C’era una volta Lana, una fanciulla troppo piccola e inadeguata per quel mondo di pece, cenere e carbone in cui era nata. All’austero orfanotrofio Bunny Hall, solo l’amica Carole le è di conforto, finché questa misteriosamente non sparisce. In una fiaba animata interattiva di magia e terrore, tutta italiana, sveleremo il mistero esplorando il mondo reale che si fonde al corrotto regno fantastico di Corolla. Cosa può, tutta sola, una piccola fanciulla?
Fa tanta paura?
Parliamo di un horror a scorrimento 2D con meccaniche stealth e sezioni puzzle simili a quelle che potreste riscontrare in un Little Nightmares o Clock Tower – di cui l’autore Chris Darril è notoriamente fan. Quest’avventura grafica alterna cutscene deliziosamente animate a mano, esplorazione con puzzle ambientali e fuga da mostruose creature, senza vincolarsi a un loop troppo definito, ma lasciando invece spazio a qualche altro minigioco lungo il cammino e a del platforming non troppo ben calibrato. Peccato per l’assenza di collezionabili che ne limita la rigiocabilità.
L’apparizione improvvisa dei nemici vi farà saltare sulla sedia più volte, ma è un horror abbastanza gestibile dai meno avvezzi al genere. Non vi è troppo gore e anche quando si finisce tra le fauci di un nemico è un piacere scoprire con che splendida animazione Lana verrà stesa ogni volta. Molto semplici, ripetitivi e sinceramente non avvincenti i per fortuna pochi combattimenti, che non trovano spazio per esprimersi al meglio, quindi restano un’aggiunta superflua e solo tediosa.
Nelle fasi iniziali di gioco i movimenti sembrano assai legnosi, ma non appena si sbloccherà la possibilità per Lana di trasformarsi in coniglio i suoi spostamenti si faranno più agili. Particolarmente interessanti sono i puzzle in cui controlleremo alternatamente Lana e un altro personaggio, anch’egli in grado di mutar forma. Soprattutto in queste sezioni più articolate emergono alcuni problemi: l’interfaccia di gioco, seppur minimale, finisce a volte per coprire elementi importanti come passaggi o interruttori, e poi manca un po’ di coerenza nelle distanze che un personaggio sembra poter percorrere o nelle azioni da compiere.
Senza farvi spoiler (capirete meglio provando il gioco), perché una creatura grossa quanto un coniglietto dovrebbe riuscire a spostare una cassa, ma non un intero essere antropomorfo, per di più dotato di un’arma contundente? Queste piccolezze possono portare a bloccarsi facilmente su alcuni puzzle, soprattutto se non si finisce il gioco in un’unica sessione – cosa comunque fattibile visto che parliamo di circa 5 ore di gameplay.
WOKE come la Disney?
Non esageriamo, non dico che sia stata scelta una carnagione scura per Carole con il preciso intento di aggiungere della rappresentazione o cose simili. Il problema qui risiede in come viene trasmesso quel messaggio femminista che anima tutto il gioco.
Bye Sweet Carole è anche una storia di emancipazione femminile, ambientata nel pieno dei movimenti delle suffragette, che si concentra sulle disuguaglianze e gli stereotipi di genere tipici dei primi del ‘900 – e a volte purtroppo ancora attuali. Cade però nel facile tranello di “voler scrivere una storia femminista”, forzando dei cliché un po’ banali e alla fine controproducenti. In questo racconto l’uomo è nemico ed è sempre presente: come potenziale marito, indesiderato ma necessario a una vita agiata in linea con le convenzioni sociali, come losca figura che brama potere, come viscido seduttore… insomma, nel momento in cui ti devi preoccupare di come vengono rappresentati gli uomini in un’opera così al femminile, allora forse qualcosa non va. Si cerca di ribaltare quel mondo sessista di inizio Novecento in cui la donna può essere solo moglie e madre, ma senza dare a Lana delle vere aspirazioni, lanciando frasi giustissime, ma un po’ generaliste.
Per non parlare della scelta di nominare grandi donne della letteratura come Virginia Woolf e Jane Austen, senza approfondire in alcun modo le loro figure, ma di rendere il libro preferito di Carole “Moby Dick”. Per quanto l’opera di Herman Melville sia un capolavoro, la scelta non sembra particolarmente coerente.
Sono la principessa dei bug
Se permettete, mi investo da sola di tal titolo, perché durante il mio gameplay credo di aver scovato ogni possibile bug di gioco, da quelli più banali, come l’incastrarsi su una scala, a quelli gamebreaking che ti cancellano ore di gioco, se non sai come risolverli. Ammetto di avere un particolare talento, ma il comparto tecnico acerbo di Bye Sweet Carole non ha aiutato troppo.
Sono finita sotto un ascensore, ho buggato i viaggi nel tempo, bloccato nemici dietro pareti, a volte non riuscivo a saltare un singolo gradino, mi sono persa un’intera scena perché la gonna di Lana ha deciso di mettersi in mezzo, insomma, un’esperienza ricca di buffi imprevisti. Il gioco ci è stato gentilmente fornito per la recensione da Little Sewing Machine prima del lancio ufficiale, quindi è possibile che alcuni di questi problemi siano già stati corretti, ma ormai non toglietemi lo sfizio di fregiarmi di questo nome. Grazie.
Una lettera d’amore all’animazione tradizionale
Sebbene il contenuto, sia a livello di sceneggiatura che di gameplay, sia un po’ grezzo, varrebbe la pena di provare Bye Sweet Carole anche soltanto per il suo stile grafico. Le animazioni 2D in stile Disney sono una gioia da vedere e un omaggio a quell’arte tradizionale che si sta purtroppo andando a perdere ogni giorno di più. Ci sono alcuni movimenti un po’ raffazzonati, Lana a volte sembra cadere da 10 metri anche quando scende un gradino da 10 centimetri oppure riesce a compiere salti incredibili che non si sarebbero creduti possibili, ma a parte queste incertezze il gioco rifulge di personalità.
Le reference ai classici Disney si sprecano e la presenza del doppiaggio in italiano rende tutto più bello e immersivo. Anche quando i testi si perdono in qualche ampolloso esercizio retorico, i doppiatori principali riescono a far funzionare il tutto, come ha fatto Rossa Caputo che presta la sua splendida voce a Lana e aggiunge così un’altra principessina anticonformista alla sua carriera dopo Merida (Ribelle: The Brave), Bean (Disincanto), Charlie Stella del Mattino (Hazbin Hotel), ecc. Infine, la colonna sonora ci trasporta in una fiaba meravigliosa o terrificante a seconda delle situazioni, alternando motivi principeschi ai ritmi ansiogeni degli inseguimenti.
Conclusioni
Bye Sweet Carole ha tanti piccoli difetti, da alcune incoerenze nella scrittura, a un gameplay macchinoso e poco fluido, ma di sicuro non manca l’anima. Il sentimento di voler creare qualcosa di bello e curato, con uno stile che, seppur ispirato alla Disney, trova una propria originalità nel connubio tra fiaba e orrore (mai eccessivo). Parliamo di un prodotto indipendente, italiano e ambizioso che sicuramente riceverà varie patch correttive dopo il lancio a correggere quei bug che hanno interferito con l’esperienza. Il messaggio femminista scade un po’ nel banale e il tema si sarebbe potuto trattare con una delicatezza ben diversa, tuttavia la trama legata all’interiorità di Lana, alle sue paure e ai suoi legami, è molto più interessante e curata. Nonostante i difetti, è un gioco pieno di cuore, grazie anche al doppiaggio e a tutto l’impegno umano che trasuda da un’opera del genere. Non lo consiglierei come un buon videogioco, ma come una bella esperienza interattiva dalle tinte horror, ricca di stile e di passione. Guardando le cose “da un’altra angolazione”, sta a voi scegliere se dare fiducia e 5 ore del vostro tempo a un titolo tecnicamente raffazzonato, ma artisticamente magistrale.
Voto 7.5






