Jumanji – Benvenuti nella giungla: l’Idea platonica di film tratto da un videogioco

Molti di voi, ne sono certo, ricorderanno con nostalgia e un pizzico di Malinconia il film cult Jumanji, con Robin Williams – e se cosi non fosse, chiudete il mio pezzo e affaccendatevi a trovare un modo di vederlo.

Jumanji - Benvenuti nella giunglaEcco, Jumanji: un pezzo di storia. Una pietra miliare che non può, ma che dico, non deve mancare nel bagaglio culturale di un appassionato giocatore, sia esso da tavolo o videoludico. Cosi come da oggi quello che non deve mancare è la visione del suo seguito: Jumanji – Benvenuti nella Giungla.

Si, ho parlato di seguito e non di reboot perché questo si posiziona temporalmente dopo gli avvenimenti del film degli anni novanta e lo richiama in punti chiave della trama. Se infatti credevate che potesse essere solo uno svecchiamento di prodotto per riproporlo ad un nuovo pubblico, beh, avete sbagliato di grosso… o meglio, non è uscito male come altre porcherie recenti, tutt’altro: lo hanno fatto bene, dannatamente bene.

Non solo Jumanji – Benvenuti nella giungla capovolge completamente la prospettiva che domina il suo predecessore – l’ambientazione del gioco che viene da te –  riesce anche a contestualizzare temporalmente e socialmente quanto avviene in scena – il dannato tabellone richiudibile di legno che decidere di trasformarsi in una cartuccia da console.

Si, anche io ero dubbioso su questo titolo ma, con un pizzico di fiducia e molta buona volontà, ho deciso di vederlo e posso candidamente affermare di non essermene pentito affatto, aggiungendo la postilla che ne sono rimasto anche piacevolmente Sorpreso.

Senza entrare nella trama – sia mai che qualcuno di voi ancora lo abbia visto – mi limiterò ad osservare come questo film sia molto più videogioco di tanti altri titoli che girano ultimamente e non apro nemmeno la porta del “film tratto da un videogioco”, perché semplicemente tutti gli altri prodotti recenti non reggerebbero affatto il confronto. In soldoni: questa è esattamente l’Idea Platonica di Film tratto da un Videogioco per come l’avrebbe concepita Aristotele se solo avesse saputo cosa diamine è un videogame.
Ma analizziamo ora perché dico questo:

Jumanji - Benvenuti nella giunglaCINEMATICHE: allora, inizio da questa non perché sia facile ma perché la sua resa è assolutamente strepitosa. Siamo in auto, i nostri eroi stanno venendo condotti verso il luogo dove avrà inizio il QUADRO successivo e… ZACK! parte la cinematica. Ci viene mostrato il preludio degli eventi che stanno vivendo con tanto di voce narrante che spiega cosa è successo a Jumanji. Poi udiamo una fatidica domanda, sussurrata: “che cosa è questo?” Stoppa tutto: avete capito bene. La scena mostra un auto nella Giungla con a bordo i nostri eroi intenti ad ascoltare la storia del perché Jumanji abbia bisogno di loro e… parte la cinematica che illustra gli avvenimenti raccontati… e tutto questo avviene anche per i protagonisti; cioè come se fossero scomparsi nel nulla e loro stessi divenissero spettatori del racconto proprio come noi. E’ quindi normale che un nabbo come il prof. Sheldon “Shelly” Oberon si domandi cosa stia avvenendo, ed è ancora più normale che il Pro-gamer spieghi che quella è una Cut Scene che illustra l’antefatto del gioco.
E’ la fottuta intro ragazzi. STUPEFACENTE!

Jumanji - Benvenuti nella giunglaQUADRO: ok, questa non è propriamente una novità ma viene trattata cosi con leggerezza e semplicità che fa risultare comunque piacevole il modo in cui viene presentata: i nomi dei quadri compaiono mano mano sulla mappa con l’evolversi sulla storia; cioè: quadro finito? Che dobbiamo fare ora? SBLEM! vai al Bazar che sta comparendo sulla mappa e confrontati con i millemila PNG presenti per progredire nella trama. Una sorta di Ping! poco invasivo che fa sorridere e riportare alla memoria i nomi dei luoghi visitati per la prima volta in FFIX.

PNG: ogni videogioco che si rispetti ha dei PNG ed è lo stesso dott. Smolder Bravestone, alias  The Rock, a spiegarci alla perfezione cosa sono: Personaggi Non Giocanti. Strumenti della trama utili a far si che le cose vadano avanti. Quattro parole in croce per spiegare a dei nabbi totali, il resto del suo PARTY – Jack BlackKevin HartKaren Gillan – un semplice e banale concetto. Se poi condiamo il tutto con l’ulteriore elemento che ogni comprimario si comporta proprio come un PNG (frasi precompilate, script, uso dei tempi scenici, frasi a effetto) avremmo davvero la sensazione di trovarci davanti un prodotto ludico ad altissima risoluzione.

Jumanji - Benvenuti nella giunglaPARTY: oh, questa cosa è fichissima e l’ho adorata; in questo caso la parola d’ordine è sinergia. Molto titoli fanno ruotare la sua giocabilità intorno alla collaborazione tra protagonisti perché in possesso di ABILITÀ differenti. Questo è quanto avviene anche su schermo: la cooperazione è fondamentale per il proseguo della trama. Senza il pilota che ti guida l’elicottero, tu povero Dwayn-The Rock-Johnson, non le fai le pose plastiche da eroe di turno, chiaro? Cosi come senza Franklin “Mouse” Finbar, alias l’uomo con lo zaino, col piffero che lo freghi il serpente velenosissimo.

Jumanji - Benvenuti nella giunglaABILITÀ: ve li ricordate quei vecchi giochi dove consultando la vostra scheda vi imbattevate in tante strane abilità uniche? Ecco, anche i nostri EROI ne hanno peraltro suddivise in pregi e difetti, suscitando invero non poca ilarità nello scoprirle, quale fosse un classico demential-game alla Monkey Island e, fidatevi, nel momento in cui le scoprirete sarete sempre li ad attendere di vederle all’opera; quando questo avverrà sarete anche soddisfatti dal risultato. E’ vero, è una cosa un pochino infantile ma chissene, ha funzionato ed ha saputo stupire il loro utilizzo creativo.

Jumanji - Benvenuti nella giunglaEROI: si, signori. I protagonisti sono eroi, eroi chiamati a salvare la giungla di Jumanji su cui grava una maledizione causata dal MALVAGIO di turno. Fanno cose eroiche, si comportano in modo eroico, e quindi hanno i loro momenti dedicati alla morale. Nel film ve ne sono molti, sottesi e meno, e se si va oltre la enorme massa di muscoli di The Rock e quei magnifici occhi di Karen Gillan – Dio, quanto è bella – potremo scorgerla. E’ li, fatta di amicizia, rispetto, amore, sentimenti, perché Jumanji parla anche di questo: di come è bello essere dei buoni.

Jumanji - Benvenuti nella giunglaMALVAGIO: ogni buon gioco ha un cattivo degno di questo nome. Van Pelt è il suo. Scordatevi il cacciatore in cappello coloniale e schioppo in mano che nel FILM insegue Alan per le strade della città. Questo Neo-Van-Pelt è un fico! Uno che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno! Uno che trasuda malvagità da tutti i pori e non si fa problemi ad ammazzare i suoi scagnozzi che nemmeno Darth Vader! Uno che se dice “Jumanji ascoltami” quella risponde “presente!” Attorniato da sicari e bestie della giunga al suo comando, Van Pelt quale novello signore incontrastato dello sciame vuole solo una cosa: la sua dannata gemma verde. Curiosa coincidenza ne sono in possesso gli eroi ed ora è compito loro riporla al suo posto e cosi spezzare la maledizione che affligge la giungla.

FILM: altra piacevole Sorpresa sono i riferimenti al precedente capolavoro di Joe Johnston che qui e li si scorgono. L’apertura è interamente dedicata alla chiusura della precedente pellicola, ponendosi quale filo conduttore dei due titoli. Un colpo al cuore è invece la scritta che il quinto membro del party che si troverà durante l’avventura (come in ogni buon videogioco che si rispetti), Jefferson “Seaplane” McDonough – interpretato da Nick Jonas – ci indicherà, spiegandoci cosi chi ha costruito il rifugio dove lui vive: Alan Parrish! Ero con la mia ragazza al cinema quando abbiamo visto questa scena e non l’ho mai sentita stringermi cosi forte il braccio – nemmeno quando ha scoperto che Gellert Grindelwald in Animali fantastici e dove trovarli aveva le fattezze di Jonny Depp, cosa che lei non lo sapeva per l’emozione, e questo indicatore a casa mia vale molto più di tanti applausometri che, purtroppo, bifolchi ammantati nelle tenebre replicano in sala.

In conclusione, se cercate da un titolo le tre A Azione, Avventura, A-Tette, questo è il titolo che fa per voi. In realtà di tette non ve ne sono affatto ma Karen Gillan, nonostante sembri non esser completamente a suo agio nei panni di Ruby Roundhouse, compenserà abbondantemente questo elemento con il suo meraviglioso sguardo, tramutando cosi la celebre citazione di Leo Ortolani di cui sopra in un più consono Azione, Avventura, A-Occhi, dato che il film è anche visivamente bello da vedere, se ve lo stavate ancora domandando.Jumanji - Benvenuti nella giungla