagli aspetti più ovvi: perché si è scelto di utilizzare proprio la parola “psicosi” per questo fenomeno? Il termine deriva dall’unione della parola greca “ψυχή” e il suffisso “-osi” che significa letteralmente “degenerazione dell’anima”; la parola è stata successivamente acquisita dal linguaggio medico per indicare un disturbo psichico contraddistinto dall’errata percezione della realtà.

Eccoci tornati dunque alla domanda con la quale si è aperto questo articolo e, in particolare, alla parola “realtà”: secondo la teoria della psicosi da ChatGPT (scelto per antonomasia, in realtà si può parlare di chatbot in generale) molte persone avrebbero sviluppato percezioni alterate della realtà, paranoie, deliri e convinzioni mistiche a causa di conversazioni prolungate con chatbot guidati da intelligenza artificiale come appunto il software di OpenAI.

persona seduta impaurita davanti a logo di ChatGPT
“Psicosi da ChatGPT”: verità o presunzione? Facciamo chiarezza (Player.it)

Scavando maggiormente in profondità di questo fenomeno veniamo a conoscenza del fatto che ChatGPT e, in generale, moltissimi chatbot guidati da IA possano fare da cassa da risonanza per questa psicosi a causa di alcuni fattori ormai noti, i quali avrebbero particolarmente effetto su alcuni soggetti: il primo è la “sycophancy” ovvero quell’abitudine dei chatbot di adulare l’utente e di non contraddirlo mai, talvolta anche confermando sensazioni errate e che per certi versi possono trasformarsi in comportamenti pericolosi.

La sycophancy è il più intenso dei fattori che può portare alla psicosi, ma non è l’unico: ChatGPT e altri chatbot simili possono provocare allucinazioni generative, ovvero sono capaci di generare informazioni fasulle spacciandole per vere o credibili per confermare ciò in cui l’utente crede e ciò che dunque l’utente vuole sentirsi dire in quel momento.

mano umana e robotica che si incontrano con le dita su sfondo bianco
L’IA e il sentimento di adulazione (Player.it)

Questo provocherebbe una reazione a catena in cui l’utente cerca sempre più conferme su dubbi e perplessità sulla propria vita trovandole nelle conversazioni prolungate con i chatbot: tutto questo spinge l’utente a ritrovarsi in una realtà parallela dove le sue convinzioni sono reali e confermate da quello che in quel momento è diventato il suo confidente più intimo, che non lo delude mai, che è sempre lì a dargli ragione su tutto o quasi.

Psicosi da ChatGPT: i casi accertati che hanno portato a conseguenze gravi

Fossero solo speculazioni staremmo a fare la lotta coi mulini a vento, ma la psicosi da ChatGPT sembrerebbe avere anche dei casi accertati di persone che hanno perso il senno dopo lunghe conversazioni con il chatbot; persone che sono finite ricoverate in centri di cura psichiatrica contro la loro volontà, spinti da parenti e amici intimi, o addirittura persone che sono finite in galera a causa della psicosi.

Secondo una testimonianza riportata dal portale Futurism un uomo è finito in una clinica di cura psichiatrica dopo aver sviluppato la psicosi da ChatGPT essendosi convinto, dopo lunghe conversazioni con il chatbot, di aver creato un intelligenza artificiale senziente in grado di sfatare le leggi fisiche e matematiche; un altro uomo, di circa 30 anni, ha invece sviluppato un amore morboso nei confronti di Copilot restando sveglio fino a tardi e finendo, anche lui, in un ospedale psichiatrico.

Le testimonianze non sono finite qui: il New York Times, una delle fonti più autorevoli dell’intera stampa mondiale, riporta di individui convinti di comunicare con spiriti o entità superiori nel corso delle loro conversazioni con il chatbot, in altri utenti è invece è stato alimentato il dubbio di essere parte di cospirazioni verso le quali loro avevano il compito di agire in prima persona talvolta commettendo illeciti e reati.

persona che ha in mano uno smartphone e lo usa per chattare con chatbot
Psicosi da ChatGPT: i casi accertati che hanno portato a conseguenze gravi (Player.it)

La psicosi da ChatGPT, dunque, è formalmente reale, ma non è una diagnosi clinicamente riconosciuta (ad esempio non è presente nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali né nella Classificazione Internazionale delle malattie): nonostante questo però ci sono casi accertati di persone che sono finite in ospedali psichiatrici a causa di conversazioni prolungate con i chatbot, ma su quest’ultimo punto c’è bisogno di fare chiarezza ulteriore.

I chatbot sono la causa scatenante o solo una cassa di risonanza?

Dopo aver letto tutte le testimonianze e spiegato per filo e per segno cosa significa realmente la psicosi da ChatGPT il nostro primo istinto sarebbe quello di demonizzare completamente i chatbot e tutto ciò che riguarda l’intelligenza artificiale, ma vi invito a una riflessione più profonda: i chatbot sono davvero la causa scatenante o sono solamente una cassa di risonanza?

Verrebbe da pensare alla prima dato che in quasi tutte le testimonianze viene detto che queste persone prima di conversare con ChatGPT o chi per esso erano perfettamente sane e lucide, ma la situazione è in realtà molto più complicata di così: al di là di casi in cui erano già stati diagnosticati patologie mentali pregresse (ad esempio all’uomo innamorato di Copilot era stata già diagnosticata la schizofrenia), anche nei casi di persone apparentemente sane si potevano evincere segnali di allarme.

pagina iniziale di ChatGPT su smartphone
I chatbot sono la causa scatenante o solo una cassa di risonanza? (Player.it)

La sycophancy e le allucinazioni generative possono sicuramente alterare convinzioni di base non corrispondenti alla realtà come abbiamo visto, ma non ne sono mai la causa scatenate: questo perché, sebbene altamente persuasiva, la comunicazione dei chatbot è da considerarsi come l’innesco di problematiche sopite come ansia cronica, depressione lieve, paranoia latente, isolamento sociale, tutti fattori di rischio che non sono quasi mai affrontati a dovere a causa di carenza di servizi per la salvaguardia della salute mentale.

Se siete arrivati a questo punto avrete capito che la psicosi da ChatGPT esiste davvero e può portare a conseguenze gravi come suggerito dalle testimonianze, ma è frutto di tanti altri fattori che talvolta sono la reale causa scatenante della psicosi e, inoltre, ormai è chiaro che cercare conforto con un chatbot facilmente accessibile e gratuito che non ti giudica è molto più semplice che affrontare un percorso psicoterapeutico.