Guilty Gear -STRIVE- | Recensione (PS4) | Pronti per il (forse) miglior capitolo della saga?

guilty gear strive

Se penso a Guilty Gear penso a personaggi di una tamarraggine indefinibile che si picchiano sulle note di musica heavy metal tostissima, anch’essa piuttosto tamarra, mentre il counter delle combo aumenta e la difficoltà vola verso lidi altissimi.

Se penso a Guilty Gear -STRIVE- (da oggi scritto con una grafia normale, per mia gioia) più o meno sono sempre lì con la testa con un paio di grandi differenze: non devo usare centoquarantamila ore per capire come giocare, non devo fare combo lunghe altri centoquarantamila colpi, non devo aver troppa paura delle pareti.

Guilty Gear Strive è un capitolo molto particolare della storica saga di Arc System Works e oggi cerchiamo di scoprire perché.

Il miglior anime che abbiate mai visto

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Ad un occhio inesperto le differenze tra Guilty Gear Strive ed i precedenti capitoli della saga non sembrano essere molte. La grafica è rimasta incredibilmente dettagliata, le animazioni incredibilmente ben realizzate, la musica pompa ancora fortissima e l’adrenalina dopo aver piazzato una super sul grugno del proprio avversario.

Arc System Works fin dall’annuncio aveva preannunciato l’intento che avevano con Strive: ricostruire le basi del gioco e semplificarlo senza tagliare in complessità, prendendo ispirazione da prodotti come Grandblue Fantasy Versus o Dragon Ball FighterZ.

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Dopo un paio di closed beta destinate ad giocatori professionisti, influencer e stampa (tra cui noi), dopo qualche lamentela relativa alla beta, dopo un sacco di rinvii tra pandemia da Covid-19 e problemi di vario genere, Strive è approdato su Old e Next Generation, diventando a tutti gli effetti uno dei primissimi picchiaduro a potersi fregiare di Playstation 5 e Series X.

Da bravo sfortunello quale è, chi scrive ha potuto provare il gioco soltanto su Playstation 4 (perché si, anche qui Playstation 5 non è mai arrivata) e iniziamo subito col fare quattro chiacchiere relative al lato prettamente tecnico.

Dal punto di vista visivo Guilty Gear Strive è un videogioco a dir poco incredibile, caratterizzato da un framerate granitico e da un impatto a dir poco impressionante.
I personaggi, tridimensionali ma visibili in due dimensioni nel 95% dei casi (come in Dragon Ball FighterZ o Grandblue Fantasy Versus, per capirci) sono enormi, bellissimi, pieni di dettagli.
La palette di colori è vibrante, accesa, tendente verso il saturo durante le scene più dinamiche e praticamente perfetta. L’unico elemento che a volte sfigura leggerissimamente in tutto questo ben di dio è qualche modello poligonale relegato sullo sfondo, non allo stesso livello qualitativo di ciò che si trova in primo piano.

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Un enorme discorso con plausi e applausi andrebbe fatto al comparto animazioni che, nel corso degli ultimi lavori di Arc System Works, è sempre stato ai massimi assoluti.

Guilty Gear Strive è un videogioco incredibilmente bello anche solo da guardare, complici delle animazioni realizzate da uno dei team più capaci nel mondo del faux 3d.
Esattamente come è accaduto per Xrd, per FighterZ e per GFV, Strive riesce nel difficile compito di ingannare tutti offrendo modelli tridimensionali che sembrano sprites di infinita qualità, sfruttando una pletora di trucchetti diversi per ottenere quell’incredibile risultato.

Questi trucchetti, specie del comparto delle animazioni, hanno dell’incredibile: animazione selettiva, stepped keys, numero di frames differenti per ogni segmento delle animazioni, imperfezioni aggiunte manualmente e chi più ne ha più ne metta. Per avere un quadro completo di tutte le tecniche utilizzate in questo caso vi consigliamo di andarvi ad esplorare lo splendido video di New Frame Plus che trovate a questo link, non ve ne pentirete.

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A tutto ciò va aggiunto un comparto sonoro di grandissimo pregio: una colonna molto melodica, di chiara matrice nipponica per quanto riguarda riffing e creatività, che fungerà da perfetto background per le gite di piacere nel mondo del gaming competitivo.
L’OST, composta come al solito dal creatore della saga Daisuke Ishiwatari fa avanti e dietro tra heavy metal, power metal, un prog metal piuttosto bislacco e influenze dai generi più disparati.

Come se quello non dovesse bastare preparatevi ad ascoltare anche pezzi simil j-pop e brani dalle fortissime chitarre stoner, con suoni paradisiaci che manco i Fu Manchu di Evil Eye.
Se non volete comprare il gioco ma siete curiosi riguardo la colonna sonora, beh, a vostro vantaggio potete sentire i trailer per ogni canzone a questo link.

Quindi si, riassumiamo: dal punto di vista tecnico è un si grande come mille case.

Ok, ma come si gioca?

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Rispetto la passato ci sono state alcune variazioni sul tema, diverse caratteristiche rimaste immutate e diversi sensibili miglioramenti.

Sostanzialmente l’impianto di comandi che il giocatore può dare al suo personaggio è rimasto più o meno lo stesso, con l’aggiunta di uno scatto premendo due volte il tasto di movimento verso una direzione; le proiezioni, rispetto al passato, sono state rimodellate e stavolta possono anche andare a vuoto lasciando il giocatore scoperto.

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Molteplici sono gli utilizzi della barra di tensione: dalle quattro roman cancel (in grado di fare davvero di tutto: boost al danno, rallentare il tempo, cancellare animazioni, bloccare il tempo per permetterci di valutare la situazione e fuggire) agli psych burst. A tutto ciò vanno aggiunte anche meccaniche di difesa avanzate come la faultless defense o l’instant block di cui potete trovare informazioni particolarmente approfondite all’interno della grande modalità tutorial del titolo.

In tre righe abbiamo citato quattro meccaniche di gioco avanzate che si consumano nel giro di un millesimo di secondo e che modificano in maniera importante il cosìdetto neutral game del tutto.
A questo punto è più che legittimo pensare a quanto può essere difficile un titolo con tutta questa serie di meccaniche e la risposta corretta sarebbe si, non è esattamente il button masher della domenica ma…

Ma?

Ma prendendo esempio da GrandBlue Fantasy e da molti altri picchiaduro, Guilty Gear -Strive- porta con sé un tutorial enorme, con oltre cento lezioni diverse che spiegano nel dettaglio tutte quante le meccaniche del gioco, dalle più basilari alle più avanzate.
A questo megatutorial, racchiuso all’interno della modalità missioni, troviamo accoppiato un dojo che invece rappresenta l’allenamento classico.

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Qui sarà possibile prendere due personaggi e studiare per filo e per segno ogni situazione possibile ed immaginabile con l’ausilio di molti interessanti strumenti.
Da una parte troviamo l’elenco mosse, stavolta comprensivo di descrizioni accurate sugli effetti della mossa in questione, sulla sua esecuzione e sul quando andrebbe eseguita, dall’altra troviamo un tool per la creazione di situazioni su cui allenarsi in maniera specifica.

Rispetto al passato della serie, in ogni caso, il gameplay è cambiato ed è rallentato: questo è successo un po’ volendo abbassare l’asticella in entrata, ponendo l’accento più sul gioco in neutral rispetto al gozzillione di combo aeree e non dei capitoli precedenti e creando una nuova meccanica per il reset delle situazioni in caso di soverchiamento.

Si, perché nei capitoli precedenti i match erano infiammati da due giocatori che passavano il tempo massacrandosi a suon di combo sempre più complicate e colpi aerei fortissimi; qui abbiamo una situazione diversa, con combo di quattro, massimo cinque colpi (per il momento eh, poi gli dei dell’online sapranno ristabilire l’ordine delle cose) e con un focus sugli aspetti difensivi.
Le partite ora si giocano più sui singoli colpi, questi dotati danni elevati (ma inferiori rispetto alle primissime beta) e sulle mosse speciali, ognuna con il suo senso e ognuna concatenabile in qualche combo.

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Se grazie ad una combo messa in piedi uno dei due giocatori finisce per prevalere e per portare l’avversario all’angolo, dopo tre colpi a muro si attiva la nuova meccanica chiamata Wall Break.

Con il wallbreak lo scontro si sposterà, di nuovo, al centro di una nuova arena resettando di fatto gli equilibri e facendo ricominciare il sopracitato gioco di difesa tra avversari in neutral; una scelta che sicuramente scontenta i fan di vecchia data ma che può regalare soddisfazioni ai nuovi giocatori, finalmente alle prese con un videogioco con una barriera in entrata tutto sommato contenuta.

Di contenuti non si muore

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Guilty Gear Strive ha un roster di quindici personaggi diversi, con volti notissimi della saga e pure qualche nuova figura. Il cast è variegato, con personaggi estremamente diversi da loro, ognuno legato ad un qualche archetipo. Dall’equilibrato Sol Badguy al nuovo e temibilissimo Nagoriyuki, con una katana in grado di coprire metà schermo in tranquillità. Dal carismatico (e pure troppo forte) Ky Kiske allo storico grappler Potemkin (in grado di togliere il 50% con una semplice presa), passando per personaggi completamente pazzi come Zato-1 o Faust.

A lasciare forse un po’ rattristati i giocatori casual troviamo modalità non variegatissime: da una parte troviamo una semplice modalità arcade che, nonostante un sistema di route non riesce ad offrire moltissimo al giocatore, dall’altra troviamo una modalità storia prettamente cinematografica che riesce benissimo nel suo compito senza però divertire il giocatore, vista la completa assenza di gameplay.

Se si è interessati alla conoscenza delle complicata lore di Guilty Gear, fatta di combattenti incredibili, esseri potentissimi e artefatti dalla grande potenza, la modalità storia è proprio quello che fa per voi. Se volete invece giocare vi dovrete accontentare di scegliere tra modalità arcade e tutto il carrozzone dell’online: c’è davvero poca roba per chi apprezza il single player.

Per quanto riguarda l’online, beh, dovrete tornare su questi lidi alla ricerca di qualche informazione in più perché durante il tempo a noi concesso i server sono stati perennemente in manutenzione, come voluto dagli sviluppatori. Abbiamo soltanto potuto vedere, in uno degli unici momenti di funzionamento del sistema, che le lobby sono rimaste tali e quali a quelle della beta ovvero fottutamente scomode.

Speriamo che nel corso delle prossime patch Arc System Works decida di sistemare quella bislacca idea e rendere le lobby più standardizzate.

E il futuro?

Guilty Gear Strive, tra le altre cose, vedrà il suo futuro ancora più rigoglioso grazie ad una roadmap annunciata da Arc System piuttosto corposa a livello di contenuti.
Nel corso dei prossimi mesi il titolo vedrà il suo roster rimpinguato di personaggi giocabili e stage, andando ad aumentare ancor di più la varietà del tutto con più contenuti.
Niente contenuti, anche in questo caso, per chi vuole qualcosa di single player da giocare.

Guilty Gear -Strive- è un picchiaduro bidimensionale visivamente incredibile, caratterizzato da una grafica dettagliata, da animazioni spaventosamente divertenti da vedere e da una colonna sonora realizzata con il cuore in fiamme. A questo splendido bagaglio tecnico si aggiunge un gameplay diverso dal passato, stavolta più accessibile e più ragionato (ma non necessariamente più divertente), che saprà dare il meglio di sé soltanto sulla lunga durata. Il titolo è finalmente accessibile anche ai nuovi giocatori, complice un tutorial interno lungo, pieno di dettagli e realizzato con grande cura, permettendo a chiunque di portare sulle luci della ribalta uno dei quindici personaggi presenti, tutti molto ben bilanciati e divertenti. I mattoni fondanti per uno dei migliori titoli del genere sembrano esserci tutti, di sicuro è uno dei migliori Guilty Gear di sempre.

PRO

  • Gameplay accessibile ma profondo
  • Tecnicamente fuori di testa
  • Musicalmente galvanizzante
  • Un sistema di tutorial completo e dettagliato

CONTRO

  • Pochi contenuti per chi vuole il single player
  • Sistema delle lobby da rivedere

Se hai letto tutta la recensione (e l'hai letta per davvero tutta senza imbrogliare) puoi cliccare qui sotto per scoprire il voto:

8.7

Storia - 7 / 10

Grafica - 9,5 / 10

Longevità - 8 / 10

Gameplay - 7,5 / 10

Sonoro - 9 / 10

Tamarraggine - 8,3 / 10