Dal Giappone arriva l’incredibile storia del team Shochiku, uno studio di sviluppo videoludico, nato… nel 1895? Ecco come si è passati dal teatro kabuki ai videogiochi.
Ciò che affascina da sempre gli uomini di ogni epoca, sono le storie. Quelle storie incredibili, strane, che riescono a creare connessioni dove altri vedrebbero soltanto compartimentazione. E di storie particolari legate al mondi dei videogiochi, ne esistono tantissime: una di quelle che, nell’ultimo anno, ha affascinato maggiormente il mondo, vi è la storia del team Sandfall Interactive, nato quasi dalla totale casualità, giusto per fare un esempio.

Quando si parla di videogiochi però, uno dei terreni più fertili a cui guardare deve necessariamente essere il Giappone. Dalla terra del sol levante, negli anni sono giunti tantissimi videogiochi che hanno fatto la storia di altrettanti studi di sviluppo, che quasi per caso si sono ritrovati a gestire alcune tra le più grandi IP del mondo. E dietro a quei team spesso, vi sono racconti di vita che nessuno si aspetterebbe, un po’ come nel caso del team Shochiku.
Chi sono i ragazzi di Shochiku e come sono diventati ciò che sono oggi?
Era il 1895, quando in quel di Kyoto, nasceva il gruppo noto come Shochiku. Inizialmente un semplice gruppo dedito al teatro kabuki (tipica rappresentazione teatrale giapponese), che negli anni ha subito capito quanto l’innovazione delle tecniche, fosse importante per riuscire a stare al passo coi tempi. Non a caso nel 1920, dal semplice teatro il team di Shochiku passò al cinema, con un piglio estremamente pioneriestico.
Solo qualche decennio fa, iniziarono ad abbracciare le nuove mode, facendo da distributori cinematografici per alcuni dei più importanti anime dell’epoca, come Cardcaptor Sakura, Ghost in the Shell, Mobile Suit Gundam e Full Metal Alchemist. Ma come si è arrivati ai videogiochi? Beh, in realtà la loro storia nel medium, è abbastanza recente.

Solo pochi anni fa, Shochiku iniziò a dedicarsi alla pubblicazione e al finanziamento di piccoli giochi, giapponesi e asiatici, come MiSide, BrokenLore, Return from Core, Backpack Battles, oltre a titoli di prossima uscita come Sonzai ed Eternal Palace Sakura. E proprio quest’anno, il team ha lanciato un nuovo programma, stanziando 100mila dollari, da indirizzare a piccoli progetti per promuoverne lo sviluppo.
Ad accaparrarsi questa opportunità, tra le 200 richieste ricevute, i fondi sono stati divisi tra Blacknut Cloud GamingEmeme Co. Come avrete capito a questo punto, non si tratta di cifre da AAA, ma non è quello l’obiettivo di Shochiku, che pare mirare più alla preservazione di piccoli studi e progetti che, altrimenti, non avrebbero un adeguato sostegno. E chi avrebbe mai pensato che, a far rinascere la scena indie in Giappone, sarebbe stato un ex gruppo di teatranti kabuki, nato ormai 130 anni fa?
