Farpoint – Recensione Playstation VR

Recensione di Rosario Speciale

La realtà virtuale non sembra riuscire a fare breccia nei cuori dei videogiocatori come ci si sarebbe aspettato, e mentre PlayStation VR riesce faticosamente a raggiungere il milione di pezzi venduti con una base installata di PlayStation 4 pari a 50 milioni di console le terze parti sono sparite. Infondo è naturale che nessuno voglia investire in progetti di un certo peso con un potenziale di vendite così basso, cosi per mesi il nostro bel visore ha preso polvere sino all’arrivo di questo Farpoint, titolo sviluppato dai ragazzi di Impulse Gear e prodotto dalla stessa Sony. L’arduo compito a cui è chiamato questo sparatutto è quello di smuovere la situazione del costoso accessorio e per farlo punta a conquistare i giocatori con l’Aim Controller, un emulatore di fucile da impugnare mentre si gioca per una maggior sensazione d’immersione. A noi però sembra di aver già visto su Wii qualcosa di simile e a dirla tutta anche quest’avventura fantascientifica sembra collocarsi nel genere su binari, più che dei classici sparatutto in prima persona.

Tra polvere e ragni giganti manca solo Matt Demon

Analizzare pianeti sconosciuti non dev’essere certo un lavoro pieno d’azione e dove utilizzare le armi, ma il nostro astronauta in questa sua avventura sembra cavarsela meglio con un fucile tra le mani che con il kit del piccolo chimico. La storia è molto semplice e per nulla originale, in una spedizione scientifica perdiamo due dei nostri colleghi in un pianeta sconosciuto e dal quale dobbiamo cercare di andare via, possibilmente scoprendo cosa sia successo ai mal capitati. La narrazione non è originale e non farà certo vincere nessun premio agli sceneggiatori, ma grazie a una buona dose di elementi investigativi riuscirà a rendere interessante e coinvolgente le sei ore di gioco che necessitano per vederne il finale. Farpoint riesce nello scopo di affascinare il giocatore grazie al pianeta stesso, alla sua bellezza visiva e i misteri che nasconde, perdendosi purtroppo nella fase finale e dandoci poca varietà in termini di gameplay. Impugnato il nuovo giocattolo ideato da Sony, l’Aim Controller, noteremo da subito come muovendolo e girandolo la sensazione di impugnare realmente l’arma che vedono i nostri occhi sarà altissima, nulla a che vedere con quello che si prova usando soltanto i Move. Questa caratteristica è sicuramente l’elemento migliore del gioco, riuscendo a farci immedesimare nell’eroe e afferrare e usare il mitra con grande naturalezza. Bisogna fare attenzione però a non confondere troppo il titolo dei ragazzi di Impulse Gear con uno sparatutto in prima persona, sebbene gli elementi in comune sia davvero molti qui i programmatori sono riusciti a dare un ritmo lento all’avanzamento del personaggio, con poche fasi in cui ci troveremo a sparare freneticamente e con una boss fight che ci ha fatto ricordare più i classici titoli su binari come Virtua Cop o The House of Dead di Sega. Non avremo una completa libertà di esplorazione, mentre potremo utilizzare alcuni elementi del fondale per ripararci ed evitare di essere colpiti dai nemici. Sebbene per la maggior parte delle nostre scorribande dovremo eliminare degli insetti un po’ troppo cresciuti verso la fine del gioco troveremo anche dei robot di vario tipo, portando l’azione a essere un po’ movimentata e mostrando alcuni limiti stessi della realtà virtuale. Il numero di armi a nostra disposizione è molto ampio e variegato, ma se alcuni mitragliatori andranno bene per la maggior parte dei mostri, delle varianti con corazza necessiteranno di un bel fucile a pompa, mentre per i robot più meschini usare un fucile da cecchino dovrebbe essere il modo migliore per stanarli. Nonostante tutte le armi alla fine si usino allo stesso modo e il gioco non c’incalzi ferocemente con ondate di ragnetti o altro, riuscire a prendere la mira e colpire bersagli in lontananza come dovremo fare con alcuni robot, non sarà facile. Il problema non è il sistema di mira ma il fatto che spesso in lontananza non vedremo bene, gli elementi appariranno un po’ troppo sfocati e cosi in una nave aliena e tra mille rottami confondere un nemico o non vederlo proprio sarà semplice. Un vero peccato, ma le lenti del PS VR sono quelle che sono e non possiamo pretendere a certi prezzi la qualità di un HTC Vive.

Troveremo mai un pianeta sconosciuto verde e rigoglioso come la Terra?

Per chi è abituato a giocare con la realtà virtuale attiva, soprattutto su PC e grazie a molte mods in vari titoli, Farpoint non sarà certo un gioco che li farà gridare al miracolo. Siamo di fronte a un titolo che punta molto sul cercare di immergere il giocatore in un’esperienza unica, fatta non soltanto per sentirsi su un vero pianeta sconosciuto ma anche per darci il senso di fisicità che provoca l’Aim Controller. Il titolo in sé ci pone di fronte a una storia vista e già raccontata tante volte, molto carina e piacevole che delude solo per il finale, riuscendo a farci avanzare per scoprirne i segreti, ma anche per ammirare alcuni dei paesaggi più evocativi che l’offerta PlayStation VR ha oggi. Tra deserti con polvere ovunque, montagne rocciose o splendide vegetazioni luminose dall’aspetto decisamente alieno, tutto risulta affascinante come se lo vedessimo per la prima volta. In realtà non c’è nulla di originale neppur nel level design, ma il visore influisce molto sul come vediamo il solito pianeta rosso che sembra un deserto unico apparso già in centinaia di altri titoli. Il punto massimo di divertimento e l’apice del titolo è però la lotta contro il ragno gigante, quindi la delusione e l’amarezza che si prova nel constatare che è anche l’unica che ci ritroveremo in tutto il gioco lascia ovviamente l’amaro in bocca. Avremo voluto e sperato che il titolo fosse più vario, ci fossero più nemici epici e da ricordarsi, senza disdegnare qualche ora in più considerate le scarse modalità di gioco disponibili. Se finire la storia non è molto difficile e la sua durata media è, come detto, di circa 6 ore, rigiocarla non è proprio il massimo mentre se vorremo cambiare un po’ potremo partecipare a delle missioni. Sostanzialmente si tratta di sopravvivere a ondate di mostri che ci attaccheranno, con la possibilità di farlo anche online e in co-op, ma visto che il più delle volte l’azione diventa frenetica e molto diversa dalla campagna principale anche il divertimento cala. Purtroppo al poco divertimento che si riesce a ottenere massacrando mostri il più a lungo possibile si aggiunge la noia per la ripetitività del tutto, che non riesce a essere coinvolgente come in ogni altro sparatutto in prima persona. Tecnicamente il lavoro svolto dai programmatori è molto buono, le ambientazioni e i nemici sono ricchi di dettagli, come i modelli relativi agli astronauti o le armi che impugniamo, mentre strappa una risata la nostra ombra e la sua pessima resa che ci farà sembrare dei manichini di legno.

Commento Finale

Sebbene non riesca a essere quel gran gioco che tutti si aspettavano Farpoint riuscirà a farvi spolverare il visore per la vostra PlayStation 4 per un paio di giorni, poi lo rimetterete a posto in attesa che tra qualche mese esca altro d’interessante. Un gioco quindi indispensabile per chiunque abbia il VR ma che non è una killer application e non farà cambiare idea a chi non ha apprezzato questa tecnologia tanto da spendere cosi tanti soldi per un pugno di demo. Non siamo ai livelli di Batman o Resident Evil 7 e servono titoli come quest’ultimo per riuscire a spingere le vendite dell’accessorio e fare in modo che qualche società investa seriamente su progetti a esso dedicati. Impulse Gear invece ha senza dubbio il merito di aver creato un mondo di gioco coinvolgente e affascinante, senza però avere quel coraggio necessario a creare un ottimo titolo, cosa che sarebbe successa con un numero maggiore di boss fight e una manciata di modalità aggiuntive che ne allungassero la vita.