Kojima e Konami: quale futuro? – Speciale

A cura di Stefania Sperandio

Nessuno di noi aveva preso la notizia sul serio. Davvero nessuno. Quando trapelarono le prime voci relative ad un possibile divorzio tra Hideo Kojima e Konami, il pubblico tutto, e gli addetti ai lavori, pensarono semplicemente all’avviarsi dell’ennesimo scherzo, di una nuova trovata, o kojimata che dir si voglia, volta a promuovere lo storico game designer giapponese, o qualcuno dei suoi inconfondibili prodotti.

Il problema è che, diverse settimane dopo, la questione è andata ad infittirsi, e tutto questo potrebbe vedersi appiccicare sopra qualsiasi etichetta ma – a quanto pare – non di sicuro quella dello scherzo. O, perlomeno, non di sicuro quella di uno scherzo divertente. Le fonti interne del colosso giapponese vociano tra i corridoi dell’azienda, e i rumor che ne trapelano non lasciano speranze: Hideo Kojima e Konami sono destinati al divorzio a fine anno, dopo che – fingendo di tenersi ancora mano nella mano – accompagneranno sugli scaffali l’agognato Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. E le domande, a riguardo, sono molto più che innumerevoli.

AGGIORNAMENTO: Kojima va da SONY

Era il 1997 quando le allore difussisime riviste cartacee dedicate al mondo dei videogiochi ci presentavano un giovane game designer giapponese, dalle idee brillanti e la personalità variopinta, mentre era intento a svelare al mondo il suo Metal Gear Solid. Da allora, sono passati quasi vent’anni, e Hideo Kojima è divenuto prima pilastro e poi addirittura fondamento di Konami, andando a rivestire anche il ruolo di vicepresidente della compagnia. Alla luce di questa alleanza, di un rapporto lavorativo che ha accompagnato il padre di Solid Snake e compagni fin dagli albori della sua carriera, sono nati titoli che hanno fatto la storia del nostro medium preferito, e che sono rimasti nell’immaginario di tutti gli appassionati. La serie Metal Gear, sua opera più famosa, è considerata dalla critica mondiale uno dei più fulgidi esempi di commistione e rimediazione tra cinema e videogioco, e ad essa Kojima ha affiancato anche Zone of the Enders (o semplicemente ZOE), capace di riscuotere a sua volta un buon successo di stampa e pubblico.

Kojma è un cavallo vincente e Konami lo ha sempre saputo. Quando, per l’uscita di Metal Gear Solid 3: Snake Eater, poté esibire sulla boxart il logo del suo team eponimo, Kojima Productions, tutti sapevano che dare riconoscibilità ed evidenza ad una mente considerata geniale nello sviluppo delle sue opere sarebbe stata una scelta win-win: Kojima avrebbe fatto ulteriormente bella mostra di sé, e Konami avrebbe potuto attrarre i curiosi che, avendo sentito parlare delle opere del game designer nipponico, avrebbero deciso di acquistare il gioco per scoprire di cosa si trattava.

È alla luce di ciò che fa strano a tutti sapere che uno dei primi passi del disguido attualmente in corso tra Kojima e Konami, ancora tutto da chiarire, è stato la rimozione dell’indicazione “A Hideo Kojima Game” dai materiali ufficiali delle sue opere. Modificata la boxart di The Phantom Pain, rivista quella di Ground Zeroes e via via i materiali presenti sul portale ufficiale della serie Metal Gear. Un taglio che sa quasi di censura, peraltro completamente insensata, poiché tutti hanno ben chiaro in mente di chi sia l’estro che conferisce personalità a quei lavori. Ma non è tutto: nel bel mezzo di un maremoto che voleva in realtà essere silenzioso, vista l’assenza di dettagli ufficiali, viene il momento di dire addio anche a Kojima Productions, accorpata alla più generica Konami. Anche il neonato team Kojima Productions Los Angeles, reclutato per i lavori sul prossimo Metal Gear Online, è stato ribattezzato semplicemente Konami LA. Hideo Kojima smette di inondare il suo profilo Twitter di nuovi messaggi e di immancabili foto, limitandosi a cinguettii quasi laconici e non troppo frequenti, e non appare più in pubblico, nemmeno per ritirare i Famitsu Award che gli erano stati assegnati poche settimane orsono. Per un individuo che, fin dalle origini, ha sempre portato la corona del regno della comunicazione nei videogiochi, sembra qualcosa di semplicemente fuori dal mondo.

Forse, bastava già questa situazione di gelo, a far comprendere che le acque tra Kojima e Konami sono più torbide che mai, ma non mancano ulteriori dettagli: dal canto suo, infatti, l’azienda ha fatto sapere che in futuro realizzerà dei nuovi Metal Gear, con o senza l’autore della serie originale (azzardiamo dire che, evidentemente, Snake’s Revenge non ha insegnato nulla), ed ha già aperto i reclutamenti per i futuri lavori. Secondo le indiscrezioni, infatti, quando Kojima lascerà la compagnia porterà con sé i suoi collaboratori più fidati, tra i quali con ogni probabilità anche il talentuosissimo artista Yoji Shinkawa, praticamente da sempre character e mechanical designer dei suoi prodotti. La reazione dei fan ovviamente è stata complessa e sorpresa, tra chi è sicuro della bruttezza dei futuri episodi a-kojimani, e chi sottolinea che, dopo tanti anni, l’ex leader di Kojima Productions potrà almeno dedicarsi a qualcosa di nuovo.

In realtà, come saprete tutti abbastanza bene, aveva già cominciato a dedicarsi a qualcosa di nuovo, e quel qualcosa di nuovo era Silent Hills. Dopo la pubblicazione del Playable Teaser (P.T.), ora sparito per sempre da PlayStation Store, Kojima aveva avuto tutte le attenzioni della Gamescom dello scorso anno grazie all’annuncio di un nuovo episodio della serie horror di Konami, che sarebbe stato realizzato con l’attore Norman Reedus come protagonita, e con anche Guillermo del Toro alla regia. L’entusiasmo, insomma, era strabordante – anche in virtù della qualità del teaser giocabile – e la notizia di pochi giorni fa della cancellazione definitiva del progetto non ha fatto che gettare sconforto tra gli appassionati, convincendoli sempre di più che tali scelte possano portare Konami al classico scenario in cui, pala alla mano, si procede insensatamente ad approfondire la propria fossa.

Gli eventi qui rapidamente riassunti mettono in chiaro, in buona sostanza, che sono rimasti ben pochi margini affinché il congelamento dei rapporti tra Kojima e Konami possa solo essere l’ennesima trollata del game designer. Sembra, piuttosto, che qualcosa che non ci è dato conoscere si sia rotto, e che difficilmente tutti i cocci possano tornare al loro posto. Se così non fosse, difficilmente la stessa Konami avrebbe accettato di dire addio a Silent Hills, che era circondato da puro entusiasmo – con tutti i vantaggi che esso comporta in sede di vendita del prodotto. In mancanza di dettagli, non possiamo fare altro che continuare a domandarci quale possa essere il motivo tanto grave da aver portato entrambe le parti innanzi a questo baratro senza via di ritorno. Purtroppo, fino a quando non sarà fatta ufficialmente chiarezza, potremo solo formulare ipotesi su ipotesi, con il rischio di non beccare mai quella che corrisponde a verità.

Nel frattempo, possiamo però provare ad immaginare un futuro senza Kojima per Konami. Non è azzardato riferire che, a livello mondiale, Metal Gear costituisca un grosso sostegno economico per la compagnia, che ora prenderebbe un grosso rischio a portare avanti la saga senza il suo ideatore: per quanto di qualità un nuovo Metal Gear illegittimo possa essere, infatti, non è inverosimile che i fan possano decidere di boicottarlo con tutti i mezzi a loro disposizione, andando quindi ad influire negativamente sui suoi numeri. Nel frattempo, ZOE, oramai già da diversi anni in archivio, sarebbe probabilmente destinato all’oblio, mentre sappiamo già che è in previsione un futuro per Silent Hill, a prescindere dalla cancellazione del gioco che coinvolgeva Kojima e del Toro. Anche in questo caso, però, bisogna tenere in considerazione l’ombra generata dal progetto mai nato, che andrà ad incombere su tutti gli episodi futuri, quando i fan commenteranno con un “sì, ma se fosse uscito Silent Hills…” qualsiasi possibile direzione intrapresa dalla serie. Così come Kojima faceva da trascinatore nel bene dei rapporti idilliaci precedenti questo marasma, insomma, ora l’ingombrante nome rischia di far sguazzare nel fango Konami, che sui social vede già qualsiasi contenuto pubblichi venire commentato dagli inviperiti sostenitori del game designer. Se davvero sarà addio a fine 2015, quindi, la compagnia dovrà avere la forza (e le personalità di talento) necessarie a proseguire a testa alta nei suoi futuri progetti, anche al buio dell’ombra lasciata dal padre di Metal Gear – che è molto, molto grossa.

Di contro, dobbiamo anche provare ad immaginare un futuro senza Konami per Kojima. Da diversi anni, quest’ultimo dichiarava di essere intenzionato a produrre il suo ultimo Metal Gear per poi dedicarsi a realizzare qualcosa di diverso. A quanto pare, il suo desiderio sta per essere esaudito – forse suo malgrado, forse per sua volontà, non ci è dato saperlo. Viste le sue precedenti volontà, non è inverosimile immaginare Kojima rimanere in un fronte indipendente, dal quale – un po’ come già fatto da un altro maestro di questo medium, Hironobu Sakaguchi – potersi dedicare a tutti i progetti che più gli aggradano perché intende farli, e non perché deve farli. Grazie alla sua fama, tuttavia, è anche vero che il buon Hideo troverebbe rapidamente lavoro (insieme a tutto il suo team) presso altre case di produzione, magari addirittura tra quelle che sono anche le produttrici di console. Qui, però, bisognerebbe vedere quale sarebbe il livello di libertà creativa concesso al game designer – che, vista la sua fama, potrebbe effettivamente avere anche carta bianca. Se però fosse stato lui a dare il suo addio a Konami, magari per la volontà di quest’ultima di proseguire la serie Metal Gear, che lui voleva terminare da tempo, sembra improbabile che possa decidere di mettere al collo il cappio di nuovi obblighi dati da un publisher.

In mezzo al mare di interrogativi che, vista l’assenza di dettagli forniti da ambo le parti coinvolte, non possono trovare risposta, tutto ciò che possiamo fare è aspettare di potervi riferire qualche novità sulla situazione, che sembra in lenta ma inevitabile evoluzione. Dopo la release di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, prevista per settembre, sicuramente sia Konami che Kojima avranno modo di fare un po’ di chiarezza – cosa che ora potrebbe invece intaccare l’interesse per un gioco così fortemente voluto e dalla lunga gestazione. Non rimane quindi che avere pazienza ed accontentarsi delle ipotesi, nella speranza che – dopo lo smacco Silent Hills – esista almeno una via, in tutto questo, in cui ci si ricorda di ascoltare i desideri e le speranze dei videogiocatori. Per il resto, il futuro sembra fumoso e costellato da una sola certezza: Kojima potrebbe non aver bisogno di trovare una nuova Konami. Ma, ora come ora, Konami dovrebbe sperare di trovare al più presto un altro Kojima.