Negli ultimi anni l’industria videoludica ha dovuto affrontare numerosi problemi relativi a massicci licenziamenti da parte delle principali software house e hardware house: una realtà dei fatti piuttosto triste che ha colpito anche realtà centrali dell’industry come Microsoft, Sony e anche case di sviluppo molto importanti come Rockstar Games che negli ultimi giorni è finita nell’occhio del ciclone.
La casa madre di saghe di successo come GTA e Red Dead Redemption (e anche di Bully di cui è stata di recente ideata una modalità online fanmade) è finita al centro della bufera a causa del licenziamento di 30 dipendenti senza però fare luce sulle motivazioni di questi allontanamenti: Rockstar sottolinea che queste persone sono state sollevate dall’incarico per aver condiviso informazioni riservate, ma c’è il forte sospetto che la motivazione sia un’altra e ben più controversa.

Stando alle ultime indiscrezioni, infatti, pare che questi dipendenti siano stati licenziati da Rockstar Games semplicemente per aver preso parte ad attività sindacali: un pieno diritto di ogni lavoratore e che non dovrebbe costituire un motivo valido per un licenziamento; chiaramente Rockstar, dal canto suo, ha totalmente respinto questa versione sottolineando che il licenziamento è avvenuto per ben altri motivi.
Dipendenti licenziati da Rockstar, qual è il motivo? Scontro con i sindacati
La bufera è cominciata proprio nel momento in cui Rockstar ha licenziato 30 dipendenti della software house che facevano tutti parte di un server Discord legato a un’organizzazione sindacale: la casa di sviluppo ha ribadito che il licenziamento è avvenuto per la condivisione di informazioni riservate, ma il sindacato Indipendent Workers of Great Britain si è scagliata contro Rockstar Games.
L’IWGB, infatti, ha definito questa pratica “un atto di repressione sindacale” dato che secondo il loro punto di vista non c’è stata alcuna negligenza da parte dei lavoratori licenziati e che gli unici membri esterni che erano in contatto con loro erano appunto sindacalisti; si sarebbe trattato dunque di conversazioni normalissime e non di una serie di leak come afferma Rockstar.

Al momento la verità è ancora lontana e non sappiamo se l’agire di Rockstar sia stato lecito, considerando anche l’ondata di leak che ha colpito la software house in tempi recenti riguardo GTA VI, oppure se l’organizzazione sindacale britannica farà valere la sua posizione riguardo quella che secondo loro è stato “uno degli atti più palesi e spietati di repressione sindacale nella storia dell’industria dei videogiochi“.
