Siete stanchi dei soliti FPS e volete vivere un’avventura nettamente diversa, con un taglio parecchio intimo e personale? Ambrosa Sky pare essere l’alternativa che non sapevamo di star cercando.
Quando si pensa a un videogioco in prima persona, l’associazione con gli FPS è immediata. Gli sparatutto sono proprio un genere che, grazie alla visuale in prima persona, riescono a guadagnare in immersività e coinvolgimento nell’azione. Certo è che, al giorno d’oggi, riuscire a concepire uno sparatutto in prima persona particolarmente originale, è sempre più difficile.
Ciò su cui si investe spesso dunque, più che una rivoluzione del gameplay, è una scrittura coinvolgente della storia, cinematic d’impatto e dialoghi taglienti (almeno, quando il protagonista parla). C’è chi però, come i ragazzi di Soft Rains, non ci stanno a creare l’ennesimo FPS. Da questa voglia di dare vita a qualcosa di nuovo, nasce un titolo che avrà tutte le caratteristiche di un classico FPS, tranne una: le armi non servono a combattere.
Anche gli alieni fanno le pulizie
Ambrosia Sky è il titolo del nuovo gioco sviluppato dallo studio indipendente Soft Rains, in cui i giocatori vestiranno i panni di Dalia Volkova, un’abitante di uno degli anelli di Saturno, di ritorno da una missione spaziale, per debellare un virus alieno che rischia di far scomparire la sua civiltà. E la prima differenza, sta proprio nella protagonista, che non sarà il classico soldato ma una scienziata, specializzata in disastri dello spazio profondo.
Di conseguenza, anche il gameplay e gli intenti di Dalia saranno differenti, dai classici FPS: la scienziata saturniana, in quanto membro dell’agenzia “Scarab”, sarà incaricata di raccogliere campioni di DNA per il misterioso “Ambrosia Project”. Come se non bastasse, anche un elemento sovrannaturale contraddistinguerà la nostra Dalia, che sarà in grado di comunicare con i defunti, assorbendo tutto il dolore che i corpi decimati all’interno della stazione spaziale, portano con sé.
E dall’aspetto psicologico del titolo, ha parlato Kaitlin Tremblay, la narrative director del gioco, che ha raccontato di quanto appesantisca l’animo la capacità di comunicare coi defunti:
“Lei dare l’estremo saluto alle persone, che è sempre pesante. Ma lei è anche alle prese con i suoi stessi sentimenti e su come sia tornare indietro al proprio luogo di nascita, quando hai tutte queste cose irrisolte da adulto”.
Che non si confonda Ambrosia Sky col classico FPS con un twist alieno e orrorifico, dato che come precisano sia la Tremblay che Adam Volker (art director), l’intento è quello di creare una storia viva, che scavi più in profondità nell’animo tormentato della protagonista. Tra colori acidi e un gameplay tutto da scoprire, Ambrosia Sky pone le basi per un nuovo modo di vivere le esperienze in prima persona.
