Recensione: Obduction

Recensione: Obduction

Recensione Obduction

Di questi tempi siamo sempre più abituati all’uscita di remake e di remastered di giochi che hanno segnato il passato del mondo videoludico, ma cosa succede se si ripropone l’anima di un classico del 1993 con un nuovo titolo? In questa recensione vi parleremo di Obduction nuovo titolo sviluppato da Cyan Worlds.

Definito il “sequel spirituale” di Myst (1993), Obduction è un’avventura punta e clicca che ci presenta cosa potrebbe accadere dopo essere stati rapiti dagli alieni.

Il gioco è per la maggior parte localizzato in italiano fatta eccezione per i diari lasciati in inglese.

Incontri ravvicinati del terzo tipo

Mentre è al parco il protagonista vede delle strane luci in cielo, una di queste gli si avvicina rivelando una forma simile a quella di un seme la cui iridescenza immobilizza il personaggio facendolo svenire.

Al suo risveglio non sembra essere cambiato nulla ma dopo pochi passi ci si rende conto di essere a Hunrath, una cittadina che sembra un collage di varie epoche terrestri. Tutta la città è sormontata da una specie di campo di forza che fa da cupola col mondo circostante, un mondo che non è il nostro.

Camminando il posto sembra deserto fatta eccezione per alcuni ologrammi di benvenuto e per C.W. l’unico cittadino rimasto. Investigando e parlando con C.W. scopriremo che tantissime persone tra il 20° e 21° secolo sono state portate lì con la stessa modalità. La nostra missione sarà quella di scoprire come tornare a casa.

La storia del mondo di gioco e di tutto ciò che è successo prima del nostro arrivo si snoda attraverso una serie di note, diari e registrazioni che troveremo sparse durante le nostre esplorazioni.

Il bandolo della matassa

Per ritrovare la strada di casa dovremo esplorare l’enorme mondo di gioco e scoprirne i segreti. Per poter accedere a nuove zone e sbloccare le varie scorciatoie dovremo risolvere una serie infinita di puzzle sempre più complicati.

Avendo solo C.W. come unica “interazione” dovremo fare affidamento al nostro intuito per trovare i diversi indizi e risolvere gli enigmi che molto spesso potranno sembrare senza alcuna logica.

I comandi sono semplici e intuitivi visto che principalmente dovremo solo correre e interagire con pulsanti e maniglie. Non avendo né interfaccia né inventario a nostra disposizione, è consigliabile fare tante screenshot per tenere a mente alcuni indizi numerici.

A seconda degli enigmi che andremo a risolvere e delle scelte che effettueremo ci saranno ben tre finali ad attenderci alla fine del nostro viaggio.

Scenari mozzafiato

Dopo una lunga campagna kickstarter partita nel 2013, si è optato nel 2016 di sfruttare la tecnologia del motore grafico Unreal Engine anche per abbracciare l’ipotesi di una versione per Oculus rift.

Arrivati al 2017 e risolti alcuni problemi di motion sickness passando al PlayStation VR  il risultato è eccezionale con una cura dei dettagli maniacale, i paesaggi da film immergono completamente il giocatore nella vicenda proprio come fece Myst ai suoi tempi.

Si passa da città western a baraccopoli in stile Mad Max fino ad esplorare templi alieni, il tutto con un feeling vicino a Under the Dome di Stephen King. Altro aspetto che lascia sorpresi è l’uso di attori veri al posto di modelli 3D, ogni personaggio che incontreremo infatti sarà interpretato da una persona vera che renderà ancora più realistica la nostra esperienza di gioco.

Nonostante la grafica impeccabile spesso si può incappare in drastici cali di fps su PS4.

 

Nello spazio nessuno può sentirti urlare…

Soprattutto se si è davvero soli ad affrontare una storia come quella di Obduction. La mancanza assoluta di menù, interfaccia, tutorial, voci fuori campo o personaggi con cui interagire può risultare spiazzante ma permette di raggiungere un livello di realismo tale da poterci immedesimare totalmente nella situazione del protagonista.

D’altro canto però il silenzio e la solitudine possono risultare anticlimatici durante la nostra esplorazione basata su premere tasti, tirare leve e aprire porte. Ogni tanto potremo sentire delle musiche che ci daranno la speranza di incontrare qualcosa o qualcuno e invece no, non cambierà nulla e sembrano quasi partire per caso come a riempire dei buchi.

Molti puzzle risulteranno col tempo tediosi, data la loro poca relazione logica con la missione che dobbiamo portare a termine. Esempio con mezzo spoiler: per ottenere la chiave della casa del Sindaco dovrete tornare indietro nella casa dove inizia il gioco, trovare un crittogramma da inserire in un registratore di cassa alieno che vi darà il corrispondente terrestre in una pompa di benzina abbandonata (che al mercato mio padre comprò!).

In conclusione, Obduction è un ottimo titolo soprattutto se siete amanti del genere ma che difficilmente può trovare spazio sullo scaffale di un neofita. L’influenza del suo “predecessore” si sente fortemente, risultando in un core game quasi identico. La presenza di più finali non giustifica la rigiocabilità di questo titolo che può risultare ripetitivo anche dopo qualche ora di gioco.