Bioshock 2: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Il gioco è disponibile per PC, XBOX360° e PS3, la versione testata e quella per PC

Da due anni e mezzo, i giocatori di tutto il mondo, di tutte le varie produzioni video ludiche al mondo, attendevano con ansia il seguito di uno dei titoli di maggiore spessore nel panorama dei videogames: stiamo ovviamente parlando del primo Bioshock, sparatutto in soggettiva che ci catapultava di peso nella città sommersa di Rapture, una megalopoli nata dal genio creativo di Ryan, folle progettista che ha fatto del suo sogno, realtà. Alla fine del primo gioco però, troppe domande rimanevano aperte dalla storia principale che, in una maniera o nell’altra, lasciava libertà di scelta al giocatore se concludere l’avventura come “buoni” o “cattivi” (andando a salvare o prosciugare le “sorelline”). Ed ecco dunque che ad un solo mese dalla nascita del nuovo anno, arriva Bioshock 2 – seguito ufficiale o solamente un grande DLC creato per ungere le casse di 2K Marin?    

SONO UN BIG DADDY!!!
La prima notizia davvero importante di Bioshock 2 è stata quella che annunciava ai giocatori di tutto il mondo che il nostro personaggio principale controllabile nel gioco, non sarebbe stato un semplice umano come nel primo capitolo ma un potente Big Daddy…uno di quelli grossi e cattivi che nel primo capitolo dovevamo affrontare con perizia per andare a salvare o prosciugare le “sorelline” dall’Adam, sostanza che poteva darci enormi poteri genetici. La visione del gioco all’interno di un grosso e cattivo Big Daddy, cambiava radicalmente tutto, dai combattimenti alla storia che in questo caso, ci avrebbe portato a scelte differenti, soprattutto per quanto riguarda la protezione delle “sorelline”. Altro annuncio davvero ghiotto era quello riguardante le “Big Sister” ma in verità, è stato accolto meno bene della prima notizia…figuriamoci, se siamo un Big Daddy, è logico che i programmatori si sarebbero dovuti inventare qualcosa di altamente competitivo e complementare a questa figura.

Bioshock 2 parte dunque con una tempistica di dieci anni avanti agli eventi del primo capitolo e, dopo un mini filmato introduttivo, ci sveglieremo dentro all’armatura da palombaro del Big Daddy. La storia, complessa come sempre, ci vedrà coinvolti nelle vicende di guerra fra la già conosciuta dottoressa Tenenbaum e la misteriosa e “cattiva” (cosi sembra) Sofia Lamb, altra ricercatrice o semplice marionetta delle vicende di Raptur? Non posso davvero dirvi nulla per non rivinarvi la sorpresa ma sappiate che dopo le prime due ore di gioco, una linea generale degli eventi, ve la sarete fatta ma fino alla fine del gioco (complessivamente sulle 20 ore), i colpi di scena non mancheranno davvero. Lo stesso Big Daddy che interpreterete, ha una sua storia peculiare che lo contraddistingue dagli altri Daddy ancora in giro per la Raptur del passato (o futuro? Che confusione…). Ancora, la stessa storia di Ryan ma ancora di più della città sommersa, nasconderà trame e sottotrame che non ci si aspetta e andremo a scoprire cosa ha spinto il folle progettista a creare una città sommersa: insomma, le domande lasciate in sospeso dal primo capitolo, troveranno finalmente una risposta (anche se non cosi sconvolgente come magari ci si aspettava).

RICOMBINATI, BIG SISTER E…
Mi duole ammetterlo e preferisco da subito tagliare la testa al toro, nel dire che Bioshock 2 non è ne più ne meno differente dal precedente capitolo per quanto riguarda combattimenti e nemici. Attenzione però, se da una parte, in venti ore di esplorazione i combattimenti saranno abbastanza frenetici e divertenti, dall’altra mi sarei aspettato qualcosa di più evolutivo per quanto riguarda i ricombinati. Il gioco, come detto poche righe sopra, è ambientato la bellezza di dieci anni dopo le vicende del primo gioco e quindi si sta parlando di una tempistica che è assolutamente solida per una crescita di tutti i nemici geneticamente modificati che vivono nelle profondità di Raptur: insomma, qualcosa poteva mutare in differenti forme e in differenti poteri e invece nulla è cambiato. Al di là dei combattimenti con la Big Sister (che fra l’altro è unica nel suo genere e non si lascia uccidere se non in differenti round di combattimenti), gli altri nemici sono la solita marmaglia di gente drogata dall’Adam ma che più puntare sul numero, non sa fare. I combattimenti saranno abbastanza classici e lineari, benché il filo della tensione e la spettacolarità di alcune scenografie, riescano a tenere sempre sull’orlo del nervosismo fisico e mentale, il giocatore. E’ vero però anche che mentre affronteremo la Big Sister, lei è capace di richiamare a se i ricombinati ma è solo un modo come un altro per rendere maggiormente difficile un combattimento che comunque manca di una vera e propria intelligenza alla base – perché l’istinto e la velocità dell’azione concessa alla Sister potrà essere messa completamente a nudo dalla velocità e dalla bravura del giocatore che invece un cervello lo ha.

Sempre per quanto riguarda i combattimenti, altro elemento che non è mutato di una virgola, saranno i cari plasmidi che a ben vedere, rimangono praticamente gli stessi del primo gioco. La possibilità di incendiare, manipolare oggetti a distanza, sparare fulmini, usare l’ipnosi o creare un vortice, sono uguali…quello che varia leggermente è l’uso che ne faremo nei panni “pesanti” e corazzati di un Big Daddy. Personaggio fra l’altro, dotato della trivella (che però va alimentata con il carburante) e di altre armi più grosse ma alla fine abbastanza passabili come la mitragliatrice o il fucile che spara dardi di diversa natura, il lancia granate o la doppietta…insomma, nulla di davvero nuovo all’orizzonte e che invece, poteva essere davvero ragionato, nei panni di un Daddy.

PIOVE DENTRO RAPTURE      
Il livello artistico e visivo del primo Bioshock è stato acclamato dalla critica perché si distaccava da molti altri FPS sul mercato. L’arte di Raptur (costruita segretamente nel 1946) è immediatamente riconoscibile e riconducibile a uno stile architettonico ben delineato. Detto questo e visto il tempo passato dal primo gioco, sia nella realtà (due anni e mezzo) che nell’ambientazione (dieci anni), mi avevano fatto pensare ad una città sommersa davvero devastata, molto più grezza e difficoltosa e nvece ci troviamo di fronte a delle scenografie non troppo decadenti o visibilmente rovinate. Questa scelta da parte dei programmatori porta a due strade ben distinte: da una parte abbiamo una architettura troppo simile al primo gioco, dall’altra capiamo come una città del genere, magari più degradata dal tempo, avrebbe reso difficoltoso lo sviluppo di un gameplay parallelo e molto diverso da quello del primo capitolo. Ma il bello o il brutto, considerata la forte ambientazione, sarebbe stato proprio quello. Fra l’altro, nei panni di un Big Daddy, visiteremo delle sezioni all’aperto della città sommersa ma troppo “chiuse” nel loro genere. Ci si aspettava molta più libertà d’azione e caratterizzazione che invece sfugge tutt’ora, lasciandoci con la bocca asciutta.

Un vero peccato dunque anche perché la rappresentazione grafica di Rapture è stata gestita grazie all’ausilio del sempre più famoso Unreal Engine 2.5 che riesce comunque a mostrare con forza paesaggi e scenografie di grande impatto benché non al massimo splendore. Ed è anche grazie a queste riflessioni ma anche a quello detto poco sopra che viene quasi il dubbio che Bioshock 2 sarebbe dovuto essere una sorta di storia parallela al primo capitolo che non un vero e proprio seguito come è stato venduto ai giocatori. Parole grosse, me ne rendo conto ma non perse al vento. Tornando a bomba sulla parte grafica, devo dire però che è stato fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda le luci e soprattutto l’acqua. A livello di storia e avvenimenti, poter vedere o sentire un Big Daddy e una sorellina che “parlano” e visivamente proiettano la loro ombra su di un muro, rende ancora più completa l’esperienza del giocatore che si aspetta qualcosa di drastico nell’immediato futuro. Cosi come le luci sono gestite magistralmente in alcuni ambienti che raccontano situazioni drammatiche o caotiche. Il dramma della storia è dunque raccontato grazie alla luce o alle ombre, magistralmente dirette o posizionate dalle sapienti mani dei programmatori che ricamano finemente ogni attimo del gioco.

L’acqua è poi un elemento che aiuta o racchiude il giocatore: tutto quello che ci circonda e a sua volta circondato dall’acqua che può spaccare e sommergere tutto in un battere di ciglia – è però anche vero che il fluido vitale ci può tornare utile per uccidere i ricombinati che maldestramente metteranno i piedi sopra una pozza d’acqua trattata con il nostro potere elettrico. Ancora, segnalo la bellezza di due piccoli particolari che ci faranno immergere davvero all’interno dello scafandro del Big Daddy: sostare sotto uno sgocciolio d’acqua ci porterà a bagnare il casco e a sentire (l’audio è ottimo) ogni goccia che si ferma sul vetro come se piovesse. Cosi come tenderà, stiamo parlando sempre del casco, ad appannarsi in presenza di sbuffi di vapore. Piccole cose ma a ben vedere, sono particolari davvero importanti che rendono meglio tutta l’atmosfera generale del titolo.

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